Ogni impresa può prosperare e garantire il proprio futuro attraverso l’innovazione ricombinatoria. Questo vale anche per le Pmi italiane
Di libri sull’innovazione sono piene le librerie di ogni manager che si rispetti. Con un limite. Ci possono essere tante teorie, tanti casi aziendali, tante esperienze più o meno di successo. Ma con una realtà di fondo: ogni persona, così come ogni impresa, è diversa una dall’altra.
In questi primi duecento anni della rivoluzione industriale possiamo, molto arbitrariamente, individuare tre punti fermi sulla strada dell’innovazione. Il primo è di Carlo Cattaneo che nel 1861 pubblicò “Del pensiero come principio d’economia pubblica” che ancora oggi offre la migliore espressione della vita e del pensiero dell’economista politico italiano del XIX secolo. Un saggio dove si mette in evidenza come l’intelligenza e la volontà siano il vero motore di sviluppo delle nazioni.
Il secondo titolo, altrettanto arbitrariamente, è la “Teoria dello sviluppo economico” di Joseph Schumpeter, un saggio in cui l’economista austriaco non solo inventa lo slogan “distruzione creatrice”, ma sottolinea come al centro di ogni processo innovativo non ci può che essere la persona dell’imprenditore capace di coordinare le potenzialità della propria impresa con quelle del mercato, compresa la possibilità di ottenere una giusta fiducia dai banchieri.
Il terzo punto fermo è di questi giorni: l’autore è Andrew McAfee (omonimo di John, creatore di uno dei software antivirus più diffusi) cofondatore e codirettore della MIT Initiative on the Digital Economy presso la MIT Sloan School of Management. All’avanguardia nello studio di come le tecnologie digitali stanno cambiando il mondo. Il suo ultimo libro è “La via del Geek, creatività radicale per risultati straordinari” (Ed. Guerini e associati, pagg. 368, € 19,50).
Geek, nel gergo di Internet, è la persona che ha uno spiccato interesse per Internet e le nuove tecnologie. Un soprannome significativo perché proprio Internet è la dimostrazione di un’innovazione che può fare da piedistallo a innumerevoli altre applicazioni innovative. Ed è significativo che McAfee inizi il suo ragionamento con una citazione di Maria Montessori: “Ecco, dunque, un principio essenziale dell’educazione: insegnare i dettagli significa portare confusione; stabilire la relazione tra le cose significa portare la conoscenza”.
La grande educatrice Maria Montessori, più apprezzata in America che in Italia, fa da guida in un itinerario che attraversa un insieme di soluzioni che aiutano a prosperare in questo mondo in rapida evoluzione. Ma si tratta di soluzioni culturali, non tecnologiche.
Nel libro, scrive Angelo Pasquarella nell’introduzione, si dimostra come sia possibile che “ogni impresa possa prosperare e garantire il proprio futuro attraverso l’innovazione ricombinatoria, mettendo insieme tecnologie o sistemi in modo originale per creare qualcosa di nuovo. Alla base di questo processo sta soprattutto una mentalità innovativa. È questa tipologia di cambiamento dei prodotti e delle modalità di produzione che assume complessivamente un peso determinante. D’altro canto, l’Italia in passato ha saputo dimostrare, proprio attraverso la sua creatività e partendo da tecnologie esistenti, di saper costruire grandi realtà”.
La creatività è uno dei punti forti della realtà imprenditoriale italiana, una creatività appunto “ricombinatoria”, sfruttando e integrando i processi in corso. Con quattro regole (scienza, responsabilità, velocità e apertura) illustrate da McAfee. Al di là della tradizionale R&D si sviluppa così un percorso fatto di integrazioni e contaminazioni attraversando le teorie del management, la strategia competitiva, la scienza dell’evoluzione, la psicologia, la storia militare e l’antropologia culturale. Nascono e si sviluppano così le start-up tecnologiche capaci di conquistare il mercato.
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