di Giuseppe Gagliano –
Il Brasile si trova oggi al centro di una nuova ondata di tensioni commerciali con gli Stati Uniti. La decisione del presidente Donald Trump di imporre dazi del 50% sulle esportazioni brasiliane non rappresenta solo una misura protezionista: è un atto politico, una pressione diretta su un Paese che negli ultimi anni ha cercato di consolidare la propria democrazia e di affermarsi come potenza regionale. Per rispondere, il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha varato un pacchetto di aiuti da 30 miliardi di reais (oltre 5 miliardi di dollari), destinato soprattutto a piccole e medie imprese colpite dal blocco commerciale.
I dazi incidono in particolare su carne e frutta, prodotti che da soli rappresentano il 35% delle esportazioni brasiliane verso Washington. Una misura che colpisce al cuore il settore agricolo e agroalimentare, pilastro dell’economia nazionale e fonte primaria di valuta estera. Lula ha promesso sostegno diretto attraverso acquisti governativi e sgravi fiscali, cercando di trasformare l’emergenza in opportunità per diversificare i mercati e ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti.
La scelta di Trump non nasce da un deficit commerciale, come affermato dalla Casa Bianca, ma dalla crisi politica interna al Brasile. L’ex presidente Jair Bolsonaro è sotto processo per presunto complotto golpista e Washington ha legato la revoca delle misure alla chiusura del procedimento giudiziario. Si tratta dunque di un chiaro messaggio politico: il commercio come strumento di pressione sulle dinamiche interne di un Paese sovrano. Lula e il ministro delle Finanze Fernando Haddad hanno denunciato questa logica come un’ingerenza inaccettabile, definendo il Brasile “più democratico del suo aggressore”.
Dietro lo scontro bilaterale si intravedono conseguenze geopolitiche più ampie. Il Brasile è oggi un attore centrale nei BRICS, un gruppo che sfida apertamente l’egemonia occidentale, e si presenta come potenza mediatrice tra Nord e Sud globale. I dazi rischiano di spingere Brasilia a rafforzare ulteriormente i legami con Cina, India e Russia, riducendo l’influenza americana in America Latina. Non a caso, le autorità brasiliane parlano apertamente di ricerca di nuovi mercati di sbocco, segnale di un possibile spostamento degli equilibri commerciali verso Asia e Africa.
Il pacchetto annunciato da Lula non è solo un piano di compensazione economica. È un tentativo di preservare la stabilità interna in un momento in cui le tensioni politiche e giudiziarie rischiano di trasformarsi in nuove linee di frattura. Garantire liquidità e sostegno alle imprese significa evitare un effetto domino di disoccupazione e crisi sociale. Ma la vera sfida sarà la capacità del Brasile di ridefinire la propria strategia di lungo periodo: restare legato a un mercato statunitense sempre più ostile, oppure investire definitivamente in un’architettura commerciale multipolare.
Lula ha invitato Trump alla COP30 di Belem, un gesto che ha il valore di un messaggio politico: il Brasile non intende chiudere le porte al dialogo, anche con chi lo sfida sul piano economico. È un invito alla diplomazia, che però rischia di cadere nel vuoto, vista la logica conflittuale che guida la politica commerciale americana. In questo gesto c’è tutta l’ambivalenza di Lula: pragmatico nella difesa degli interessi nazionali, ma consapevole che la stabilità del Brasile dipende anche dal mantenere relazioni civili con la prima potenza mondiale.
Il Brasile entra così in una fase cruciale. La guerra dei dazi con Washington non è solo un capitolo di commercio internazionale, ma un banco di prova per la sua resilienza economica e per la sua collocazione geopolitica. Lula cerca di trasformare la crisi in occasione per rafforzare l’autonomia strategica del Paese, ma la sfida è alta: resistere alla pressione americana senza compromettere i rapporti con il principale partner dell’ultimo quarto di secolo. In questo equilibrio fragile si gioca non solo il futuro delle esportazioni, ma anche il ruolo del Brasile nella nuova geoeconomia globale.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link