(Teleborsa) – “Una volta chiusi i termini per le nuove offerte, potrebbe servire circa un mese per la negoziazione in esclusiva. Poi ci sono i tempi dell’Antitrust e dell’esame del golden power italiano. Nel frattempo le ultime risorse stanziate, 200 milioni, dovrebbero consentire di riattivare progressivamente i tre altoforni, sempreché ci sia il dissequestro di Afo-1. A quel punto potremmo consegnare gli impianti al nuovo investitore entro il primo trimestre del 2026 con una capacità produttiva di 6 milioni di tonnellate, lasciando poi che lavori al graduale passaggio ai forni elettrici”. Ad anticipare una stima dei tempi per l’ex Ilva di Taranto, è il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, in una intervista a il Sole 24 Ore a due giorni di distanza dall’incontro a Roma con rappresentanti di enti locali, sindacati e rappresentanti di categoria.
A proposito di quell’incontro il ministro nell’intervista difende i risultati raggiunti, sebbene non si sia arrivati a firmare l’Accordo istituzionale di programma. “Abbiamo assunto le decisioni che erano necessarie in questa fase, per iniziare a dare certezza agli investitori sul percorso di decarbonizzazione – afferma – il rilascio di un’Aia adeguata, l’impegno delle istituzioni a realizzare le migliori condizioni di investimento, attraverso anche il commissario straordinario, le opere infrastrutturali portuali e misure di contesto significative sul piano sanitario, ambientale, scientifico e tecnologico”.
Agli investitori che chiedono che lo Stato faccia la sua parte, Urso assicura che “ci sarà a disposizione una dote di 750 milioni relativa a contratti di sviluppo che erano stati delineati per la precedente proprietà , all’epoca di ArcelorMittal, ma poi non sono stati utilizzati”. Poi “tutto è parametrato agli investimenti privati. Se qualcuno mi presenta un piano industriale stratosferico si vedrà – aggiunge – Così come siamo pronti a discutere se uno o più investitori porranno come condizione una partecipazione statale nel capitale”
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