Ecco come la Cina spende e spande sull’hi-tech


Il boom di investimenti (senza profitti) della Cina. Estratto dalla rassegna stampa sul canale Telegram di Giuseppe Liturri.

  • I governi locali cinesi investono in parchi industriali high-tech, ma la sovrapproduzione in settori come veicoli elettrici e intelligenza artificiale alimenta competizione e deflazione.
  • Le politiche di Pechino, promuovendo “nuove forze produttive di qualità”, hanno causato “involuzione”, con prezzi tagliati e margini erosi, esasperando anche Xi Jinping.
  • Per risolvere il problema, servono un mercato nazionale unificato, meno sussidi locali e un aumento della domanda interna, ma le riforme sono complesse e lente.

La Cina sta affrontando un boom di investimenti guidati dai governi locali in parchi industriali high-tech, come quello di Tangshan, che ambisce ad attirare aziende di veicoli elettrici e batterie. Tuttavia, molti di questi complessi rimangono vuoti, con solo poche imprese attive. “Tangshan sta cercando di passare dalla manifattura tradizionale alle industrie high-tech”, afferma un funzionario locale, ma la realtà è che questi progetti, replicati in centinaia di città, stanno aggravando la sovrapproduzione e la deflazione. Xi Jinping ha espresso frustrazione per l’“involuzione”, la competizione eccessiva che porta a prezzi insostenibili, chiedendo: “Tutte le province devono sviluppare industrie in queste direzioni?”.

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Le politiche di Pechino, che incentivano settori come IA, batterie e solare, hanno generato investimenti duplicati, con fabbriche costruite senza considerare la domanda. Ciò ha portato a scorte invendute, porti pieni di veicoli elettrici e chip IA inutilizzati. “Gli investimenti mal allocati e la capacità duplicata stanno minando l’efficienza”, scrive Yuhan Zhang del Conference Board, evidenziando che città minori dipendono da investimenti con un rapporto investimento-PIL del 58%, contro il 40% nazionale. La sovrapproduzione, unita alla debole domanda interna post-crisi immobiliare del 2021, ha intensificato la deflazione, con i prezzi alla produzione negativi dal 2022.

L’eccesso di capacità crea tensioni globali, con USA, UE e paesi come Brasile che erigono barriere commerciali contro prodotti cinesi a basso costo. Pechino sta intervenendo con misure per limitare la competizione, come il divieto di vendite sottocosto e ammonimenti a piattaforme come Meituan. Tuttavia, la soluzione richiede riforme strutturali: un mercato nazionale unificato per ridurre i sussidi locali, obiettivi non legati al PIL e un aumento della domanda interna tramite migliori welfare e pensioni. Senza queste, “le pressioni deflazionistiche saranno strutturali a lungo termine”, avverte Yan Se di Peking University. Intanto, città come Tangshan continuano a puntare su settori prioritari come la robotica, perpetuando il ciclo di investimenti improduttivi.

(Financial Times Europe, Joe Leahy, Wenjie Ding, William Langley, 29 luglio 2025)

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