la novità della riforma fiscale


Una boccata d’ossigeno per le imprese in difficoltà con i tributi locali come IMU e TARI. Con l’approvazione definitiva della legge delega sulla riforma fiscale, avvenuta il 5 agosto, gli enti territoriali locali, quindi i Comuni, le Province e le Regioni avranno la possibilità di far pagare le tasse a rate, o, più precisamente, di accordare dilazioni di pagamento e persino sconti (abbattimento parziale del debito) ai contribuenti in crisi.

L’agevolazione, però, non è per tutti. Riguarda specificamente le imprese che si trovano in una situazione di difficoltà economica e che attivano una delle procedure previste dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII). Vediamo come funzionerà questa importante e cosa manca ancora per renderla operativa.

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Pagamento parziale e dilazionato dei tributi locali

Il principio direttivo cui il Governo dovrà attenersi nell’emanare i decreti delegati e attuativi della riforma fiscale prevede la possibilità di estendere la disciplina del pagamento parziale o dilazionato dei debiti tributari (e precisamente di quelli previsti dagli articoli 23, 63, 64-bis, 88, 245 e 284-bis del CCII, il Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, che da alcuni anni ha sostituito la vecchia Legge fallimentare), anche ai tributi locali, cioè a quelli regionali, provinciali e comunali.

Come funzioneranno le tasse a rate

In base a questa apertura normativa, l’Ente impositore (quindi, a seconda dei casi, la Regione, la Provincia o il Comune, per le imposte e tasse di rispettiva competenza) potrà raggiungere con il contribuente debitore un accordo, nell’ambito delle procedure di composizione negoziata delle crisi previste dallo stesso Codice.

Si potrà così raggiungere un’intesa tra l’ente pubblico locale e il privato debitore nei vari casi di transazione fiscale (articoli 63 e 88), accordi sui debiti tributari (articoli 23 e 64-bis), nonché di concordato nella liquidazione giudiziale (articolo 245) e della procedura di regolazione della crisi o insolvenza del gruppo (articolo 284- bis), in modo da ottenere il pagamento dilazionato, o parziale, dei tributi dovuti.

Chi beneficerà di questa riforma

La giurisprudenza aveva spesso affermato l’inapplicabilità dei rimedi offerti dal Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza ai tributi degli enti territoriali locali. Con questo limite, ora superato, era impossibile beneficiare della possibilità di pagare le imposte e tasse ratealmente o addirittura di ottenere una riduzione del debito.

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Nonostante il CCII prevedesse già questa possibilità di rateizzazione e/o abbattimento del debito per i tributi erariali (come l’IRPEF, l’IVA, l’IRES, l’IRAP e l’imposta di registro), gli enti pubblici territoriali non potevano realizzare alcun accordo transattivo riguardante i crediti tributari di propria competenza, perché sinora mancava una norma che glielo consentisse esplicitamente.

Come funzionerà in pratica? Un esempio

Immaginiamo un piccolo albergo che, a causa di una stagione difficile, non riesce proprio a pagare l’IMU e la TARI al Comune entro le scadenze previste. Così i suoi debiti si accumulano e al titolare (o alla società che gestisce la struttura) iniziano ad arrivare avvisi di accertamento delle imposte e tasse dovute, e poi cartelle di pagamento, che preannunciano, se non saldate entro i termini, le procedure esecutive, cioè i pignoramenti dei beni.

Senza rimedi, questa piccola impresa esposta ai debiti fiscali diventerebbe, probabilmente, insolvente e forse sarebbe costretta a chiudere. Invece, grazie a questa riforma, l’albergatore potrà avviare una procedura di «composizione negoziata della crisi», come previsto dal CCII. In questo contesto, potrà sedersi al tavolo con il Comune e negoziare un piano di rientro, magari ottenendo di pagare il debito in più rate o, in casi complessi, persino un abbattimento parziale dell’importo.

Questo sarà possibile estendendo ai tributi locali tutti gli strumenti già previsti dal Codice della Crisi per i debiti verso lo Stato, come la transazione fiscale e gli accordi di ristrutturazione dei debiti.

Perché è una svolta importante

Fino ad oggi, per i funzionari degli enti locali vigeva il principio della «indisponibilità del credito tributario»: in pratica, non avevano il potere di accordare sconti o dilazioni di pagamento, anche quando era evidente che il contribuente non avrebbe mai potuto saldare tutto e subito. Mentre questo era già possibile per le tasse nazionali (come IVA o IRPEF), i Comuni avevano, come si usa dire, “le mani legate”.

La legge delega rompe finalmente questo tabù, consentendo agli enti locali di agire, con lo stesso pragmatismo e flessibilità concessi allo Stato per i tributi erariali, in modo da recuperare almeno una parte del credito e, allo stesso tempo, aiutare un’impresa altrimenti sana a superare una difficoltà temporanea.

Cosa manca ancora

È importante sottolineare che la norma non è immediatamente operativa: si tratta di una legge delega, che dovrà essere prossimamente completata. La grave lacuna che abbiamo evidenziato è stata colmata, o per meglio dire lo sarà pienamente soltanto quando verranno emanati i necessari decreti attuativi, che dovranno stabilire precisamente i requisiti, i limiti, le condizioni di applicabilità e le procedure di accesso al beneficio della rateizzazione o dell’abbattimento del debito.

Per emanare questi decreti attuativi, il Governo avrà tempo fino al 29 agosto 2026 e altri due anni per varare gli eventuali decreti integrativi e correttivi. Intanto, però, si intravede un po’ di sereno all’orizzonte: la breccia della «indisponibilità del credito fiscale» da parte dei funzionari locali è stata rotta, e pertanto gli enti impositori nel prossimo futuro potranno negoziare con i contribuenti modalità e termini di versamento degli importi dovuti.

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