Il calo registrato da Cna è frutto sia del crollo della domanda di lavoro (-24,8% su base annua), sia della mancata sostituzione dei lavoratori andati in pensione o con contratto a tempo determinato scaduto. Una tendenza destinata a prolungarsi non si sa per quanto tempo, aggravata dalla scure dei licenziamenti che si abbatterà con ogni probabilità anche sulle posizioni a tempo determinato a partire dalla metà di maggio.
“Il segno negativo sull’andamento occupazionale già dal mese di marzo – commenta il presidente provinciale di Cna, Giovanni Rivaroli – dimostra purtroppo che le misure adottate dal governo, in particolare le ingenti risorse destinate agli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti fino a metà maggio, non sono sufficienti a garantire i posti di lavoro. La finanza pubblica, ovviamente, non potrà offrire un sostegno illimitato nel tempo a un sistema produttivo che sta soffrendo lo stallo pressoché totale della domanda interna e la grave debolezza di quella estera. In particolare è a repentaglio l’esistenza delle filiere produttive in cui le imprese artigiane, micro e piccole, sono più esposte alla recessione. Diventa indispensabile, quindi, il varo in tempi rapidi di un programma graduale di riapertura dell’economia, ovviamente nel più ampio rispetto di tutte le misure necessarie a garantire la tutela della salute, a cui vanno affiancati incentivi economici e sgravi di natura fiscali per sostenere tutte le attività produttive che hanno pesantemente risentito di quasi tre mesi di stop forzato”.
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