Nel panorama dell’economia reale, qualcosa si muove. Nei primi tre mesi del 2025 le imprese italiane hanno ricevuto finanziamenti per importi maggiori rispetto al passato recente: +8,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Lo rivela l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio CRIF sulle Imprese, che fotografa un sistema produttivo più solido e – almeno in parte – pronto a tornare a investire.
Le condizioni di accesso al credito
A spingere questa dinamica sono state condizioni di accesso al credito più favorevoli, grazie a un’inflazione sotto controllo e a una BCE meno restrittiva, che ha iniziato ad allentare la pressione sui tassi d’interesse dopo i picchi del biennio precedente. Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica: se gli importi aumentano, il numero complessivo dei finanziamenti resta quasi invariato (+0,02%). Il che significa una cosa molto semplice: il credito c’è, ma viene concesso in modo più selettivo.
Il credito si concentra: meno prestiti, ma più corposi
Guardando alle diverse forme giuridiche, emerge un dato interessante: le società di capitali, che rappresentano le imprese più strutturate, vedono crescere non solo gli importi (+8,6%), ma anche – seppur lievemente – il numero dei contratti stipulati (+0,8%). Al contrario, ditte individuali e società di persone mostrano una leggera flessione nel numero di operazioni (-1%), ma mantengono una crescita degli importi (+8,5%), segno che anche le realtà più piccole stanno cercando di rimanere competitive, pur con maggior cautela. “Il primo trimestre del 2025 è stato caratterizzato da migliori condizioni di accesso al credito rispetto all’anno precedente, come testimonia la crescita degli importi erogati alle imprese italiane. Le prospettive per il corso dell’anno sono attese in continuità con quanto già visto nei primi tre mesi, sebbene queste risultino esposte a un contesto globale ancora incerto”, ha dichiarato Luca D’Amico, CEO di CRIF Ratings.
L’incertezza
L’incertezza non manca. Le tensioni geopolitiche, l’instabilità delle catene del valore globali e un mercato internazionale turbolento pesano ancora sugli orizzonti di medio termine. L’accordo sui dazi tra l’amministrazione Trump e l’Unione Europea contribuisce a stabilizzare il quadro, ma non basta a dissipare del tutto le nubi all’orizzonte.
Settori a due velocità: boom meccanico, crisi edilizia
Nel dettaglio settoriale, il credito erogato racconta una ripresa a più velocità. A brillare è la meccanica – e in particolare la meccanica strumentale – che segna un +11,7% sugli importi concessi, ben oltre la media. Un risultato che riflette la solidità del comparto e la sua capacità di competere sui mercati internazionali, nonostante le insidie legate al protezionismo e alla volatilità degli scambi globali. Diametralmente opposto il quadro per altri settori chiave. Le costruzioni, dopo anni di corsa alimentata dal Superbonus e da altre forme di incentivo, segnano una frenata evidente: -12,1% gli importi erogati rispetto al primo trimestre 2024. Il blocco delle agevolazioni fiscali ha colpito duramente soprattutto il comparto residenziale, mentre gli investimenti pubblici legati al Pnrr non sono ancora sufficienti a invertire la rotta. Male anche il settore tessile e abbigliamento, che perde quasi il 15% del credito rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un dato che conferma le difficoltà strutturali di un comparto in affanno, penalizzato dal rallentamento della domanda internazionale e da una crescente concorrenza sui prezzi. Più contenuta ma comunque negativa la performance del settore impiantistica, che registra un calo del 2,5% sugli importi erogati. Un segnale che, anche in questo caso, gli investimenti delle imprese si stanno concentrando altrove.
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