Aiuti per donne e giovani, così si rimette in moto una società che ha il motore spento


Chissà se i dazi saranno maggiorati anche per gli assorbenti ai quali è stata riconfermata in legge di bilancio l’iva ? E’ una domanda minimal in questa situazione economica dove aspettiamo di capire il 15% europeo di dazi caricato con donazione di 750 miliardi di nostro plasma in euro + altri 600 al popolo a stelle e strisce .E a mio parere non è finita qui, perché l’altalena caratteriale del presidente Usa oscilla sul nostro stivale come un pericolo al quale siamo sottoposti. E ci chiediamo ancora perché i giovani sono disorientati con una insicurezza sul loro futuro che li tieni bloccati, e soprattutto in un declino di valori e un individualismo diffuso che non si risolverebbero con i soli interventi economici.

Questa difficoltà di una società “il cui motore si è già spento” è da rintracciare in una serie di fattori che è necessario affrontare insieme: istituzioni, famiglie, il privato, il sociale e le imprese e soprattutto la politica con le idee, i progetti, le risorse, le norme e la cultura e la volontà di sostenere politicamente la comunità. Le stentate politiche di sostegno familiare, e prima di tutto per i minori, le politiche per le persone non autosufficienti e disabili, quelle occupazionali insieme al perdurare degli stereotipi, vanno a influenzare e a comprimere, inequivocabilmente, le scelte riproduttive delle giovani coppie, modificando e rinviando i progetti di fecondità.

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A ciò si aggiunga il forte impatto dell’attuale crisi economica soprattutto sulle persone più giovani, sulla loro entrata nel mercato del lavoro e sulle condizioni di lavoro. Sono diversi gli studi che indicano come, per le giovani coppie, la stabilità sia un requisito considerato necessario per mettere al mondo un figlio così come la solidità economica, che soprattutto tra i più giovani è legata al doppio reddito. Inoltre, in un mercato del lavoro ostile alla maternità, e in presenza di un welfare fragilmente ancorato alle leggi di stabilità , sono soprattutto le donne che rallentano le scelte riproduttive, che vogliono proteggere il proprio lavoro, salvaguardare le proprie aspettative professionali e il loro investimento in istruzione.

Il lavoro delle donne è una componente essenziale per l’equilibrio economico familiare e le misure strutturali a vantaggio dello stesso favorirebbero la ripresa demografica. Se avessimo il coraggio di sostenere

l’occupazione femminile mediante la destinazione del 3% del Prodotto interno lordo ai servizi per l’infanzia insieme a un assegno di base mensile per le madri che scelgono un congedo di maternità di un anno, oltre a un “premio alla nascita” con il potenziamento dell’assegno unico. Sarebbe la scelta strutturale da compiere subito, con le agevolazioni e i vantaggi previsti per le famiglie numerose nell’utilizzo dei servizi essenziali: sconti su treni, metropolitane, bus. Politiche di assistenza economica a tutti i tipi di famiglia, indipendentemente dal fatto che i genitori siano sposati o conviventi. Così procedendo le nuove generazioni affrontano il fare famiglia e l’avere dei figli in modo meno rigido e preordinato, delineando un regime demografico nuovo, in continua crescita. La famiglia ha un ruolo strategico nel favorire lo sviluppo della società e del mercato del lavoro.

Per vincere la sfida, il nostro paese deve impegnarsi a concretizzare il rapporto tra occupazione femminile e nuove nascite, grazie a misure concrete, ma anche mediante la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e politica, senza paternalismi e promesse poi mai realizzate. Il cambio di rotta dovrebbe derivare da sinergie politico-sociali volte alla rimozione di quei vincoli e di quelle costrizioni che i giovani, e specialmente le donne giovani, incontrano sul mercato del lavoro anche agevolando la contrattazione di prossimità con incentivi strutturali alle imprese allargando l’utilizzo dei fondi bilaterali a sostegno della flessibilità lavorativa dei congedi parentali .Subito, non in futuro.

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Alessandra Servidori



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