Ambiente, la Commissione Ue chiede idee ma poi decide da sola.


Ancora una volta la Commissione europea invita cittadini, imprese e organizzazioni a “partecipare” al processo decisionale europeo. Questa volta tocca alla legislazione ambientale, con il nuovo “invito a presentare contributi” per identificare come semplificare le normative su economia circolare, emissioni industriali e gestione dei rifiuti. L’obiettivo? Ridurre la burocrazia senza compromettere gli standard ambientali dell’Unione.

Ma mentre l’Esecutivo Ue parla di ascolto e partecipazione, la realtà resta quella di procedure complesse, bandi rigidi e normative spesso scollegate dalle esigenze concrete dei territori (l’Erasmus+ è forse la dimostrazione più plastica di questo trend). È il paradosso di un’Europa che chiede coinvolgimento ma continua, nei fatti, a decidere in modo centralizzato e tecnocratico. Lo dimostra l’esperienza di tanti enti locali e PMI alle prese con bandi inaccessibili, vincoli formali soffocanti e scarsa flessibilità applicativa.

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L’iniziativa, si legge ancora nel provvedimento della “Commissione di Ursula”, rientra nel quadro della futura proposta omnibus ambientale, attesa nei prossimi mesi. Sarà possibile inviare osservazioni tramite il portale “Di’ la tua” fino al 10 settembre 2025. Ma il rischio, già visto in passato, è che si tratti dell’ennesima raccolta di opinioni che poi finiscono in un cassetto, a fronte di scelte politiche già tracciate nei corridoi della Commissione.

“Vogliamo semplificare la legislazione senza abbassare gli standard – ha dichiarato Jessika Roswall, Commissaria per l’Ambiente -. Ridurre gli oneri amministrativi renderà le norme più efficaci e migliorerà la protezione ambientale”. Ma tra gli obiettivi ambiziosi e l’applicazione concreta c’è un abisso, come lamentano da anni le piccole e medie imprese europee, spesso le più penalizzate dalla rigidità delle norme UE.

Nel frattempo, la Commissione per il 2025 promette di tagliare del 25% gli oneri per tutte le imprese, e del 35% per le PMI. Ma finora, di questi tagli, si è visto poco. Anche la promessa di velocizzare le autorizzazioni per i settori in transizione ecologica e digitale rischia di restare un proposito più che una realtà. E il problema non può sempre e solo essere quello del “limite di competenza Ue” o dei ritardi dei Paesi membri.

Dunque, sebbene la Commissione Ue continui a parlare di consultazione pubblica e coinvolgimento dal basso, la distanza tra le buone intenzioni e la prassi burocratica resta ampia. L’Europa chiede idee ai cittadini, ma poi va avanti per la sua strada. Un copione già visto – come non citare la pessima “Conferenza sul futuro dell’Ue – che rischia di alimentare diffidenza e disillusione.

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foto Geneviève Engel Copyright: © European Union 2022 – Source : EP



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