Che cosa emerge dallo studio “La fiscalità delle imprese in Italia”, realizzato dalla Luiss Business School con il supporto di Amazon.
Amazon si conferma tra i 50 maggiori contribuenti fiscali in Italia, fornendo un apporto significativo alle finanze pubbliche italiane e sostenendo così la crescita e la competitività del Paese.
LA RICERCA LUISS IN COLLABORAZIONE CON AMAZON
Questo è quanto si desume dai parametri di riferimento utilizzati dalla seconda edizione dello studio “La fiscalità delle imprese in Italia”, realizzato dalla Luiss Business School con il supporto di Amazon. La ricerca si propone di analizzare in modo approfondito l’incidenza del carico fiscale e di esaminare gli indicatori chiave del bilancio di oltre 3.000 aziende attive in Italia, utilizzando il database AIDA, suddivise per settore di appartenenza, con l’obiettivo di fornire una fotografia aggiornata e trasparente della pressione fiscale nel contesto economico nazionale.
Dai dati emersi, le 50 imprese con il maggiore contributo fiscale (attive principalmente nei settori dell’energia, della manifattura, dei servizi digitali e della logistica) hanno contribuito per più di 5 miliardi di euro al bilancio pubblico italiano nel 2023 tra imposte dirette e oneri sociali, con una media di imposte versate per singola azienda di circa 100 milioni di euro (in aumento rispetto ai 62 milioni del 2022).
In questo contesto, Amazon – con un apporto che si attesta significativamente al di sopra della media del gettito versato dalle 50 aziende prese in esame – emerge come uno dei più rilevanti contribuenti fiscali del Paese, sotto il colosso americano.
IL CONTRIBUTO FISCALE DI AMAZON IN ITALIA
La ricerca si focalizza esclusivamente sulle imposte sui redditi e contributi sociali, tuttavia nel 2023 il contributo fiscale complessivo di Amazon in Italia è stato di oltre 1 miliardo e 405 milioni di euro (+22% rispetto ai 1 miliardo e 147 milioni di euro del 2022), si rileva dal report: “Questo dato si suddivide in due parti: imposte sostenute direttamente, per 344 milioni di euro (+7% rispetto ai 321 milioni di euro del 2022); imposte indirette, per più di 1 miliardo (+28% rispetto agli 826 milioni di euro del 2022)”
IL PESO DEL SETTORE RETAIL
Inoltre, il dato conferma un altro aspetto chiave che emerge dalla ricerca: il settore retail (sia tradizionale che digitale) risulta essere tra i comparti con il più elevato carico fiscale in Italia in relazione al valore aggiunto prodotto. Nel 2023, la tassazione nel settore ha mantenuto livelli importanti, con una pressione fiscale che nel commercio online si attesta mediamente attorno al 20%, leggermente superiore al retail tradizionale (19%). Considerando le 50 imprese con il maggior carico fiscale il carico fiscale medio rispetto al valore aggiunto è stato del 19,68%, con una mediana del 19,38%. Gran parte di esse opera nel settore commerciale, riflettendo una tendenza comune nel panorama economico italiano, dove le attività commerciali dominano le classifiche dei maggiori contribuenti.
Questi dati indicano, così, che il settore del commercio in Italia continua a essere tra i più tassati in relazione al valore aggiunto che genera. Si tratta di una considerazione che vale ancor di più per l’e-commerce, un settore caratterizzato da margini di profitto operativi relativamente bassi che amplificano l’incidenza delle tasse rispetto ai ricavi.
L’IMPATTO ECONOMICO DI LUNGO PERIODO
Dal 2010 a oggi, l’azienda ha investito – si legge nel report – oltre 20 miliardi di euro in Italia, favorendo lo sviluppo dell’intera filiera dell’e-commerce dal punto di vista della crescita economica, dell’innovazione tecnologica e di uno sviluppo sostenibile e inclusivo, generando più di 19.000 posti di lavoro a tempo indeterminato.
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