The Hub, a Venezia il digitale diventa bene comune


La storia dal futuro di oggi è quella di un digitale buono, che non è respingente verso chi ne sa di meno. È un digitale che, anzi, sa farsi materiale. È una storia che ne racconta un’altra: ci può essere uno sviluppo, a Venezia, che non passa dal turismo.

A ottobre, a Mestre, si apriranno le porte di The HUB – human bits, un luogo di produzione, progettazione e formazione attraverso la tecnologia digitale e l’artigianato. Che sembrano due ambiti inconciliabili, ma a metterli insieme ci hanno pensato Prossimi ETS Impresa sociale non profit e Fablab Venezia.

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© The Hub – Human bits

Competenze digitali per tutte e tutti

Andrea Boscolo e Leonidas Paterakis lavorano insieme da undici anni, da quando hanno fondato Fablab Venezia, portando sulla laguna un progetto nato al MIT di Boston. L’idea di fondo, spiega Boscolo, è trasferire alla cittadinanza competenze di tecnologia digitale open source: fornire gli strumenti per utilizzare un digitale che ritorna fisico, diventa produzione materiale, aiuta a progettare e costruire cose di uso comune.

«La filosofia alla base di FabLab – racconta – è quella della fabbricazione digitale e dell’innovazione sociale attraverso buone pratiche come il do it yourself. Produciamo noi stessi, a chilometro zero e on demand: non è una produzione industriale. La definirei di artigianato artistico in dialogo con l’artigianato tradizionale». Andrea sottolinea il metodo innovativo di Fablab, basato su buone pratiche come le attività laboratoriali, esperienziali, sperimentali.  Fablab organizza attività e formazione per tutte le fasce d’età, dall’infanzia agli anziani per «portare la rivoluzione digitale, la quarta rivoluzione industriale, tra le mani dei cittadini».

Fablab Venezia, racconta il fondatore, ha uno spinoff: Prossimi ETS, un’impresa sociale che realizza progetti di impatto sul territorio. I soci di Prossimi sono anche persone che lavorano o hanno lavorato al lab. Alberta Menegaldo ne è la presidente e spiega: «Lavoriamo con tecnologia e innovazione ma la nostra priorità è portare il digitale ad essere un bene comune, per questo per noi sono essenziali sostenibilità, inclusività e innovazione sociale. Con Prossimi prendiamo quello che si impara con Fablab e lo trasferiamo, mettendolo a disposizione della cittadinanza e delle categorie più fragili». Prossimi sviluppa modelli di business utili ad affrancare la popolazione fragile dalle sue condizioni strutturali di fragilità, fornisce competenze tecnologiche e digitali spendibili nel mercato del lavoro.

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© The Hub – Human bits

Human Bits, il cuore digitale di The Hub a Venezia

Proprio da Prossimi è nato, ormai da tre anni il progetto The Hub. Sarà un city hub basato sull’innovazione partecipata. Un luogo fisico, spiega Boscolo, in uno spazio di 500 metri quadrati all’interno del chilometro della cultura di Mestre. Il nome del progetto è anche un acronimo: Human Bits, per unire umano e digitale, come la fusione di Fablab e Prossimi. I lavori di allestimento dello spazio sono quasi terminati, lo scorso 25 maggio c’è stato un open day in cui la cittadinanza ha potuto visitare il cantiere. A partire da ottobre The Hub sarà aperto alla cittadinanza e ci saranno momenti di scambio interculturali con diversi partner europei del progetto. «Stiamo costruendo a Venezia un city hub come quello di tante capitali europee: Amsterdam, Barcellona, Lubiana».

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Nello spazio si lavorerà per accrescere l’alfabetizzazione digitale della cittadinanza, con un occhio particolare agli enti del terzo settore locale e si svilupperanno anche progetti e prodotti per l’inclusione e il coinvolgimento delle categorie fragili e delle persone con disabilità. «Vogliamo valorizzare il patrimonio immateriale di competenze legato alle produzioni artigiane locali in ottica contemporanea, attraverso la sensibilizzazione di lavoratori e stakeholder del comparto sui temi del digitale e sui nuovi modelli di business grazie alle tecnologie della fabbricazione digitale», spiega Boscolo.

The Hub Venezia: uno spazio per fare, imparare e condividere tecnologie

«Utilizzeremo nuovi materiali e nuovi processi – continua – per sviluppare progetti in open innovation e percorsi di formazione tecnica e tecnologica dei giovani». Il tutto avverrà, tra l’altro, attraverso il recupero di spazi abbandonati e la loro restituzione alla collettività. I servizi di The Hub saranno dedicati ad enti locali, cittadini, pubbliche amministrazioni, imprese, terzo settore, artigiani, creativi, professionisti, associazioni di categoria, scuole e università.

Lo spazio sarà multifunzionale: ci saranno aree per didattica e formazione, anche esperienziale; aree produttive e laboratoriali con macchinari digitali e a controllo numerico per le produzioni creative, culturali, di artigianato artistico, di prototipazione e sviluppo del prodotto, affiancate ad aree di postproduzione. Oltre all’area ufficio e co-working per residenze creative ed elaborazioni progettuali, ci saranno spazi espositivi per approfondire temi come la rappresentazione fisica del dato, la tecnologia per le produzioni artistiche, la fruizione inclusiva del patrimonio e il design for all.

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© The Hub – Human bits

Una nuova Venezia: digitale, inclusiva, oltre l’overtourism

«Dopo il Covid – racconta Andrea – abbiamo deciso di dedicarci a progetti che creassero un impatto tangibile. Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato affinché questo emergesse in ogni aspetto, dalla scelta della sede a quella dei partner. Siamo nel centro della città, abbiamo stakeholder culturali, soprattutto istituzionali, e con loro vorremmo portare avanti progetti comuni. Siamo il piccolo che crea permeabilità, crea un’area economica dove sviluppare progetti, anche a supporto della pubblica amministrazione. È qualcosa che non esiste nel mercato in Italia».

Ma c’è un’altra ragione per cui quella di The Hub è una storia dal futuro: la storia di un futuro sempre più necessario. È la società civile stessa che sta finanziando la nascita dello spazio. «Abbiamo intercettato più di 40 partner. È come se tutta la città lavorasse alla creazione di questo ecosistema, che la affranca dalle dinamiche dell’overturismo che ormai l’hanno saturata».


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