TORINO. «I dazi al 30% sono insostenibili per il sistema produttivo italiano e hanno effetti devastanti per le micro e piccole imprese. Sono a rischio esportazioni, tenuta dei conti, posti di lavoro». Così Rosanna Ventrella, presidente di Cna Torino, commenta i nuovi dazi minacciati dagli Stati Uniti.
Che impatto avrà questa situazione sulle micro e piccole imprese del territorio?
«Siamo molto preoccupati. Il mercato americano pesa per il 14% sull’export delle piccole imprese torinesi, una quota più alta della media nazionale. Se dazi al 30% si sommano al calo del dollaro del 15%, rischiamo di perdere metà delle esportazioni verso gli Usa».
Come reagire?
«Ora la palla è nelle mani dell’Europa, che dovrebbe far pesare il proprio Pil e ricordare che il piano di riarmo globale sta arricchendo soprattutto le aziende americane. Bruxelles deve poi semplificare il commercio interno. E mostrarsi compatta e decisa nel dialogo con gli Stati Uniti».
Come dovrebbe comportarsi l’Italia?
«Chiediamo al governo di lavorare per aprire nuovi mercati. Servono missioni economiche coordinate, a cui partecipi tutto il sistema Paese, non solo le grandi aziende. Dobbiamo promuovere missioni di filiera che includano anche le Pmi. La politica, su questo, deve essere unita e credibile».
Le piccole imprese possono affrontare la digitalizzazione senza esserne schiacciate?
«Il digitale deve essere un alleato, non un peso. La digitalizzazione delle Pmi non può seguire gli stessi schemi delle grandi imprese: serve un approccio su misura. Ogni realtà artigiana ha una propria identità. Da tempo Cna Torino ha creato un team per accompagnare imprese e associati. Il digitale non deve sostituire l’attività artigiana, ma rafforzarla».
Le imprese faticano a reperire personale qualificato. Incide la scarsa attrattività di alcuni comparti per giovani?
«Pesa un problema culturale: i mestieri artigiani non hanno più il riconoscimento che avevano 30 anni fa. Bisogna valorizzare le competenze tecniche e aiutare famiglie e studenti a compiere scelte consapevoli. Occorre rafforzare i legami tra scuole e imprese, affinché la formazione risponda alle esigenze del mercato del lavoro. Dobbiamo superare i pregiudizi: fare il saldatore è un mestiere qualificato e dignitoso».
Di recente i dipendenti di Cna hanno scioperato contro la proposta di contratto dell’associazione. Qual è la vostra posizione?
«Cna gestisce oltre 40 mestieri con 16 contratti nazionali, molti applicabili anche alle Pmi. In Piemonte abbiamo firmato un contratto integrativo regionale con i sindacati, che punta su aumenti salariali e premi di produttività. Questo approccio deve valere anche per la sede torinese. Il contratto è scaduto da sei mesi, ma crediamo sia possibile raggiungere un’intesa se le parti si muoveranno con responsabilità e spirito costruttivo». —
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