Export, il made in Treviso cala di 202 milioni in Germania. L’allarme degli artigiani: «Imprese manifatturiere a rischio»


TREVISO – C’è la partita dei dazi. Ma anche un mix di fattori recessivi: dall’aumento dei costi per l’energia fino al rallentamento della Germania, dove l’anno scorso la domanda di Made in Treviso è calata dell’8,9%, per un valore di oltre 202 milioni. Sono questi gli estremi della morsa che sta mettendo a rischio la manifattura della Marca. A lanciare l’allarme è Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. Nel trevigiano il settore vale 10.338 euro di valore aggiunto per abitante. Il doppio rispetto alla media italiana. Un dato che colloca la Marca al secondo posto tra le province del Veneto e nella top10 a livello nazionale. Oltre al nodo dei dazi, l’associazione mette in fila gli altri fattori di rischio. Il primo è la volatilità dei prezzi dell’energia: i costi sono aumentati fino al 52,7% rispetto alla media del 2021. Alla crisi dell’automotive, poi, si somma il rallentamento della Germania. Sul fronte del credito, di seguito, la stretta si è concretizzata con un aumento del 2,84% dei tassi. Come se non bastasse, la svalutazione del dollaro non aiuta. «Attenzione, lo spettro dei dazi Usa va ad aggiungersi a un mix velenoso di fattori recessivi per la nostra manifattura, la più grande nell’Unione Europea per occupati nelle micro e piccole imprese – mette in chiaro Armando Sartori, presidente della Confartigianato trevigiana – serve una visione strategica che accompagni le imprese e le tuteli in questa nuova fase di incertezza. È una responsabilità dell’Unione Europea e del governo italiano».

Microcredito

per le aziende

 


L’ANALISI

Confartigianato ha preso in esame tutti i fattori di rischio per la manifattura trevigiana. Le tensioni geopolitiche rendono volatili i prezzi dell’energia. Nella media dei primi sei mesi del 2025 i prezzi dell’energia elettrica e del gas risultano del 52,7% superiori alla media del 2021. «La stretta creditizia più forte della storia dell’Unione monetaria europea ha ridotto la domanda interna ed estera di beni di investimento, tra cui macchinari e impianti – si specifica – nel 2024 in Veneto la media dei tassi d’interesse alle piccole imprese era del 8,93%, contro un tasso del 6,09% alle medie e grandi imprese, con una differenza del 2,84%». La crisi dell’automotive incide pesantemente sull’intera filiera meccanica. «E in Germania, dove si rischia il terzo anno consecutivo di recessione, il 2024 si è chiuso con un marcato calo della domanda di Made in Treviso, meno 202.376.338 euro, pari a meno 8,9%». Non va meglio nell’ambito della moda trevigiana. «Vive una crisi strutturale – dicono dalla Confartigianato – evidenziata nel 2024 da una contrazione delle esportazioni del 5,7% per i tessuti, dell’8,8% dell’abbigliamento e del 12,7% degli articoli in pelle. La produzione nel 2025 rimane di oltre un terzo inferiore al livello del 2019». «Nella prima parte del 2025 si è registrata una piccola ripresa. Comunque depotenziata dalla svalutazione del dollaro dell’11,2% tra gennaio e giugno 2025 e dall’incertezza sui dazi statunitensi – conclude Sartori – abbiamo bisogno strumenti per la diversificazione dei mercati, incentivi all’innovazione e investimenti infrastrutturali ed energetici che rafforzino la resilienza del nostro sistema produttivo».

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