il fallimento delle strategie del Governo Meloni


Il fact-checking non lascia scampo. Oggi sono tutti contro la Commissione europea di Ursula von der Leyen che ha di nuovo voltato le spalle agli agricoltori nella sua proposta di bilancio pluriennale. Lo sono i politici, da Fratelli d’Italia e Lega a Movimento 5 Stelle e Pd, lo è il ministro dell’Ambiente Francesco Lollobrigida (“Il fondo unico è una follia”) e lo sono le principali associazioni di categoria. In primis Coldiretti che, di fatto, è tornata a protestare a Bruxelles. Stando alla proposta di Bruxelles, per la Politica agricola comune ad oggi sono certi solo i pagamenti diretti, neppure ricalcolati in base all’inflazione. Lo sviluppo rurale è tutto da definire. Ma il disastro era prevedibile per molti. E viene da chiedersi se in questi anni siano stati davvero fatti gli interessi degli agricoltori in Europa e in Italia, primo Paese Ue per valore aggiunto nel comparto. Pare di no. Quando, infatti, già a inizio 2025 gli agricoltori sono scesi nuovamente nelle piazze italiane la bomba sulla nuova Pac doveva ancora esplodere. Ma a Roma, per esempio, hanno interrotto l’intervento di Raffaele Fitto e Francesco Lollobrigida per contestare le politiche del governo e la gestione della Pac attuale. E per dire che non era cambiato nulla a un anno di distanza dalla protesta dei trattori che nel 2024 ha paralizzato l’Europa. A cosa hanno portato quei giorni? A cosa è servito il rapporto simbiotico tra il Governo Meloni, il ministero dell’Agricoltura e Coldiretti che, durante le proteste dei trattori sulla Pac attuale, è stata l’unica associazione di categoria a partecipare a incontri con le istituzioni europee?

Il Governo Meloni, potente solo contro il Green Deal – “L’unico cambiamento è stato un enorme dietrofront nella Politica agricola comune attuale sul fronte delle norme ambientali, servite su un piatto sacrificale per far tacere gli agricoltori al grido di ‘meno burocrazia, più semplificazione’” commenta a ilfattoquotidiano.it Dario Dongo, avvocato esperto di legislazione alimentare europea e italiana e fondatore di Great Italian Food Trade. In quel caso, con l’obiettivo di smantellare il Green Deal, sì che la politica si è data un gran da fare, riuscendo nel suo intento. Pochi mesi prima Franz Timmermans aveva lasciato la Commissione europea, in seno alla quale era stato responsabile della Transizione ecologica. Per i negazionisti climatici Timmermans era il male, per il segretario generale (dal 1998) di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, era “un gran cornuto”, come disse sul palco della fiera della zootecnica, nel 2022, a Montichiari (Brescia). L’annacquamento delle norme ambientali è stata opera delle destre europee – compresa quella italiana capitanata da Fratelli d’Italia – manovrate a loro volta dalle lobby collegate al settore agricolo. Dopo il ritiro ufficiale – a febbraio 2024 – della proposta di regolamento per dimezzare l’uso di pesticidi in agricoltura al 2030, già arenata da mesi (“una vittoria anche italiana” ha sottolineato la stessa premier, Giorgia Meloni), per mettere a tacere la terza protesta dei trattori, a fine aprile il Parlamento Ue ha votato con procedura d’urgenza le modifiche all’attuale Pac per garantire meno burocrazia e controlli a carico degli agricoltori, oltre a deroghe e flessibilità nell’applicazione dei requisiti ambientali (Bcaa, Buone condizioni agronomiche e ambientali) necessari per accedere ai fondi Ue.

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Le ‘vittorie’ rivendicate dal Governo Meloni – L’Italia ha avuto un ruolo decisivo nel distruggere l’influenza del Green Deal sulla politica agricola. “È una vittoria tutta italiana che ha il sapore di riscatto” ha ribadito il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti secondo cui, grazie al governo Meloni e “al sapiente lavoro del ministro Lollobrigida” il comparto agricolo avrebbe visto “un profondo rinnovamento”. In questi anni, sono innumerevoli le presunte vittorie – in Europa – rivendicate dagli esponenti del Governo. Grande soddisfazione in quei giorni è stata espressa anche da Coldiretti, così legata al Governo italiano che Giorgia Meloni ha scelto il villaggio Coldiretti per la sua prima uscita ufficiale da premier. D’altronde è partita dalla confederazione anche l’idea del nuovo ministero della ‘Sovranità alimentare’. Peccato che il Governo italiano e il ministro Lollobrigida, impegnati in battaglie come quelle contro la carne coltivata e la riforma della caccia, non abbia avuto lo stesso peso nelle decisioni sui finanziamenti futuri, nonostante il ruolo ‘strategico’ del vice-presidente esecutivo della Commissione, Raffaele Fitto. Forse è su questo fronte che gli agricoltori italiani avrebbero voluto una vittoria del Governo Meloni.

Sfuma la promessa del ‘giusto reddito’ – “Nulla ha fatto, per raggiungere obiettivi seri e concreti, il Governo del primo Paese Ue per valore aggiunto in agricoltura e tra i primissimi per produzione agricola” commenta Dario Dongo. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo hanno definito il pasticcio della Politica agricola comune futura “un disastro annunciato”, annunciando una mobilitazione permanente per i prossimi due anni con azioni di protesta promosse dai giovani agricoltori, come quelle di questi giorni che si sono svolte in contemporanea a Bruxelles e Roma, con cartelli e striscioni raffiguranti la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e con scritte come “Benvenuti a Vonderland” e “Questa non è Europa”. Il pasticcio sarà anche al centro dell’Assemblea nazionale della Coldiretti, in programma lunedì 21 luglio alla quale parteciperanno anche Raffaele Fitto e Francesco Lollobrigida. Secondo Dongo, però, il bilancio che si sta proponendo e il ruolo dato alla Pac sono “il risultato della nullità politica dimostrata finora e dell’incapacità di occuparsi dei problemi veri”. Lecito chiedersi se ai tavoli che contano, nelle trattative in Unione europea, finora siano sono state portate le vere istanze degli agricoltori. Che sono ormai chiare. Basti pensare che a luglio 2024, quando si è candidata per il suo secondo mandato, la stessa Ursula von der Layen si è rivolta proprio a loro, con la promessa della garanzia di un “giusto reddito”. Che, invece, si allontana sempre di più. L’unica previsione di Bruxelles, che potrebbe cambiare lo status quo, sono le misure per modificare l’attuale sistema di sussidi, basato principalmente sull’estensione di superficie coltivata, che fa sì che la maggior parte dei fondi agricoli dell’Ue vada a ricchi proprietari terrieri e aziende agricole industriali. Il nuovo piano fisserebbe un limite massimo all’importo dei fondi pubblici che ogni azienda agricola può ricevere e i pagamenti basati sugli ettari coltivati diminuirebbero con l’aumentare delle dimensioni delle aziende agricole. Ma nel corso dell’iter legislativo queste misure sono destinate a incontrare una forte opposizione.

Chi rappresenta gli interessi degli agricoltori – “Coloro i quali si vantano di rappresentare gli agricoltori italiani, in primis Coldiretti, dovrebbero assumersi la responsabilità di essere i protagonisti di questo sfacelo, insieme ai politici che hanno sostenuto” aggiunge Dongo. La pensa così anche Furio Camillo Venarucci, fondatore e vicepresidente di Confederazione italiana Liberi agricoltori che, nei giorni della protesta dei trattori, raccontava a Il Fatto Quotidiano: “Dal 2007 siamo sempre stati presenti ai tavoli ministeriali, fino a quando il Governo Meloni ci ha tirato fuori da quelli di diversi comparti. Non intrecciamo interessi con l’industria agroalimentare e ai tavoli abbiamo sempre mandato gli agricoltori, perché conoscono i problemi del settore, ma abbiamo disturbato”. Cosa è accaduto poi? “A Bruxelles e a Roma l’indirizzo delle politiche da seguire in questo anno e mezzo è stato dato dal sindacato autoriconosciutosi come interlocutore unico. Oggi invece la crisi agricola è manifestata nella quasi totalità delle aree agricole italiane. In molti avevano previsto che sarebbe finita così, eppure chi aveva garantito all’Italia agricola che tutto era sotto controllo oggi protesta”.

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