Edilizia, ritorno al passato: tagli ai bonus e boom del “nero” in agguato


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Con la Legge di Bilancio 2025, il ridimensionamento delle agevolazioni rischia di alimentare l’evasione fiscale e frenare il rilancio del settore. La CNA lancia l’allarme: “Si torna ai livelli del 2011”.

La riduzione dei bonus edilizi prevista dalla nuova Legge di Bilancio 2025 potrebbe avere un effetto collaterale pericoloso: un ritorno in massa al lavoro sommerso. A lanciare l’allarme è la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA), che teme un’impennata dell’evasione fiscale come strategia “di sopravvivenza” da parte di clienti e imprese.

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Il meccanismo è semplice: se gli incentivi pubblici calano, il lavoro in nero diventa più conveniente. Tanto per il committente, che risparmia subito, quanto per le imprese, che evitano burocrazia e vincoli. Il rischio è quello di un salto indietro nel tempo, ai periodi bui pre-Superbonus.

Numeri che preoccupano: -16% di spese agevolate nei primi mesi del 2025

I dati parlano chiaro: nei primi quattro mesi del 2025, le spese edilizie agevolate sono passate da 11,5 a 9,6 miliardi di euro, con un calo secco del 16%. A certificarlo è la CNA, che analizza il primo impatto delle nuove regole introdotte dal governo. E il trend potrebbe peggiorare nei prossimi mesi, man mano che le detrazioni diminuiranno ulteriormente.

Claudio Carpentieri, responsabile delle politiche fiscali di CNA, sottolinea un dato simbolico: nel 2011, con detrazioni al 36%, il mercato muoveva 16,7 miliardi. Con il Superbonus si è toccata quota 100 miliardi, ma ora si torna bruscamente indietro. “Il rischio è quello di affossare la filiera edile e di alimentare circuiti di evasione difficili da controllare”, avverte Carpentieri.

Gli immobili penalizzati: effetto domino sull’indotto

Ad essere colpiti in modo diretto dalla stretta fiscale sono circa 10 milioni di immobili, tra seconde case, abitazioni in affitto o in comodato d’uso. Queste tipologie non beneficeranno più delle detrazioni al 50%: dal 2025 il beneficio scende al 35%, per poi toccare il 30% nel 2027.

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Solo per le prime case, comprese quelle in uso a familiari stretti, la detrazione IRPEF resta al 50% solo fino al 2025, poi calerà gradualmente fino al 36% nel 2027. In pratica, salvo modifiche future, il quadro tornerà ai livelli di partenza di oltre un decennio fa.

Stop al bonus caldaie e addio agli sconti su impianti a gas

Tra le novità più contestate c’è anche l’eliminazione totale del bonus caldaie. Dal 2025 non sarà più previsto alcuno sconto fiscale per la sostituzione degli impianti di riscaldamento alimentati a combustibili fossili, anche se a condensazione.

La misura si inserisce nella strategia ambientale di lungo periodo dell’Unione Europea, ma rischia di penalizzare famiglie con redditi medio-bassi che non possono ancora permettersi soluzioni più green, come le pompe di calore. Un incentivo alla transizione, forse, ma senza aiuti concreti, potrebbe tradursi solo in mancati lavori e ulteriore stallo del mercato.

Il settore edile rallenta: a rischio crescita e legalità

Il ridimensionamento dei bonus edilizi rappresenta un colpo duro per le imprese di costruzione, già messe alla prova dalla fine del Superbonus 110%. Per migliaia di piccole imprese artigiane, la fase espansiva sembra definitivamente conclusa. Ma il vero pericolo è che la stretta fiscale, in assenza di misure compensative, possa incentivare pratiche irregolari e alimentare una nuova stagione di evasione sommersa, proprio quando servirebbero investimenti, rigenerazione urbana e transizione energetica.

La sfida ora è trovare un punto di equilibrio: contenere i costi pubblici, sì, ma senza spegnere la ripresa né lasciare spazio a scorciatoie illegali.



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