“Ci dovete ridare 70.000€ entro luglio”, l’Agenzia delle Entrate sta controllando le firme fatte male | Hanno già bocciato migliaia di domande


L’Agenzia delle Entrate interviene di nuovo: questa volta richiede 70.000 euro entro luglio, e migliaia di domande vanno in frantumi.

Negli ultimi anni sono stati numerosi gli incentivi economici erogati in favore degli italiani e delle imprese, ma su tutti vigila, come sempre, l’Agenzia delle Entrate.

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Come abbiamo già spiegato in altri articoli, ogni volta che si parla di sostegni economici destinati a famiglie o aziende, l’Agenzia delle Entrate è chiamata a svolgere un monitoraggio costante, sia a campione che mirato.

L’obiettivo è duplice: da un lato, individuare eventuali utilizzi fraudolenti del denaro pubblico; dall’altro, rilevare errori nella documentazione presentata che possano invalidare le richieste.

Ma questa volta la situazione è davvero seria: parliamo di un danno economico notevole. Gli italiani coinvolti potrebbero essere costretti a restituire fino a 70.000 euro.

L’Agenzia delle Entrate a Gambatesa: restituzione di 70.000 euro in tempi strettissimi

Proprio così. Come accennato, il 2025 si sta rivelando un anno cruciale sul fronte degli aiuti economici. Sono molti gli esempi che potremmo citare, ma è importante sottolineare che gli aiuti non sono stati destinati solo alle famiglie, ma anche alle aziende.

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In particolare, l’attenzione dei media si è concentrata sul bonus ZES Unica, una misura fondamentale che ha interessato le imprese operanti in determinate regioni italiane. Tale bonus, introdotto con l’articolo 16 del Decreto Legge n. 124 del 2023, ha però causato non poche problematiche, sfociando in richieste di restituzione del denaro da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Agenzia dell’entrare costretti a restituire 70mila euro – Mandamentonotizie.it (Fonte foto Canva)

Fai attenzione alla documentazione: potresti dover restituire una somma considerevole

Il bonus ZES Unica, come riportato anche dal portale Money.it, è rivolto principalmente alle imprese situate in regioni che rientrano tra quelle beneficiarie di aiuti in regime di compensazione o de minimis: Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Il bonus si configura come un credito d’imposta. Tuttavia, molte imprese rischiano di perderlo per errori nella gestione o nella documentazione. A confermarlo è l’interpello n. 183 dell’8 luglio 2025, pubblicato proprio dall’Agenzia delle Entrate.

Uno degli aspetti più delicati riguarda la suddivisione dell’investimento: è necessario calcolare correttamente la percentuale di spesa destinata ai beni immobili. Tali investimenti devono essere effettuati tra il 1 gennaio e il 15 novembre 2025, e la spesa per immobili non può superare quella per attrezzature e impianti.

Secondo quanto riportato da Money.it, l’investimento complessivo dichiarato era di 870.000 euro: 270.000 euro per beni strumentali e 600.000 euro per immobili strumentali. Tuttavia, il credito d’imposta spettante è calcolato solo su 540.000 euro, da suddividere equamente tra beni strumentali e immobili.

Per evitare errori e brutte sorprese, è sempre consigliabile consultare l’interpello n. 183/2025 e rivolgersi a un commercialista esperto in materia di imprese, così da chiarire i limiti e i criteri da rispettare per non perdere il diritto al bonus, o peggio, dover restituire ingenti somme allo Stato.



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