Tasse Ue, stangata su tabacco e aziende. Triplicati i fondi per i migranti


L’ammissione che rende realtà i timori degli agricoltori arriva dal commissario Christophe Hansen. Presentando al Parlamento europeo la Politica Agricola Comune della nuova manovra comunitaria — il bilancio a lungo termine dal 2028 al 2034 — il politico lussemburghese ha spiegato che tra tre anni le risorse a disposizione saranno l’80% di quelle previste fino al 2027. La cifra si fermerà a 300 milioni, il 20% in meno rispetto a quanto messo a disposizione finora, e il 30% in meno se aggiustato a prezzi correnti. Abbastanza per portare sulle barricate le associazioni di categoria e anche i governi.

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Neppure le rassicurazioni sulla possibilità per i singoli Stati di aumentare l’ammontare con piani nazionali e regionali servono a tranquillizzare il mondo dei contadini e degli agricoltori. Anche perché un’ulteriore mazzata potrebbe arrivare indirettamente dalla tassa sul fumo, che dovrebbe portare 11,2 miliardi nelle casse dell’Unione europea, ma rischia di avere ripercussioni sui produttori di tabacco. E per chi fuma, secondo i tabaccai, vorrebbe dire un euro ed oltre in più a pacchetto considerato l’aumento delle accise. Se gli agricoltori piangono, lo stesso fanno i pescatori, le cui risorse sono state ugualmente tagliate.

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LA STRATEGIA

La vera priorità, in questi tempi di tensioni geopolitiche e conflitti, è la difesa. Da tempo a Bruxelles e nelle capitali europee si parla di «autonomia strategica» e si studiano modi per aumentare la spesa militare, concedendo flessibilità ai governi e ipotizzando addirittura il ricorso a debito comune. Il Fondo europeo per la competitività assegnerà all’industria delle armi 131 miliardi, «garantendo il coordinamento e le sinergie con settori correlati come lo spazio e la sicurezza civile e un accesso semplificato ai finanziamenti», spiega la Commissione. Un budget quintuplicato a disposizione dell’industria degli armamenti, dei velivoli senza pilota e della cybersicurezza, ma anche per mandare in orbita le ambizioni europee di fare concorrenza a Stati Uniti e Cina nel campo dei lanciatori e dei satelliti, dove l’Italia è in prima fila.

La prossima manovra europea sembra voler dare ascolto alle esortazioni di Mario Draghi e alle linee d’azione indicate nel suo rapporto sulla competitività europea. L’Ue a 27 ha già perso alcuni treni, come quello della produzione di pannelli fotovoltaici; ora deve impegnarsi a non cedere terreno in altri campi dell’innovazione e del futuro.

LA MODERNIZZAZIONE

Il bilancio a lungo termine, che prova a dettare le priorità dei prossimi dieci anni, si muove lungo questo solco: modernizzazione dei porti, delle ferrovie e della logistica, ad esempio, anche con uno sguardo alla mobilità militare, cui vanno 18 miliardi. Persino le ingenti risorse aggiuntive assegnate per la gestione delle migrazioni e la sicurezza -triplicate- possono diventare un trampolino per l’industria dei droni, per i radar e più in generale per i sistemi di sorveglianza (oltre che per le infrastrutture di accoglienza e gestione dei flussi).

La ricerca e l’innovazione, con l’intento di far dialogare gli oltre 400 miliardi del fondo per la competitività destinati a investimenti in tecnologie strategiche con il programma Horizon Europe, finanziato per 175 miliardi, dovranno spingere il mondo dei semiconduttori, il biotech, l’intelligenza artificiale e la transizione verde.

A perdere terreno saranno invece i settori più tradizionali. Proprio l’agricoltura — almeno quella portata avanti da imprenditori che decidono di non innovare ed evolvere il proprio business — vedrà venire meno i fondi diretti: è l’esempio principale di chi ci rimetterà con il prossimo bilancio Ue. Anche le industrie e le imprese a modelli energivori e a alto uso di carbone, non votate alla transizione, rischiano di pagare dazio.

Le industrie ad alte emissioni, infatti, rischiano di scontare l’aumento dei costi per via del meccanismo che impone un prezzo sulle emissioni di carbonio incorporate in determinati prodotti importati nell’Ue. Il rischio è un aumento dei costi sia per gli importatori che per gli esportatori.

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