a Bergamo mettono a rischio un commercio da 2 miliardi


Dazi al 30% a partire dell’1 agosto per i prodotti europei: l’annuncio del presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, fa tremare gli imprenditori italiani.

Secondo uno studio condotto da Unioncamere tra le proprie associate, il primo effetto che le barriere commerciali del governo Usa potrebbe determinare è la riduzione dell’export (il 56% delle imprese che subiscono un impatto da queste politiche indica questa limitazione). Al secondo posto (26%) c’è l’aumento dei costi di approvvigionamento. Al terzo posto (22%) è segnalata la riduzione delle vendite di beni intermedi e semilavorati che sono incorporati in prodotti di altri paesi per il mercato USA. Circa un’impresa su cinque (19%), inoltre, si aspetta un aumento della concorrenza da parte di altre imprese che potrebbero spostare i mercati di vendita dagli Stati Uniti all’Ue.

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L’impatto a livello economico potrebbe essere devastante: le ultime stime fatte dalla Cgia di Mestre, basate su dati Ocse e calcolate su tariffe al 20%, ipotizzavano danni economici per 12 miliardi, ma l’ammontare potrebbe salire fino a circa 35 alla luce del sorprendente 30% riferito da Trump.

Per la provincia di Bergamo il commercio con gli Usa è uno dei principali e più redditizi, anche se il trend degli ultimi anni vede una leggera contrazione dei volumi: nel 2023 aveva fruttato oltre 2 miliardi di euro, scesi a 1,9 lo scorso anno.

Terzo per valore dopo Germania (16,7% dell’export complessivo) e Francia (10,3%), il mercato statunitense nel primo trimestre 2025 è valso oltre 507 milioni di euro all’economia locale, pari al 9,7% delle esportazioni complessive che ammontano a 5,2 miliardi.

Prodotti alimentari, bevande e tabacco sono quelli messi più a rischio in questo momento dalla barriera che il tycoon intende introdurre tra poche settimane, con la minaccia anche di un raddoppio della quota in caso di “ritorsioni” da parte dell’Ue: le aziende orobiche del settore vedono negli Usa di gran lunga il proprio mercato di riferimento e nei primi tre mesi dell’anno vi hanno esportato il 34,5% delle proprie produzioni, per un valore di circa 120 milioni, più di un quinto del totale provinciale (23,7%).

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Seguono macchinari e apparecchi n.c.a, che con 103 milioni di export pesano per il 20% sul commercio in uscita verso gli Stati Uniti, e prodotti in metallo (76 milioni, 15,1%).

Da qui all’1 agosto, in ogni caso, si attendono ulteriori sviluppi dal punto di vista dei rapporti tra Usa ed Europa: Trump ha lasciato aperto lo spiraglio delle trattative, ma nel frattempo l’incertezza regna sovrana e, forse, è proprio quella la peggiore nemica degli imprenditori.

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