Quali sono le aziende in Italia che assumono più disabili, invalidi e lavoratori e di categorie protette


L’inclusione lavorativa delle persone disabili e dei soggetti appartenenti alle categorie protette rappresenta un tema centrale nel sistema occupazionale italiano. Nonostante una normativa ampia e aggiornamenti recenti, il tasso di occupazione tra individui con disabilità rimane distante da quello della popolazione generale. Secondo dati ISTAT, solo circa il 32,5% delle persone con gravi limitazioni ha un impiego. Fattori come genere ed età influenzano ulteriormente l’accesso al lavoro: le donne disabili lavorano poco più del 26% rispetto al 36% degli uomini, e la fascia 45-64 anni è particolarmente penalizzata dalle barriere di accesso.

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  • Le aziende multinazionali e nazionali di medio-grandi dimensioni sono in prima linea per l’attuazione delle politiche di assunzione obbligatorie, anche grazie a sistemi di reclutamento avanzati.

  • I dati mettono in evidenza difficoltà nell’applicazione effettiva delle quote di riserva e nell’inserimento sostenibile nei diversi comparti produttivi.

La panoramica normativa e il sistema di incentivi e sanzioni giocano un ruolo chiave nell’indirizzare le scelte delle imprese nel rispetto della legge e dei valori di inclusione sociale.

Le maggiori aziende italiane e il rispetto delle quote di riserva

Le grandi realtà industriali, finanziarie, retail e tecnologiche si dimostrano i principali attori nell’occupazione dei lavoratori appartenenti alle categorie protette. Questi gruppi rispondono in modo più strutturato agli obblighi di legge grazie a politiche di diversity & inclusion e sistemi HR informatizzati.

Alcuni settori, come il bancario, assicurativo e logistico, adottano piani di inserimento progressivo. Si nota, tuttavia, una disparità fra Nord e Sud Italia per quanto riguarda l’effettiva capacità di assunzione.

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  • Le aziende dotate di oltre 1000 dipendenti sono generalmente in linea con la legislazione (INPS, grandi gruppi energetici, retailer alimentari, industrie metalmeccaniche), mentre le PMI presentano maggiori difficoltà organizzative o di adattamento delle mansioni.

Per settore produttivo emergono inoltre alcune specificità di esclusione o esonero, regolate dalla legge (ad esempio trasporti aerei e cantieri edili). I dati della relazione annuale al Parlamento confermano la tendenza positiva di aziende multinazionali e pubbliche amministrazioni nell’integrare personale disabile, anche grazie all’attivazione di staff dedicati e all’introduzione di disability manager.

Il ruolo delle cooperative sociali nell’inclusione lavorativa

Le cooperative sociali, riconosciute dalla Legge 68/1999 e dal D.Lgs. 276/2003, rappresentano una soluzione alternativa per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Attraverso convenzioni (come previsto dall’art. 14), le aziende possono affidare fasi produttive o servizi a queste cooperative, che garantiscono percorsi personalizzati, tutoraggio dedicato e ambienti inclusivi.


  • Le convenzioni favoriscono la formazione e la crescita professionale in contesti protetti, offrendo strumenti di accompagnamento all’autonomia lavorativa;

  • Viene assicurata la personalizzazione del percorso lavorativo, in risposta alle esigenze specifiche di ciascun lavoratore;

  • La regolamentazione e il riconoscimento di queste cooperative sono soggetti anche a livelli regionali e provinciali, con numeri significativamente maggiori nelle regioni settentrionali.

Secondo i dati regionali (ad esempio Veneto), le cooperative sociali sono in grado di generare inclusione per centinaia di persone ogni anno, con filiere produttive e servizi in settori come agroalimentare, pulizia, assemblaggio, gestione documentale e logistica.

Le categorie protette: definizioni, requisiti e normativa di riferimento

Il termine “categorie protette” si riferisce sia alle persone con disabilità certificata, sia ad altri soggetti svantaggiati riconosciuti dalla legge per ragioni lavorative o sociali

 

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  • Disabili ai sensi dell’art. 1 della Legge 68/1999:


    • invalidità civile superiore al 45%

    • invalidità del lavoro superiore al 33%

    • persone non vedenti o sordomute

    • invalidi di guerra, per servizio


  • Categorie ex art. 18 della Legge 68/99:


    • orfani e coniugi di caduti per causa di lavoro, servizio, guerra

    • profughi italiani rimpatriati

    • vittime di terrorismo, criminalità organizzata o dovere (e familiari)

Per l’accesso al collocamento mirato, è necessaria una certificazione specifica, rilasciata da commissioni INPS o da enti competenti. Norme di riferimento sono la Legge 68/1999, i decreti attuativi e le direttive comunitarie sull’uguaglianza e la non discriminazione. La normativa si aggiorna costantemente anche a livello regionale.

Le imprese pubbliche e private sono sottoposte a vincoli precisi di inserimento lavorativo: il rispetto delle cosiddette “quote di riserva” è previsto dal quadro normativo nazionale. Il conteggio dei lavoratori obbligatori viene effettuato sulla base dell’organico complessivo, includendo tutte le tipologie contrattuali (con alcune eccezioni come per i lavoratori assunti all’estero o con contratti sotto i 6 mesi).


  • Da 15 a 35 dipendenti: 1 assunzione obbligatoria di disabile

  • Da 36 a 50 dipendenti: 2 disabili

  • Oltre 50 dipendenti: almeno il 7% dell’organico a persone con disabilità
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  • Da 51 a 150 dipendenti: almeno 1 unità tra le altre categorie protette

  • Più di 150 dipendenti: almeno l’1% tra le altre categorie protette

Obbligatorio è anche l’invio annuale del Prospetto Informativo Disabili ai Centri per l’Impiego.

Alle aziende è consentito l’inserimento tramite assunzioni dirette o tramite collocamento mirato; clausole di sospensione sono previste solo in presenza di crisi aziendali o mobilità. 

In caso di criticità oggettive nello svolgimento di mansioni, può essere richiesta la revisione degli obblighi con apposita motivazione.

Incentivi e agevolazioni per le aziende che assumono categorie protette

La normativa italiana prevede una serie articolata di incentivi economici e sgravi contributivi per favorire l’inserimento lavorativo di persone con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Le condizioni e la durata dei benefici variano a seconda della tipologia contrattuale, della percentuale di invalidità e della categoria di appartenenza.

 

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Tipo Incentivo

Condizioni

Durata/Importo

Sgravio contributivo (70%)

Lavoratore con invalidità >79% a tempo indeterminato

36 mesi

Sgravio contributivo (35%)

Capacità lavorativa tra 67% e 79%

36 mesi

Sgravio contributivo (70%)

Disabilità intellettiva/psichica > 45% (tempo indeterminato o determinato ≥12 mesi)

60 mesi

Bonus assunzioni terzo settore

Under 35, assunzioni a tempo indeterminato

12.000 € + 1.000 €/mese fino a set 2024

Oltre agli sgravi, il Fondo regionale per l’occupazione delle persone con disabilità offre contributi per adottare accomodamenti ragionevoli (es. tecnologie, abbattimento barriere architettoniche). Consultare periodicamente i siti istituzionali per aggiornamenti sulle agevolazioni vigenti.

Sanzioni previste per il mancato rispetto degli obblighi di assunzione

La legge impone sanzioni economiche progressive per aziende inadempienti rispetto all’assunzione obbligatoria di lavoratori iscritti alle liste del collocamento mirato.


  • Omissione o ritardo del prospetto informativo: 702,43 € + 34,02 €/giorno di ritardo oltre il 31 gennaio;

  • Mancato rispetto delle quote obbligatorie: 196,05 € per giorno lavorativo e per ogni lavoratore non assunto;

  • Esonero parziale senza contributi versati: sanzione addizionale pari al 24% annuo della somma dovuta;

  • Nelle amministrazioni pubbliche sono previste possibili sanzioni disciplinari e penali ai responsabili.

Tutte le somme riscosse confluiscono nel Fondo per il diritto al lavoro dei disabili e vengono reinvestite in misure di inserimento lavorativo e supporto.



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