In Trentino è nato il lampone del futuro, 12 anni di studio per creare la nuova varietà: rosso brillante e super resistente al caldo


di
Matteo Sannicolò

Coltivatori e vivaisti di tutto il mondo all’open day della cooperativa di Pergine

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Coltivatori di mezzo mondo in visita nella della cooperativa Sant’Orsola a Ciré di Pergine, in Trentino, per assaggiare il lampone del futuro: di colore rosso brillante, resistente ai parassiti, agli effetti del cambiamento climatico e alle altissime temperature presenti nei tunnel di coltivazione. Dopo dodici anni di ricerche e sperimentazioni, la cooperativa Sant’Orsola ha aperto le proprie porte — giovedì 10 luglio, nell’ambito dell’Open day dedicato alle nuove varietà — a vivaisti e coltivatori provenienti praticamente da ogni parte del mondo: Italia, Olanda, Spagna, Portogallo, Germania, Belgio, Nuova Zelanda, Cile, Messico e Marocco.

Il risultato

Accorsi numerosi per verificare le piante e assaggiare i frutti in anteprima. «Nessuna magia» hanno rassicurato i tecnici, solo il risultato di incroci tradizionali del tutto naturali, effettuati con il metodo dell’impollinazione guidata. In sostanza, le nuove piante sono più produttive delle attuali, oppongono grande resistenza ai parassiti e alle malattie, sanno adeguarsi meglio all’ambiente e agli effetti dannosi prodotti dal cambiamento climatico. Ma, soprattutto, consentono una facilità di raccolta inimmaginabile fino a questo momento, in quanto sono in grado di abbassare il tempo necessario del 30% rispetto alla pratica abituale.




















































Nel corso della mattinata i partecipanti sono stati accolti da Gianluca Savini, responsabile della consulenza tecnica e dell’area ricerca e sviluppo di Sant’Orsola, e da Paolo Zucchi, coltivatore a capo del Campo sperimentale. I visitatori hanno potuto vedere i campi della cooperativa, dove appunto sono state coltivate le nuove piante, ossia: a Fierozzo San Felice in valle dei Mocheni (a 1.200 metri di quota), a Campiello di Levico e a Scurelle in Valsugana (a circa 400 metri). Poi, anche la visita al Campo sperimentale della cooperativa a Vigolo Vattaro, dove le nuove varietà sono state messe a confronto con quelle abitualmente coltivate da Sant’Orsola. Savini e Zucchi hanno affermato come i nuovi lamponi ottenuti siano frutti di qualità, di ottimo gusto, di buona consistenza, di calibro omogeneo e di elevata conservabilità. In grado quindi di diminuire lo spreco alimentare.

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L’attività di ricerca

Nel pomeriggio, invece, si è svolto il panel test nella sede di Sant’Orsola a Cirè di Pergine, dove i partecipanti hanno assaggiato campioni dei nuovi lamponi (anonimi e numerati con appositi codici) per testare le loro caratteristiche e decretare i migliori, in modo da capire l’apprezzamento del futuro cliente. L’attività di ricerca, sperimentazione e di sviluppo è iniziata nel 2002, e ha consentito di brevettare ben quattordici varietà di piante di lampone: protette in Europa dall’organismo di controllo Upov e vendute nei Paesi maggiori coltivatori al mondo di lamponi. Fanno parte della ricerca e della sperimentazione di Sant’Orsola anche il mirtillo e la mora «Residuo Zero», oltre ai metodi per il contenimento dell’uso dell’acqua. Un bene sempre più prezioso in agricoltura, il cui consumo è stato ridotto da Sant’Orsola addirittura del 30% per ogni tipo di coltivazione.

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11 luglio 2025 ( modifica il 11 luglio 2025 | 17:02)

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