La tecnica delle costruzioni e la sfida della trasformazione digitale: servono ecosistemi più cooperativi e sostenibili


La tecnica delle costruzioni sta vivendo un forte cambio di paradigma: da disciplina dominata da logiche artigianali a sistema industriale data-driven.

La progressiva informatizzazione del comparto sta spianando la strada a una logica di filiera, in cui progettazione, produzione, cantierizzazione e manutenzione si connettono in un ecosistema sempre più collaborativo, interoperabile e adattivo.

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Il problema è che la produttività del comparto italiano resta debole. Secondo il Commercial Excellence Lab di SDA Bocconi School of Management, a pesare sono l’assenza di processi digitalizzati, la frammentazione dei cantieri e una cronica carenza di manodopera qualificata, con un tasso di vacancy (la percentuale di posti di lavoro disponibili nel settore) che nel 2023 ha raggiunto il 3,5% – ben oltre la media generale del 2,7% (Fonte: Euroconstruct / CRESME 37° Congiunturale)

Tecnologia e confronto strategico: il ruolo dell’Hilti Productivity Lab

È in questo scenario che si inserisce la seconda edizione del Productivity Lab promosso da Hilti e organizzato con il contributo scientifico del Commercial Excellence Lab di SDA Bocconi School of Management, dedicato al tema della digitalizzazione nel settore delle costruzioni e dell’industria, con un focus su automazione dei processi esostenibilità operativa.

Il Gruppo Hilti, presente in oltre 120 paesi, con headquarters a Schaan, in Liechtenstein e in Italia da 70 anni, è specializzato in soluzioni tecnologiche, prodotti, software e servizi per il settore delle costruzioni e dell’industria.

“La produttività nei cantieri non è solo una questione di tempi e costi, ma di visione e responsabilità – afferma Veronica Pirovano, Sales Director di Hilti Italia -. Parliamo di un concetto ampio, che coinvolge l’organizzazione del lavoro, la sicurezza delle persone, la qualità esecutiva, l’impiego consapevole delle risorse e, sempre più, il rispetto dell’ambiente. Ma per generare un cambiamento reale serve un confronto aperto, sistemico, che coinvolga imprese, università, innovatori, startup”.

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Innovazione sistemica e prossimità operativa: come deve cambiare la tecnica delle costruzioni

Come spiega la manager, in questo scenario, l’innovazione è una leva abilitante per costruire modelli più sostenibili, integrati e ad alto valore aggiunto.

“Nel settore delle costruzioni esistono ancora margini enormi di miglioramento – sottolinea Pirovano -, ma per esprimerli davvero serve una visione condivisa che ripensi il modo stesso in cui si interpreta la tecnica delle costruzioni: non più come somma di attività esecutive disaggregate, ma come sistema integrato di competenze, tecnologie e processi interconnessi. Nel nostro modello di business viviamo una prossimità concreta con tutti gli operatori: le nostre persone vanno direttamente nei cantieri, parlano con i clienti, ascoltano i problemi reali e questo ci consente di tradurre la complessità in soluzioni pratiche e scalabili”.

Il ruolo dell’innovazione digitale, del BIM e dell’industrializzazione dei cantieri

Il Building Information Modeling (BIM), i software AEC e le app stanno abilitando una regia dei processi più integrata e predittiva. App e software come Filedwire, in particolare, consentono a progettisti, capicantiere, installatori e operai di consultare modelli 3D, registrare avanzamenti, coordinare la sicurezza, tracciare materiali in tempo reale e accedere a istruzioni tecniche contestuali, semplificando le attività installative e riducendo al minimo gli errori di esecuzione. Negli impianti meccanici, elettrici e idraulici (MEP), ad esempio, è possibile guidare l’installazione attraverso tablet con QR code integrati nei modelli BIM, collegando ogni componente alla sua posizione e funzione prevista. Questo approccio consente di migliorare la precisione operativa e monitorare l’aderenza al progetto in ogni fase.

“Per noi digitalizzare significa mettere le persone nella condizione di lavorare meglio – ribadisce la manager -. La nuova tecnologia delle costruzioni permette di connettere i dati e chi li utilizza in tempo reale, riducendo le inefficienze e migliorando la qualità delle decisioni. Ma soprattutto abilita un cambiamento operativo che impatta direttamente sulla produttività quotidiana in cantiere”.

Cantiere ibrido e costruzione off-site: modelli sempre più industriali e sostenibili

Ci sono poi i modelli di prefabbricazione e la costruzione off-site che consentono di anticipare fasi critiche della produzione, standardizzare componenti e comprimere i tempi di cantiere, con effetti positivi su qualità, sicurezza e sostenibilità. Una trasformazione resa ancora più urgente dalla nuova Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), che impone la realizzazione di edifici pubblici a zero emissioni entro il 2028 e la riqualificazione del 16% del patrimonio non residenziale a bassa efficienza entro il 2030.

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“Non possiamo parlare di produttività senza parlare di sostenibilità – puntualizza Pirovano –: sicurezza sul lavoro, salvaguardia delle persone e strumenti che rendano il lavoro più accessibile e meno usurante per chi è in cantiere ogni giorno. In Italia, secondo McKinsey, il valore aggiunto per addetto nel settore costruzioni è ancora il 30% inferiore alla media degli altri settori. È un dato critico: se non aumentiamo la produttività, non miglioriamo nemmeno le condizioni di vita e di lavoro. E se non migliorano quelle, si blocca l’intero ciclo economico”.

Linguaggi comuni e apprendimento sul campo: il digitale al servizio degli operatori

A pesare sul settore è anche la scarsità di manodopera qualificata. Quando è disponibile, spesso non è adeguatamente formata, con impatti rilevanti su tempi, qualità esecutiva e capacità di gestione. A questo si aggiunge un problema di prossimità operativa: per alcune lavorazioni specifiche, le imprese si vedono costrette a ricorrere a forza lavoro proveniente dall’estero, con ulteriori complessità legate alla comunicazione e al coordinamento in cantiere.

“Per rispondere a questa fragilità strutturale, le app funzionano come linguaggi universali, basati su icone e percorsi intuitivi – racconta Pirovano -. Permettono un learning by doing immediato, collegano figure che altrimenti lavorerebbero a silos e restituiscono visibilità operativa a tutti.
Un project manager o un capocantiere senza strumenti digitali oggi non ha gli elementi per rispondere a una domanda semplice come: “Che produttività abbiamo avuto oggi?”. Quando i SAL si fanno ancora a mano, girando per i cantieri, i dati si perdono”.

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PNRR e investimenti trasformativi: produttività, sostenibilità e innovazione a sistema

Le risorse per innovare oggi non mancano. Con 78,7 miliardi di euro destinati al settore delle costruzioni, il PNRR rappresenta un’occasione senza precedenti. Il 38% dei fondi è vincolato a progetti green, il 26% a infrastrutture per la mobilità e il 5% a digitalizzazione e innovazione. Il tema, dunque, non è la mancanza di investimenti, ma la capacità di metterli a terra in modo efficace. Per le imprese edili, la vera sfida è ripensare radicalmente come si progetta, si costruisce e si gestisce il patrimonio edilizio, adottando tecnologie capaci di coniugare produttività, sostenibilità e valore di lungo periodo.

Come Hilti, vogliamo essere partner strategici delle imprese che affrontano questo cambiamento – precisa la manager -: installatori, imprese edili, general contractor, prefabbricatori. Con loro condividiamo ogni giorno le complessità del cantiere, sapendo che ogni realtà ha caratteristiche diverse: chi opera localmente, chi su scala nazionale, chi in nicchie molto specialistiche. Oltre a un catalogo di prodotti, abbiamo sviluppato uno stock tecnologico modulare e scalabile: ogni azienda può partire da dove è più pronta, senza dover reingegnerizzare ex novo.

Soluzioni modulari e supporto consulenziale: un’offerta personalizzabile per ogni cantiere

La suite proposta da Hilti è costituita da una soluzione per la gestione degli asset (ON!Track), dei progetti (Fieldwire), della forza lavoro (CrewCenter) e dei processi di business (4PS). Un modello d’offerta costruito proprio per consentire a ogni realtà di implementare solo ciò di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno, senza forzare una reingegnerizzazione massiva.

È il nostro supporto consulenziale a fare la differenza– aggiunge Pirovano -: affianchiamo i partner con test utente, formazione, assistenza continua e servizi BIM customizzati. L’efficienza passa anche dalle piccole cose: sapere dov’è un attrezzo, se è carico, su che furgone o a che piano si trova. Anche questa è produttività. Per ottimizzare, offriamo anche servizi di fitting, cutting e kitting di alcuni pezzi per garantire un plug and play direttamente in cantiere. Con il nostro servizio di Fleet Management di noleggio degli attrezzi, oltre a ridurre i costi fissi, abilitiamo un modello circolare che mantiene aggiornata e certificata la dotazione tecnica, ottimizzando il ciclo di vita di ogni nostro prodotto. Questo è il futuro: industrializzare l’edilizia, con tutte le sfide affascinanti che questo comporta, ricerca e sviluppo dei nuovi materiali di costruzione inclusi.

Tecnica delle costruzioni: il futuro è collaborativo, integrato, intelligente

L’intelligenza artificiale sta aprendo una nuova frontiera anche per la tecnica delle costruzioni, proponendosi non solo come una tecnologia emergente, ma come un vero catalizzatore di trasformazione profonda. Sta ridisegnando processi, ruoli, aspettative. E soprattutto sta accelerando una transizione culturale che chiama le imprese a ripensarsi nel modo in cui ascoltano, rispondono e si relazionano. In Hilti questo approccio prende forma anche attraverso iniziative come i Talk to grow – momenti di apertura e ispirazione promossi direttamente dal nostro CEO a livello locale – in cui manager e collaboratori si confrontano con esperienze esterne, esplorando nuovi scenari e contaminazioni. Questo è il modo in cui si fa evolvere la cultura aziendale: non con imposizioni, ma creando spazi di esplorazione e senso condiviso.

L’AI sta entrando ovunque – spiega Pirovano -. E noi ci siamo presi del tempo per capire dove vogliamo investire per ottenere il massimo impatto possibile. Non vogliamo adottare soluzioni solo perché esistono. Vogliamo applicare l’intelligenza artificiale dove può davvero portare vantaggio: migliorare la produttività delle nostre persone, automatizzare i task più ripetitivi, costruire un’esperienza cliente più olistica e personalizzata. È un viaggio che abbiamo già cominciato: ogni persona Hilti sta sperimentando strumenti come Copilot o ChatGPT nella propria attività quotidiana. Ma la tecnologia, da sola, non basta. L’innovazione funziona solo se si innesta su una cultura che favorisce la sperimentazione, il confronto generazionale, la condivisione.

La cultura aziendale, un asset strategico anche nella tecnica delle costruzioni

Il futuro della tecnica delle costruzioni è un sistema aperto, intelligente, sensibile al contesto e pronto a evolvere.

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C’è una differenza enorme rispetto al passato – conclude la manager –. Prima si parlava solo di competizione. Ma oggi non funziona più così. È il tempo della contaminazione positiva e della sinergia. Dobbiamo fare networking, costruire reti vere, dove le imprese collaborano, le competenze si integrano e dal confronto nasce la vera innovazione. In Italia non è facile: siamo ancora conservatori e autoreferenziali. È importante cambiare mentalità, imparare a fare sistema e a lavorare insieme.



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