“Energia, digitale e mercati chiave”


Milano, 5 luglio 2025 – “La banca deve mettersi in modalità d’ascolto”, a maggior ragione in uno scenario di instabilità. Così Remo Taricani, deputy head of Italy UniCredit, dà il via al Forum dei territori che ha lo scopo di raccontare quello che l’advisory board lombardo di piazza Gae Aulenti, composto da soggetti del mondo imprenditoriale e bancario, ha raccolto, appunto, “ascoltando” il territorio, con lo scopo di definire problemi e soluzioni.

“Questo territorio è un acceleratore della nostra strategia a livello nazionale. Dopo tre anni di supporto alle imprese con un piano da 35 miliardi, ora possiamo e vogliamo accelerare. Finanzieremo le discontinuità chiave: la competitività energetica, la transizione digitale e, soprattutto, sfrutteremo la nostra unicità: siamo una banca con forti radici in Italia, ma colleghiamo 14 mercati europei che rappresentano i due terzi del nostro export”, spiega Taricani.

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Come sottolinea Marco Bortoletti, regional manager Lombardia UniCredit: “Stiamo attraversando un periodo di grande discontinuità. La constatazione più realistica è che non si tratta ormai più di un passaggio temporaneo e circoscritto, ma di una situazione di volatilità stabile. Come conseguenza, per sopravvivere, le imprese hanno sperimentato la necessità di diventare o rimanere flessibili e adattabili, pronti a rispondere ai cambiamenti dei tempi e dei mercati”. Una capacità di “resistere” che le imprese lombarde hanno saputo incarnare: “Non solo hanno reagito, ma lo hanno fatto anche meglio del sistema Paese e per alcuni parametri anche meglio del cluster di riferimento europeo”, aggiunge.

Internazionalizzazione, transizione green e digitale, policentrismo produttivo e investimento in capitale umano e cultura d’impresa. Sono queste le sfide, elencate da Bortoletti. Sullo sfondo, però, una parola costante: inquietudine. Secondo Antonio Calabrò, presidente dell’advisory board, è proprio questa componente a poter trasformarsi in “vantaggio per il genio italiano”, che affonda le radici nella “relazione tra senso della bellezza e produttività”.

Al dibattito è intervenuta anche la direttrice di QN-Il Giorno, Il Resto del Carlino e La Nazione Agnese Pini per allargare la visione allo scenario geopolitico e geoeconomico globale: “Sta cambiando l’uso della dialettica, del linguaggio. Stiamo assistendo a una guerra fredda, quella commerciale, che si gioca proprio con le parole. Il tema non è la stabilità dei governi, ma la stabilità di una visione, in uno scenario nel quale è impossibili fare previsioni. È questa incertezza il vero dato preoccupante, quello che ci rende inquieti”, sottolinea.

Manuela d’Onofrio, responsabile group investment strategy di UniCredit prende poi la parola per tracciare l’evoluzione dei mercati: “Dal 2008, l’economia statunitense è cresciuta a un ritmo doppio o triplo rispetto all’Italia, un divario attribuibile a due fattori: politiche fiscali restrittive in Europa contro quelle espansive americane, e un rapido piano di salvataggio bancario negli Usa che ha permesso una ripresa più veloce. A ciò si aggiunge la maggiore propensione al rischio delle imprese americane, specie tecnologiche, favorita dalla capacità di attrarre grandi intelligenze”. Ma oggi, auspica d’Onofrio, le crisi possono essere il motore dell’integrazione dell’Ue. Seguono due tavole rotonde. Marco Taisch, professore del Politecnico di Milano, Valentina Cogliati, Presidente e ceo Gruppo Elemaster, Alberto Dossi, presidente Gruppo Sapio e Costantino Vaia, ad del Gruppo Casalasco, si sono confrontati sulle “tre i: innovazione, internazionalizzazione, intelligenza”.

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Di “cultura d’impresa per una nuova leadership” hanno parlato Davide Dattoli, fondatore e executive chairman di Talent Garden, Cecilia Perego, cfo di PegPerego, Gianmario Verona, presidente di Fondazione Human Technopole e professore all’Università Bocconi, Gianluigi Viscardi, presidente onorario di Cosberg. A tirare le fila del convegno, il presidente di UniCredit, Pietro Carlo Padoan: “Il sistema globale affronta crisi multiple e l’assenza di governance. In questo scenario, l’innovazione tecnologica e la democrazia sono viste come chiavi per mitigare i rischi e favorire l’inclusione. L’Europa si trova in un sistema in crisi, con un fallimento dell’azione collettiva dovuto alla preferenza per decisioni locali piuttosto che comuni”.  



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