AI, per le pmi aumenti della produttività fino al 43%: ecco chi beneficia di più dell’intelligenza artificiale




Ultim’ora news 4 luglio ore 7

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Per l’intelligenza artificiale è tempo della «fase due». Dopo un paio d’anni di sperimentazione, le pmi italiane stanno iniziando a usare l’AI come strumento operativo. Il cambio di marcia è certificato dall’edizione 2025 del Webidoo Insight Lab che stima aumenti di produttività in alcuni casi superiori al 40%. Il salto è dovuto agli agenti AI, assistenti in grado di svolgere in modo autonomo alcune funzioni predefinite.

Chi beneficia di più dell’AI

In testa c’è il settore digitale con una crescita potenziale della produttività fino al 43,5%. Seguono servizi (42,5%) e retail (39,9%). L’impatto positivo si estende a comparti come turismo (38%) e sanità privata (36%), grazie all’automazione di attività ripetitive, mentre è limitato in settori poco digitalizzati come logistica (6%) e risorse umane (7%). «Ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo: il vantaggio non andrà a chi è più grande ma a chi si muoverà per primo», sottolinea Giovanni Farese, ceo di Webidoo.

Webidoo verso gli Emirati 

Webidoo è una pmi innovativa che, oltre a fare analisi tramite l’Insight Lab, ha sviluppato una serie di soluzioni tecnologiche. L’ultima, lanciata a giugno 2025, si chiama Groow e integra una serie di agenti AI. Nel 2024 la società – attiva anche negli Stati Uniti e in Medio Oriente – ha registrato un fatturato di 16 milioni di dollari con un ebitda di 3 milioni (+200% sul 2023). E ora sta rivedendo la sua strategia di fundraising. «La forte crescita dello scorso anno ci ha permesso di avviare delle interlocuzioni con investitori internazionali, sia europei sia extra-europei e contiamo di chiudere entro il 2025 un nuovo round di finanziamento», aggiunge Farese. L’ultimo round concluso da Webidoo per ora resta quello di serie A del 2021, quando la startup ha raccolto 6 milioni di euro.

Microcredito

per le aziende

 

Nel 2023 è stata avviata la ricerca di nuovi investitori per un round di serie B (non ancora finalizzato) – il range di riferimento è di 8-10 milioni – che ora punta molto sull’estero. Fuori dall’Italia «c’è un ecosistema di venture capital più maturo», conclude Farese, «e soprattutto i ticket in Medio Oriente e negli Stati Uniti sono molto più consistenti». (riproduzione riservata)



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