Emergenza caldo in Emilia-Romagna: l’agricoltura si confronta con le nuove regole


Con l’arrivo dell’estate e delle temperature estreme, la Regione Emilia-Romagna ha introdotto un’ordinanza – in vigore da ieri – che impone la sospensione delle attività lavorative più esposte al sole, come quelle in agricoltura, florovivaismo, cantieri edili e logistica, nella fascia oraria dalle 12.30 alle 16 nei giorni e nelle aree indicate dalle mappe nazionali come a rischio “alto” per caldo estremo. La misura, volta a salvaguardare la salute dei lavoratori, ha suscitato un acceso confronto tra istituzioni e organizzazioni agricole, preoccupate per le ricadute sulle imprese e sulla tenuta delle produzioni in un periodo cruciale per il settore primario. Di seguito le posizioni espresse da Cia Romagna e Confagricoltura Bologna.

Cia Romagna, Misirocchi: “Salute e sicurezza dei lavoratori sono centrali, ma l’ordinanza contiene misure rigide che penalizzano le imprese agricole e creano disagi anche ai lavoratori del settore”

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Le proposte presentate da Cia Emilia-Romagna alla Regione
Da ieri è entrata in vigore l’ordinanza regionale che impone lo stop al lavoro in agricoltura, nel florovivaismo, nei cantieri edili e affini, e nei piazzali della logistica dalle ore 12.30 alle ore 16 nei giorni e nelle aree in cui le mappe nazionali online del rischio segnalano un livello ‘alto’ di caldo estremo o anomalo. “Salute e sicurezza dei lavoratori sono questioni centrali, e non sono queste in discussione – afferma Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna – Infatti, esistono già strumenti efficaci allo scopo, come i protocolli nazionali di recente emanazione abbinati alle buone pratiche già applicate dalle aziende agricole nei rispettivi siti ed elencate nei Documenti di Valutazione dei Rischi, obbligatori, e riguardano anche la gestione del caldo, le pause, il rinfrescamento”.  Il settore agricolo necessita di strumenti efficaci, flessibili e compatibili con la natura stagionale e climatica delle attività produttive. “Alcune colture possono essere raccolte solo col caldo – spiega Misirocchi – Le sementiere, ad esempio: non si possono lavorare né al mattino con la rugiada, né alla sera con l’aria che si fa umida”. Dopo tutte le calamità affrontate dall’agricoltura e i danni alle coltivazioni, quest’anno il rischio per molti agricoltori è di perdere una parte di raccolti per la sospensione del lavoro in piena campagna, con effetti irreversibili e gravi ripercussioni economiche. Fra gli agricoltori c’è chi sta pensando di agire per chiedere i danni. Inoltre, diversi associati riferiscono che gli stessi dipendenti agricoli non condividono l’imposizione di questa pausa in quanto non sono disposti a fare due volte il viaggio per raggiungere il posto di lavoro o aspettare tre ore e mezza per poter riprendere l’attività.

Lo scorso 18 giugno, durante l’incontro con l’assessore regionale al Lavoro Giovanni Paglia, Cia Emilia-Romagna ha presentato un pacchetto di proposte alternative, tra cui l’avvio di un protocollo regionale condiviso con parti sociali, istituzioni e tecnici della sicurezza; la promozione di modelli organizzativi flessibili, come l’anticipo dell’orario o turnazioni; incentivi e supporti per dotazioni tecniche e protezione dei lavoratori; formazione e campagne informative multilingua; l’attivazione di meccanismi di sostegno al reddito, ad oggi assenti per molti lavoratori stagionali (Otd). “Serve un approccio condiviso capace di responsabilizzare imprese e lavoratori – afferma Stefano Francia, presidente Cia regionale  – rispettando le specificità produttive”. Cia Emilia-Romagna rinnova la disponibilità a collaborare con le istituzioni, chiedendo che si apra formalmente un tavolo di confronto per definire regole più efficaci, eque e condivise. “Salute e produttività non sono in contrapposizione – conclude Francia –  ma devono procedere insieme, con buon senso e rispetto reciproco”.



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