Protocollo Caldo 2025: CIG climatica, orari flessibili e nuove tutele sul lavoro | Articoli


Caldo estremo, ammortizzatori «climatici» e nuovi doveri d’impresa: tutto ciò che c’è nel Protocollo firmato al Ministero del Lavoro

È bastata un’ondata di calore da record e l’ennesima morte in cantiere – il 30 giugno a San Lazzaro di Savena – perché l’urgenza climatica entrasse, a pieno titolo, nell’agenda del diritto del lavoro.

Così, il 2 luglio 2025, al tavolo di via Veneto il Ministero del Lavoro, i sindacati confederali e le principali organizzazioni datoriali hanno apposto la firma sotto un documento che, senza modificare una sola riga di legge, ridefinisce in modo sostanziale il perimetro della sicurezza in azienda: il “Protocollo quadro sulle emergenze climatiche estreme”.

Prestito personale

Delibera veloce

 

    

Protocollo quadro sulle emergenze climatiche estreme: da raccomandazione a obbligo gestionale

Il Protocollo non crea nuove norme primarie – sarebbe materia da Parlamento – ma si innesta direttamente sugli articoli 2087 del Codice civile e 18 del D.Lgs. 81/2008. In pratica, rafforza l’obbligo datoriale di tutela prevedendo che ogni impresa:

  • controlli ogni giorno il bollettino “caldo” pubblicato dal Ministero della Salute o equivalenti sistemi di allerta;
  • aggiorni la valutazione dei rischi includendo gli indici micro-climatici (WBGT, temperatura percepita, umidità);
  • precisi, già nei Piani di sicurezza di cantiere e nei DVR, aree d’ombra, acqua e sali minerali, turni flessibili e DPI estivi ad hoc.

Le stesse indicazioni valgono per le imprese in appalto e per le attività di alternanza scuola-lavoro. Un tavolo tecnico verificherà l’applicazione entro sei mesi.

   

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%

 

La svolta economica: CIG “caldo” fuori dal tetto massimo

Sul fronte dei costi d’impresa la novità più attesa arriva dagli ammortizzatori sociali.

Il testo ribadisce la possibilità – già esistente dal 2017 – di utilizzare CIGO (industria) e CISOA (agricoltura) quando la colonnina supera i 35 °C reali o percepiti.

La differenza è che, per la prima volta, i giorni pagati per emergenza climatica non rientreranno nel plafond delle 52 settimane triennali; in più, l’accesso viene aperto anche ai lavoratori agricoli stagionali, sinora esclusi.

Per le imprese il messaggio è chiaro: il tempo perso a causa di un’allerta meteo certificata non peserà più né sul monte ore di cassa integrazione né sul bilancio aziendale. Una decisione che, secondo le stime INPS, potrebbe costare fra i 150 e i 200 milioni annui di spesa aggiuntiva ma abbattere, per contro, i costi sociali di infortuni e malattie da calore, stimati da INAIL nell’ordine di mezzo miliardo.

   

Protocollo quadro sulle emergenze climatiche estreme: Quattro direttrici operative (e un incentivo INAIL)

Il documento individua quattro macro-capitoli di intervento — informazione-formazione, sorveglianza sanitaria, DPI adeguati, riorganizzazione di orari e turni — lasciando ai contratti nazionali, ai tavoli territoriali e alle stesse aziende il compito di dettagliare soglie, procedure e premianti.

Chi recepirà formalmente il Protocollo potrà contare su sconti OT23 o su futuri incentivi Inail senza aggravi di finanza pubblica: un meccanismo che trasforma la prevenzione in vantaggio competitivo.

   

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

Le ordinanze delle Regioni e il nodo dei ritardi contrattuali

La cornice statale dovrà dialogare con la normativa regionale.

Undici Regioni – dall’Emilia-Romagna al Veneto – hanno già adottato ordinanze che impongono lo stop al lavoro all’aperto fra le 12:30 e le 16:00 nei giorni da “bollino rosso”, con proroga in alcuni casi fino al 15 settembre.

Il Protocollo chiarisce che tali provvedimenti, se conformi alla cornice nazionale, costituiranno causa di forza maggiore: un passaggio decisivo per evitare penali nei contratti pubblici e privati quando i cantieri si fermano per ragioni di sicurezza termica.

Il modello spagnolo: 4 giorni di congedo

Mentre in Italia si rafforzano gli ammortizzatori, la Spagna, nel 2024, ha istituito un congedo climatico di quattro giorni retribuiti in caso di eventi meteo estremi, senza passare per la CIG. È il paradigma che la Confederazione europea dei sindacati vorrebbe elevare a direttiva UE: un segnale che il terreno regolatorio resterà in movimento.

Protocollo quadro sulle emergenze climatiche estreme: che cosa accade adesso

  • Entro fine luglio il Ministero emanerà il decreto di recepimento.
  • Entro 90 giorni dovranno partire i tavoli di categoria per declinare soglie, procedure e premianti.
  • A gennaio 2026 si terrà la prima verifica semestrale di efficacia, con possibilità di ricalibrare le misure alla luce dei dati Worklimate.

    

Perché il Protocollo quadro sulle emergenze climatiche estreme:  conta davvero

L’accordo segna un cambio di paradigma: il micro-clima non è più un elemento esogeno ma un rischio da gestire con la stessa perentorietà con cui si gestisce un ponteggio o un solvente chimico. È un tema giuridico – nuovi obblighi organizzativi e di sorveglianza – ed è un tema economico, perché:

  1. riduce l’esposizione finanziaria delle imprese nei giorni di fermo;
  2. abbatte il premio assicurativo a chi investe in prevenzione;
  3. assicura continuità produttiva con turni flessibili e lavoro in fascia serale o mattutina.

In tempi di cambiamento climatico, la stessa temperatura che gonfia le bollette di condizionamento diventa variabile di costo del lavoro e di responsabilità datoriale.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Il Protocollo non risolve tutti i nodi ma offre, per la prima volta, un quadro condiviso in cui imprese, lavoratori e pubblica amministrazione parlano la stessa lingua: quella di un diritto del lavoro che deve adattarsi al termometro, pena la perdita di salute, produttività e, in ultima analisi, valore economico.

Questo e’ un protocollo quadro a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, ma va declinato per le singole categorie. Noi siamo pronti, come Ance, cosi’ come lo siamo stati per il protocollo Covid, che e’ stata un’esperienza virtuosa di tutto il nostro sistema e dei sindacati, ma e’ chiaro che il caldo arriva ogni anno: vorremmo che si stabilizzasse una norma per l’emergenza a caldo, non solo protocolli temporanei. Torna il caldo, torna ogni anno, e vorremmo essere preparati con una stabilita’ normativa e con indicazioni chiare su come comportarci nei cantieri. Nel nostro settore non ci sono distanze col sindacato, il tema e’ che un protocollo non riesce ad agire sulle deroghe che chiediamo ai Comuni, per esempio per cominciare a lavorare prima ed evitare le ore piu’ dure. Ecco perche’ chiediamo una legge: servono regole certe per gestire l’emergenza climatica. Non si tratta di interessi contrapposti, ma di specificita’ del nostro settore che richiedono un approfondimento e una stabilita’ normativa per tutelare davvero la salute e la sicurezza dei lavoratori”.

   

Conclusione: basta protocolli, servono nuove leggi

Il clima non è più un capitolo sull’avvenire: è cronaca quotidiana che brucia cantieri, piazze e bilanci d’impresa. Continuare a rincorrerlo con protocolli emergenziali vuol dire restare sempre un passo indietro.

Occorre invece un provvedimento organico, di rango normativo, che riscriva — una volta per tutte — i parametri di tempo e luogo del lavoro italiano:

  • orari modulati sul micro-clima reale, non più sulla tradizione dell’orario 8-17;
  • piani urbani del lavoro capaci di far convivere logistica, turismo e quiete cittadina senza scaricare i costi sui lavoratori;
  • tutele estese agli artigiani e alle micro-imprese edili, oggi esclusi o frammentati in una giungla di partite IVA;
  • riordino della “flessibilità”: negli ultimi vent’anni la ricerca del costo variabile ha smontato il tessuto imprenditoriale stabile; il clima mutato impone invece reti d’impresa robuste e cooperative, in grado di investire in prevenzione e innovazione tecnologica.

La sfida termica è strutturale e pretende regole strutturali.

Senza un quadro legislativo che integri ambiente, economia e diritto del lavoro, continueremo a moltiplicare circolari, deroghe e bonus, lasciando irrisolto il nodo vero: garantire produttività e salute in un Paese che, climaticamente, non è più quello di ieri.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Contabilità

Buste paga