Padova tra le prime province per numero di apprendisti. Dall’Aglio: «Modello che va sostenuto»


Con 3.305 rapporti di apprendistato attivi nelle imprese artigiane al 31 dicembre 2024, la provincia di Padova si conferma tra le realtà più dinamiche del Veneto, rappresentando quasi il 20% dei contratti regionali in ambito artigiano. A certificarlo è il report realizzato da Veneto Lavoro e Confartigianato Imprese Veneto, integrato da una survey qualitativa che ha visto la partecipazione di 82 imprese padovane su oltre 600 intervistate a livello regionale.

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Padova figura tra le prime tre province per numero assoluto di apprendisti impiegati nelle imprese artigiane. Il contratto più diffuso è l’apprendistato professionalizzante: solo a Padova, a fine 2024, si contano circa 3.200 rapporti attivi in questa forma. Nel 2024, le nuove assunzioni non stagionali in apprendistato professionalizzante sono state 1.214 nel settore industriale e 590 nei servizi. Nell’ambito delle aziende di produzione, circa la metà di questi contratti riguarda imprese artigiane.

«L’apprendistato è da sempre la principale porta d’ingresso nel mondo dell’artigianato. Le nostre aziende sono luoghi storici di formazione, crescita e trasmissione del sapere. Ma questo contratto va valorizzato e aggiornato, perché risponda alle aspettative delle nuove generazioni. Se vogliamo trattenere i giovani nei mestieri, dobbiamo investire sulla qualità dei percorsi, sulla figura del tutor e su un serio rilancio delle risorse pubbliche», sottolinea Gianluca Dall’Aglio, presidente di Confartigianato Imprese Padova

Anche se la tipologia di primo livello (per qualifica e diploma professionale) è meno utilizzata, sono comunque 86 i rapporti attivi in provincia. A livello regionale, si segnala una maggiore concentrazione nei settori delle costruzioni e nei servizi alla persona.

Dalla survey regionale emerge con chiarezza che l’apprendistato è considerato uno strumento strategico: oltre il 72% delle imprese artigiane venete ha avuto esperienze recenti con questa forma contrattuale e il 56,5% ha attualmente apprendisti in forza. La motivazione principale è legata alla possibilità di formare competenze su misura e favorire il ricambio generazionale.

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Le imprese artigiane attribuiscono grande valore alle competenze trasversali (team working, comunicazione, gestione del tempo), ritenendole più importanti delle competenze tecniche. La fascia formativa più rappresentata è quella con diploma di scuola superiore (38,4%), seguita dalle qualifiche professionali. Solo il 4,5% degli apprendisti ha una laurea. Le associazioni di categoria e gli enti di formazione risultano fondamentali per la gestione e l’attivazione dei contratti (56,4% delle risposte), mentre il 67,1% delle imprese conosce le misure agevolative, ma quasi un terzo ne resta escluso per carenza di informazione. Il confronto con altri modelli europei, come quello tedesco, evidenzia l’opportunità di rafforzare il ruolo del tutor aziendale e di promuovere figure dedicate alla formazione interna.

Secondo il XX Rapporto INAPP, i finanziamenti pubblici per la formazione esterna sono passati da 100 milioni di euro nel 2011 a soli 15 milioni annui dal 2017. Le Regioni hanno tagliato del 40% i fondi dedicati. Questo ha drasticamente ridotto la capacità del sistema di garantire percorsi di alta qualità, trasformando l’apprendistato, in molti casi, in un contratto a basso costo più che in un progetto formativo strutturato.



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