Agricoltura circolare: dalla rigenerazione del suolo alla valorizzazione degli scarti


L’economia circolare è intrinseca all’agricoltura, con il 74% delle aziende italiane che adotta pratiche sostenibili e si muove verso un’agricoltura sostenibile che è sempre più vicina a un’agricoltura circolare.

Dalle tecniche rigenerative all’uso di input circolari, il settore mira a preservare il capitale naturale. La gestione delle eccedenze per il consumo umano e animale, unita al riciclo di biomasse e sottoprodotti, riduce gli sprechi. La misurazione, sebbene ancora limitata, è cruciale per ottimizzare e comunicare gli impatti, promuovendo un modello agricolo più redditizio e resiliente. L’occasione per fare il punto della situazione sugli sviluppi dell’agricoltura circolare è offerta dalla presentazione dei risultati dell’Osservatorio Food Sustainability 2025 e dal convegno dal titolo: “Sostenibilità al plurale: strategie e relazioni per la filiera agroalimentare in trasformazione” espressamente dedicato ai temi del rapporto tra agricoltura e food sustainability.

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Agricoltura circolare: presente ma un po’ nascosta

L’applicazione del paradigma dell’economia circolare all’agricoltura rivela aspetti inediti e un profondo potenziale di rigenerazione. Contrariamente ad altri settori, la circolarità è “insita” nell’attività agricola stessa, richiamando il ciclo dell’acqua, della sostanza organica, dell’azoto e del carbonio. L’agricoltura, poggiando su risorse naturali come terreni ed energia, si pone il problema fondamentale di non dilapidare il capitale naturale, ma di rigenerarlo continuamente. Questa prospettiva rende le pratiche rigenerative un pilastro centrale della sostenibilità agricola.

Una diffusione promettente per l’agricoltura circolare

La ricerca dell’Osservatorio Food Sustainability ha rivelato che quasi il 74% delle aziende agricole indagate in Italia adotta almeno una pratica di economia circolare. Questo dato è particolarmente significativo per le imprese più strutturate, come cooperative e società di capitale. L’aspetto ancora più interessante dell’agricoltura circolare è la “pluralità” di pratiche adottate: le aziende tendono a utilizzare diverse tipologie di approcci circolari in combinazione, creando sinergie che amplificano i benefici.

Tipologie di pratiche circolari diffuse

Tra le pratiche più diffuse nell’ambito dell’agricoltura circolare, spiccano quelle rigenerative, adottate da più della metà delle aziende (53%). Seguono il recupero di input circolari (48%) e la gestione delle eccedenze per il consumo umano o animale (circa il 40% delle imprese). Infine, la gestione dei residui e degli scarti completa il quadro delle azioni circolari.

Eccedenze e valorizzazione degli scarti

Il riuso delle eccedenze alimentari è una componente chiave dell’agricoltura circolare, finalizzato a mantenere il prodotto per il suo scopo originale: l’alimentazione umana e, secondariamente, animale.

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La donazione per fini sociali è una pratica importante, con il 18% delle aziende agricole che la adottano. Un gruppo significativo di aziende pratica anche la trasformazione in azienda o vende direttamente attraverso mercati agricoli. Queste pratiche sono complementari e spesso utilizzate insieme, ad esempio, le eccedenze sono frequentemente accoppiate con pratiche rigenerative e il recupero di input circolari. Le filiere della frutta, degli ortaggi e dell’olivicoltura sono quelle in cui il riuso è più ampiamente praticato. Tuttavia, la misurazione delle eccedenze generate in azienda nell’ambito dell’agricoltura circolare rimane limitata (meno del 15% dei casi), un’area che necessita di sviluppo per aumentare la consapevolezza e migliorare la pianificazione delle pratiche circolari.

Recupero di scarti e Bbomasse

Gli scarti e i residui, inclusi quelli non valorizzati per il consumo umano, le biomasse (come quelle derivanti dalla potatura) e la parte inedibile dei prodotti, sono principalmente recuperati come materiali. Esempi legati all’agricoltura circolare includono l’uso della pula di riso per materiali da costruzione o la produzione di fertilizzanti tramite compostaggio. Il recupero energetico tramite digestione anaerobica è un’altra applicazione diffusa di agricoltura circolare. L’allevamento, in particolare quello bovino, gioca un ruolo cruciale in questo contesto, in quanto i reflui di allevamento sono un input fondamentale per il recupero dei materiali. Anche in questo caso, queste pratiche di gestione degli scarti sono quasi sempre utilizzate in combinazione con altre pratiche di economia circolare.

Agricoltura circolare e agricoltura rigenerativa

L’agricoltura rigenerativa si afferma come un tema importantissimo e distintivo nel settore agricolo italiano, con oltre il 50% delle aziende indagate che la praticano. Questo approccio sistematico all’agricoltura circolare è basato sui dati e mira ad adattare le pratiche agronomiche per ottenere effetti positivi sul clima, sulla natura e sulla salute del suolo.

Tutela della biodiversità e impegno per il territorio

La tutela contro la perdita di Biodiversità con la salvaguardia delle specie animali e vegetali e il mantenimento degli ecosistemi vicini (boschi, aree umide) sono altri pilastri fondamentali che permettono di valutare la fattibilità e la sostenibilità economica dell’agricoltura rigenerativa e dell’agricoltura circolare. L’obiettivo è proteggere e mantenere la fertilità e la salubrità del suolo, che sono centrali per la produzione agricola e la continuità dell’attività imprenditoriale agricola. Le pratiche rigenerative sono spesso usate in sinergia con la gestione degli scarti e l’uso di input circolari, e sono diffuse in tutte le classi dimensionali delle aziende agricole.



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