Le banche lasciano il Molise, l’83% dei comuni non le ha. Dramma nelle aree interne e per le imprese


Per la prima volta dopo anni, nel 2024 la percentuale delle filiali chiuse in Abruzzo (-2%) è stata inferiore alla media nazionale (-2,5%), dato comunque insufficiente a ribaltare un andamento che ne fa la terza peggior regione nell’arco degli ultimi 5 anni (-24,1%). Va decisamente peggio in Molise, che anche nel 2024 ha avuto una percentuale peggiore (-3,8%) rispetto alla media nazionale, riuscendo ad aggravare un dato che ne faceva già la peggiore regione d’Italia nell’ultimo quinquennio (-25%).

Emblematica la situazione di Isernia: 17 sportelli bancari in tutta la provincia (ma circa 10 sono nella sola città capoluogo), meno di quanti se ne possono trovare in una borgata di una grande città. Considerando che il territorio della provincia pentra ammonta a poco meno di 79mila abitanti, significa che c’è uno sportello ogni (quasi) 5mila abitanti. Che, considerato che in 47 centri di banche non vi è traccia, può voler significare fare diversi chilometri prima di trovarne una.

Prendendo la seconda città del Molise per numero di abitanti, Termoli, dove pure negli ultimi anni si è assistito a una diminuzione dei bancomat presenti, si rileva la presenza di circa 10 ATM (esclusi quelli delle Poste). Diciamo – ma il calcolo non è perfetto – uno ogni 3000-4000 abitanti. Cifra che però scende se si considera la presenza di 3 sportelli postali.

A darne notizia – che suona come l’ennesimo allarme, è il segretario regionale della Fisac/Cgil Abruzzo Molise, Luca Copersini. Ricordiamo che in Abruzzo però è attivo un Osservatorio Regionale sul Credito: in Molise no sebbene la problematica sia vieppiù sentita. Anche alla luce dei recenti casi di cronaca legati alle esplosioni di bancomat (sotto un nostro articolo di poche settimane fa), magari dell’unica filiale bancaria presente nel paese. Il caso più recente riguarda il postamat fatto esplodere a Petacciato, dove l’ultima banca ha fatto le valigie circa 3 anni fa.

“La presenza delle filiali bancarie in Italia – spiegano dal sindacato – presenta una forte concentrazione: oltre il 40% degli sportelli è situato in sole 3 regioni, cioè Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. E tale percentuale tende ad aumentare.
A fronte di una situazione nazionale che vede sportelli bancari in circa il 58% dei comuni, in Abruzzo questa percentuale è inferiore al 39%: maglia nera alla Provincia dell’Aquila (26% circa). In Molise esistono banche soltanto nel 17% dei comuni; nella provincia di Isernia appena 5 comuni su 52 presentano uno sportello bancario. Le aree interne risultano le più penalizzate dalle scelte degli istituti di credito, con la chiusura delle filiali che va di pari passo con lo spopolamento dei territori. Difficile stabilire quale sia la causa e quale l’effetto, ma possiamo sicuramente affermare che il passaggio dalle banche locali ai grandi gruppi bancari abbia accelerato il processo.

Esaminando il calo degli occupati – prosegue il sindacato – rileviamo una velocità nettamente maggiore rispetto a quella della chiusura delle filiali: in Abruzzo (-19% in 5 anni) è oltre 2 volte e mezzo il dato nazionale (-7%) ed in Molise è quasi il doppio (-14% circa). Questo andamento si spiega con la scomparsa degli istituti locali ed il trasferimento di tutte le funzioni direzionali dovuto all’acquisizione da parte dei grandi Gruppi, ma anche con il ridimensionamento delle filiali che restano aperte. Possiamo affermare – la sintesi – che i grandi gruppi bancari stiano drenando occupazione dai territori meno floridi a vantaggio delle regioni più ricche”.

Naturalmente, come rilevato in più occasioni, non avere banche molto spesso significa non avere un canale di credito, e ciò è tanto più vero – e drammatico – in un contesto, come quello molisano, fatto di piccole e piccolissime imprese. “Dove si chiudono le filiali cala anche il credito, in modo particolare quello accordato alle imprese. Nell’ultimo anno, a fronte di un calo del 3,2% del credito alle imprese a livello nazionale, in Abruzzo e Molise la riduzione è stata rispettivamente 6,1% e del 5%”. Crescono invece in queste regioni i depositi bancari, ma è presto spiegato il perchè: “Laddove le prospettive economiche non sono floride, gli imprenditori non sono stimolati ad investire e i loro risparmi restano sui conti”. Pertanto “viste la maggiore crescita dei depositi e la maggiore diminuzione dei finanziamenti rispetto alla media nazionale, i risparmi di abruzzesi e molisani finiscono sempre più per finanziare aziende di altre regioni. In tal modo le banche trasferiscono ricchezza dalle regioni meno ricche a quelle più floride: un fenomeno accentuato dalla scomparsa di istituti locali e dal loro assorbimento da parte di banche che operano su tutto il territorio nazionale”.

C’è poi una conseguenza negativa da non sottovalutare. “Laddove venga meno la funzione creditizia delle banche, si aprono spazi per finanziatori di altro genere: in molti casi l’ultima spiaggia diventa, per i piccoli imprenditori, l’usura. Anche nel 2024 notiamo, sulla base della classifica delle province italiane in base all’incidenza dei reati, redatta annualmente dal Sole 24 Ore, che nelle nostre regioni l’incidenza dei reati d’usura è nettamente superiore a quella degli altri reati, con le province di Pescara (4^) e Chieti (8^) nella poco invidiabile top 10 e le altre due comunque posizionate nella parte alta della classifica, mentre migliora la situazione in Molise”.

L’istituzione sulla spinta dei sindacati nella regione Abruzzo l‘Osservatorio Regionale sul Credito costituisce di per sé “un primo risultato positivo, in quanto costituisce una presa d’atto da parte della politica locale dell’esistenza del problema costituito dalla desertificazione bancaria. Tra gli obiettivi dell’Osservatorio la ricerca di una collaborazione con le banche per gestire le ricadute delle chiusure degli sportelli, e iniziative a favore del microcredito in favore di famiglie, artigiani e piccole imprese”.

Nei prossimi mesi – concludono dalla Fisac/Cgil – “punteremo ad attivare un osservatorio analogo anche in Molise”.

 





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