Recuperare l’Italia Nascosta: una visione strategica per rilanciare le AREE INTERNE



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Stamattina, quasi per caso, ho incrociato sullo schermo un programma televisivo che raccontava la vita, le difficoltà e la bellezza struggente dei piccoli comuni italiani e delle cosiddette aree interne. È stato un tuffo nel cuore più autentico dell’Italia, quello che raramente fa notizia, ma che custodisce il senso profondo della nostra identità culturale e storica.

Paesi arroccati su colline e montagne, immersi in paesaggi mozzafiato, dove ogni pietra parla di secoli, ogni festa popolare conserva il profumo delle radici, ogni tradizione tramandata è un patrimonio inestimabile. È proprio in questi luoghi che si trova gran parte di quel 75% di beni culturali mondiali che rendono il nostro Paese un unicum straordinario nel panorama globale. Ma oggi, quei borghi si svuotano, silenziosamente. Le case si chiudono, le scuole si svuotano, le attività scompaiono. È un’Italia che scompare a piccoli passi, sotto gli occhi distratti del presente.

Eppure, il futuro può e deve passare anche da lì.

Il rilancio delle aree interne non è una nostalgia, è una strategia.

Serve una visione culturale, politica ed economica che non si limiti al recupero edilizio e al restauro dei centri storici – pur fondamentali – ma che guardi oltre. Serve un investimento tecnologico per connettere questi territori al mondo, renderli accessibili, abitabili, produttivi, non solo per i turisti del fine settimana, ma per una nuova generazione di cittadini, imprenditori, lavoratori e innovatori.

I giovani devono essere protagonisti di questa rinascita. Non possiamo chiedere loro di restare in luoghi che sembrano offrire solo ricordi. Dobbiamo creare le condizioni perché restare diventi una scelta coraggiosa e sensata: con infrastrutture moderne, reti digitali avanzate, incentivi all’impresa, coworking, smart working, formazione diffusa, innovazione applicata ai mestieri antichi.

Serve un progetto Paese. Serve che pubblico e privato collaborino, che le imprese, le istituzioni, le associazioni culturali e le comunità locali facciano squadra per rilanciare quello che è a tutti gli effetti un giacimento di valore. L’Italia dei piccoli comuni è un’Italia strategica. È una rete capillare che, se valorizzata, può restituire coesione sociale, attrattività internazionale, qualità della vita e sviluppo sostenibile.

Come Confederazione delle Imprese nel Mondo, sentiamo il dovere morale e istituzionale di riportare l’attenzione su questi territori. Abbiamo il compito di rappresentare anche le imprese che operano in contesti marginali, spesso eroicamente, e che chiedono solo di poter lavorare in condizioni eque, con servizi adeguati e prospettive concrete.

L’Italia nascosta non è un peso: è una risorsa. E come tutte le risorse preziose, richiede cura, visione e responsabilità condivisa. Senza di essa, il Belpaese rischia di perdere l’anima.


 

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