L’indagine ha permesso di ricostruire un articolato sistema fraudolento che, attraverso 6 cantieri localizzati in provincia di Lecce, ha generato una massa di crediti fiscali basati su lavori di ristrutturazione mai eseguiti o solo parzialmente realizzati. In tutti i casi, i lavori risultavano invece regolarmente attestati come completati da professionisti abilitati, che avevano apposto il visto di conformità necessario alla fruizione degli incentivi.
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Il meccanismo, secondo gli inquirenti, prevedeva l’emissione di numerose fatture per operazioni inesistenti, per un valore complessivo di quasi 3 milioni di euro, successivamente registrate nei sistemi informatici dell’Agenzia delle Entrate con lo scopo di ottenere crediti d’imposta da monetizzare attraverso cessioni a istituti finanziari, banche, poste e società terze.
Il provvedimento di sequestro è stato eseguito in più sedi: tra cui conti bancari, depositi postali, strumenti finanziari e persino il “cassetto fiscale” della società coinvolta, ritenuta parte integrante dell’articolata rete di frode.
Gli indagati sono quattro, ai quali sono contestati i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica in certificazioni rilasciate da pubblici incaricati ed emissione di fatture false. Alla società coinvolta sono invece attribuiti i profili di responsabilità amministrativa degli enti, in base al decreto legislativo 231.
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