Moody’s conferma il rating e alza le prospettive all’Italia


Ancora un voto positivo per i conti pubbblici italiani. Moody’s ha confermato il proprio giudizio a Baa3 e ha alzato l’outlook a positivo.

La pagella è l’ultima delle tre sorelle del rating dopo la promozione di S&P e la scelta di Fitch di mantenere invariato il voto sull’Italia. Il risultato «è il frutto del lavoro serio e silenzioso che stiamo portando avanti dall’inizio del governo. Un risultato che arriva, inoltre, in un contesto dove a fronte di giudizi negativi diffusi c’è un Paese, l’Italia, al quale viene riconosciuto un upgrade significativo», ha commentato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. «Voglio anche sottolineare che questo risultato porta un beneficio alle famiglie, imprese e persino alle banche italiane». A favore del Paese hanno giocato una performance fiscale «migliore del previsto» e un contesto politico interno stabile.

LE MOTIVAZIONI

L’agenzia segnala la forte crescita delle entrate e la riduzione delle spese, anche per l’eliminazione graduale del Superbonus. Per il futuro Moody’s prevede che il debito pubblico raggiungerà il 138,4% del pil nel 2026 e nel 2027, in aumento rispetto al 135,3% dell’anno scorso. «Dal 2028 in poi, avanzi primari sostenuti dovrebbero portare il peso del debito a un graduale calo».

In questa cornice sono arrivate le parole di Donald Trump sui dazi e la minaccia di imporre tariffe al 50% sulle importazioni dalla Ue, Italia compresa Roma non demorde sulla possibilità per l’Unione europea di arrivare a un accordo con gli Stati Uniti e scongiurare così il rischio di uno scontro commerciale tra i due blocchi sulle sponde opposte dell’Atlantico.

«Occorre essere certosini», ha ripetuto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, chiedendo pazienza e determinazione L’obiettivo «è sempre zero dazi», ha spiegato il titolare della Farnesina.

L’impressione all’interno della maggioranza è che la posizione trumpiana sia una carta negoziale. Già da tempo Roma si è schierata contro l’idea di contro-misure pesanti. Ma nel frattempo ha iniziato a dotarsi di un salvagente per le filiere che rischiano di essere più colpite dall’onda tariffaria. Il piano d’azione sull’export ha già individuato una serie di mercati alternativi, sebbene sostituire il 10% dell’export rappresentato dai consumatori a stelle e strisce sia complicato. La strategia prevede tra le altre misure il rafforzamento degli strumenti di sostegno all’internazionalizzazione affidati alle partecipate Sace e Simest di concerto con l’Ice, l’agenzia per il commercio estero. In prospettiva ci potrebbero inoltre essere risorse per circa 25 miliardi, di cui 14 miliardi ricavati dalla rimodulazione del Pnrr e altri 11 dai fondi di coesione.

La volontà di Trump è quella di riequilibrare il disavanzo commerciale con i partner. Quello nei confronti della Ue ammontava a fine 2024 a 198,2 miliardi. In questo quadro l’Italia pesa per un surplus di circa 35 miliardi. Per adesso i timori della politica protezionistica di Washington hanno portato a un balzo delle vendite verso gli Usa nei primi due mesi dell’anno. L’export italiano è cresciuto del 41,2%, soprattutto per le vendite straordinarie di navi, rilevava l’Istat.

Dell’effetto anticipo ha beneficiato tra gli altri anche la Germania, che proprio per la spinta dell’export ha centrato nel primo trimestre del 2025 una crescita del pil dello 0,4%, facendo meglio del dato preliminare diffuso alcune settimane fa. Fieno in cascina per l’espansione economica dell’intero anno, sulla quale si staglia l’incertezza dell’andamento delle trattative con l’amministrazione statunitense. Anche uno buon segnale per l’Italia, la cui stima preliminare era di una crescita tra gennaio e marzo allo 0,3%, migliore di quella francese e tedesca.

Le ultime posizioni della Casa Bianca stanno alimentando timori del mondo produttivo. «Occorre uno sforzo collettivo per preservare gli equilibri degli scambi internazionali», commenta Micaela Pallini, presidente di Federvini. Il mondo delle bevande è uno dei più esposti, al pari di moda, macchinari e del farmaceutico, inizialmente esentato e ora tornato sotto tiro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link