Near Miss: non più un’anomalia ma un indice di maturità aziendale


Nel mondo della sicurezza sul lavoro, spesso è ciò che non succede a fare davvero la differenza. Il concetto di “near miss“, o mancato infortunio, è un esempio lampante di come la prevenzione non si esaurisca nel reagire agli incidenti, ma inizi molto prima, nell’analisi degli eventi che — pur non provocando danni — avrebbero potuto farlo.

Oggi più che mai, questo approccio si rivela importante, soprattutto per le piccole e medie imprese italiane (PMI), che rappresentano l’ossatura del nostro sistema produttivo. Tuttavia, proprio in queste realtà, l’adozione di strumenti strutturati per la segnalazione e gestione dei near miss è ancora poco diffusa.
Ed è qui che entra in gioco il progetto Condivido, promosso da Inail in collaborazione con università e partner istituzionali.

Un patrimonio informativo troppo spesso ignorato

Molti imprenditori considerano i near miss come semplici “incidenti evitati”, spesso non degni di segnalazione. Un atteggiamento che sottovaluta il valore informativo di questi eventi. Secondo l’approccio alla base del progetto Condivido, ogni mancato infortunio contiene dati preziosi: segnali di criticità operative, comportamenti a rischio, o carenze organizzative che, se trascurati, possono trasformarsi in tragedie.

Il principio è semplice ma rivoluzionario: trasformare ogni near miss in un’opportunità di apprendimento. Non un semplice “quasi incidente”, ma un campanello d’allarme che consente di intervenire prima che il danno si manifesti.

Dalla teoria alla pratica: cosa possono fare le PMI?

Uno dei principali ostacoli alla diffusione della cultura del near miss è la difficoltà, da parte delle PMI, di dotarsi di strumenti adeguati. Le risorse sono limitate, e spesso manca il know-how per implementare sistemi di raccolta e analisi dei dati.

Proprio per questo, il progetto Condivido ha sviluppato una metodologia snella, adattabile anche alle microimprese, che consente di gestire in modo standardizzato la segnalazione, l’analisi e il trattamento dei near miss.
Attraverso cioè l’adozione di semplici moduli operativi e di una piattaforma digitale dedicata, le imprese possono finalmente entrare in una logica di prevenzione proattiva, supportata anche da reti collaborative e assistenza istituzionale.

Ma la vera sfida non è solo tecnica, è culturale.
Serve infatti promuovere una nuova visione della sicurezza, dove ogni lavoratore diventa parte attiva nel segnalare le criticità e proporre soluzioni.
Il coinvolgimento di RLS, preposti e responsabili del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) è essenziale per alimentare un ecosistema della sicurezza partecipato, dove la comunicazione non è vista come un obbligo, ma come un valore.

In un sistema così organizzato, il near miss non sarà più visto come un’anomalia, ma come un indice di maturità aziendale. Raccogliere e analizzare questi dati significa costruire un ambiente di lavoro più sicuro, efficiente e, in ultima analisi, più competitivo.

Il futuro è predittivo, non reattivo

In un’epoca in cui i dati sono la nuova risorsa strategica, ignorare i segnali deboli — come i near miss — significa rinunciare a uno strumento di prevenzione predittiva tra i più efficaci.
Le PMI hanno oggi l’opportunità di fare un salto di qualità, passando da una sicurezza “sulla carta” a una sicurezza viva, quotidiana e condivisa.
E forse è proprio questa la sfida più grande: smettere di rincorrere gli incidenti, e iniziare a prevenirli partendo da ciò che (per fortuna) non è ancora successo.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link