Vinitaly guarda oltre le barriere commerciali e per la sua 57a edizione, a Veronafiere dal 6 al 9 aprile, si presenta con circa 4.000 aziende e un quartiere espositivo al completo, confermandosi baricentro e termometro del vino italiano. Nei 18 padiglioni della manifestazione (tra fissi e tendostrutture) attesi operatori dall’Italia e da 140 nazioni. In particolare, Veronafiere punta a confermare il contingente di 30mila buyer della domanda internazionale, Stati Uniti compresi, per quella che è la più grande “agenda business” del Made in Italy enologico. È la fotografia dell’unica rassegna internazionale dedicata al vino italiano scattata giovedì a Roma nella conferenza stampa di presentazione a palazzo Montemartini.
Tra gli obiettivi che caratterizzano tutte le iniziative messe in campo quest’anno da Veronafiere si consolidano quelli della promozione e dell’internazionalizzazione, mentre punta a crescere ulteriormente il palinsesto dei contenuti, con Vinitaly che evolve da osservatore delle tendenze a incubatore delle stesse.
Per il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, «in questi ultimi anni abbiamo lavorato intensamente con le istituzioni, ministeri, ambasciate, ICE e camere di commercio internazionali, per ampliare la promozione a supporto della competitività del settore. Oggi Vinitaly rappresenta l’aggregatore naturale del vino italiano sui principali mercati target. Un posizionamento che intendiamo rafforzare ulteriormente mettendo a disposizione della politica e delle imprese tutto il nostro know how, per sostenerle nelle sfide derivanti dal complesso scenario attuale, tracciando anche nuove rotte di destinazione».
L’internazionalizzazione, sempre in chiave bidirezionale da Verona al mondo e viceversa, rimane infatti una priorità della manifestazione e del piano di incoming realizzato da Veronafiere in collaborazione con Agenzia ICE per Vinitaly 2025. «Sono 1.200 i top buyer accreditati e ospitati a Verona – ha annunciato il direttore generale, Adolfo Rebughini –. Una selezione profilata da 71 Paesi, sei in più rispetto all’anno scorso, che ha centrato l’obiettivo di replicare il record del 2024. Un risultato non scontato visto il perdurare delle tensioni geopolitiche». Tra le delegazioni più numerose dei super operatori selezionati dall’area extra Ue, in pole position quelle da Usa e Canada, seguite da Cina, UK, Brasile ma anche da India, Singapore, Giappone e Corea del Sud. Mentre, per il Continente europeo, primeggiano Germania, Svizzera, Nord Europa e l’area balcanica.
«La svolta iniziata dieci anni fa, con la divisione netta tra business in fiera e winelover in città e rafforzata ulteriormente nel 2023, è oggi irreversibile e dovrà trovare un ulteriore sviluppo nei futuri piani strategici di Veronafiere – ha spiegato l’amministratore delegato, Maurizio Danese –. Il potenziamento del calendario estero sulle principali aree della domanda e l’ottimizzazione degli investimenti per amplificare l’ecosistema del brand fieristico del vino italiano sono le direttrici che consentiranno a Vinitaly di essere sempre più internazionale e orientato alle esigenze delle aziende».
Dai mercati ai trend, Vinitaly rappresenta un incubatore delle tendenze che da sempre intercetta, monitora e analizza al fine di potenziare servizi e contenuti per le aziende espositrici e per il settore.
«Vanno in questa direzione – ha poi continuato il direttore generale Adolfo Rebughini – il progetto dedicato ai vini NoLo (senza o basso contenuto d’alcolo, ndr) che entrano per la prima volta nel programma della rassegna sia a livello espositivo nell’area Mixology che contenutistico. Sono infatti due i focus in calendario: il primo sulle attese del mercato e il secondo sulle tecnologie 0.0. Spazio anche ai RAW Wine e ai vini di Amphora Revolution, che si inserisce nella 57a edizione del Salone. Tra le novità, anche quella specifica sull’enoturismo. Debutta infatti il numero zero di Vinitaly Tourism, con la partecipazione di tour operator nazionali ed esteri specializzati da Stati Uniti, Spagna e Germania. Un progetto che, in prospettiva, potrebbe entrare anche nei palinsesti delle tappe estere della manifestazione in Asia, Sud e Nord America».Alla conferenza stampa di presentazione del 57° Vinitaly, oltre ai vertici di Veronafiere con il vicepresidente Matteo Gelmetti, sono intervenuti Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare, Alessia Rotta, assessore al Commercio e attività produttive del Comune di Verona e Matteo Zoppas, presidente Agenzia ICE.
Dopo la relazione del responsabile dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly su “Vino, focus sui giovani: i consumatori under 44 di oggi e di domani in Italia e negli Stati Uniti”, hanno preso la parola anche Paolo Castelletti, segretario generale Unione italiana vini, Roberta Garibaldi, esperta di turismo e docente presso l’Università degli studi di Bergamo, Micaela Pallini, presidente Federvini, Massimo Tribaldi, vicepresidente Assoenologi e Marzia Varvaglione, presidente Ceev.
Alessia Rotta, assessora al commercio, attività produttive e manifestazioni del Comune di Verona delegata dal sindaco Damiano Tommasi, ha detto: «Manifestazioni come Vinitaly riconfermano Verona come crocevia di eccellenze, di incontri, di cultura, capace di stare al passo con i tempi e di affermarsi come luogo dove il mondo del vino a livello internazionale si incontra, dialoga e si confronta sui temi di stretta attualità, grazie anche al lavoro importante del management sull’internazionalizzazione, dagli Stati Uniti al Kazakistan e alla Cina. Verona è in fermento, Vinitaly è la nostra rassegna d’eccellenza, a cui garantiamo una collaborazione piena e totale».
Per il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, «Vinitaly rappresenta oggi, ancor più che negli anni passati, un sistema consolidato di promozione del sistema vino, che non è solo il prodotto, è anche tutto quello che vi ruota intorno. Ci saranno grandi dibattiti, grandi interventi, con la presenza anche di due commissari europei. Il commissario all’Agricoltura, Christophe Hansen, verrà a rappresentare proprio le strategie europee che sfuggono al tentativo ideologico di demonizzare il vino, ma ci sarà anche il commissario alla Salute, Olivér Várhelyi, assieme al nostro ministro della Salute Orazio Schillaci, proprio per ragionare tecnicamente e scientificamente sul rapporto vino e salute. Come Ministero quest’anno vogliamo porre l’accento sull’enogastronomia e sull’importanza di un’alimentazione di qualità, ma anche sulla capacità del vino di promuovere e salvaguardare il territorio. Sul fronte dei dazi – ha concluso Lollobrigida – come Italia, da protagonisti, stiamo lavorando per rafforzare la capacità dell’Unione Europea nell’atteggiamento diplomatico, per riuscire nell’obiettivo di mantenere solido il mercato statunitense».
Matteo Zoppas, presidente ICE, ha aggiunto: «L’export italiano del vino ha chiuso un 2024 positivo, registrando 8,1 miliardi di euro e un +5% rispetto al 2023: il risultato arriva dopo la scia del passato effetto fisarmonica sugli acquisti del post covid e lo stesso effetto fisarmonica che hanno i magazzini per l’incertezza generata dei dazi. Per compensare eventuali effetti, va rinforzata l’intensità del lavoro in America, paese strategico per la categoria del vino e spirita. Puntiamo a mercati alternativi come paesi Sudamericani, Balcanici e Asiatici, Giappone e Cina hanno grande potenziale nei canali non etnici. Anche la Russia e l’Ucraina potrebbero essere un’opportunità al cessare del conflitto. Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, la cui popolazione non indigena apprezza i vini italiani ha un potenziale inespresso, mentre il segmento dei vini non alcolici cresce del 60%, è sicuramente la moda del momento e va capito se sarà un nuovo mercato stabile. Il Vinitaly resta un punto di riferimento per il settore. Quest’anno ICE insieme a Veronafiere ha realizzato un incoming di 369 buyer, +10% rispetto al 2024, organizzando anche tour delle cantine sul territorio per presentare al meglio prodotto. Non solo, si conferma l’impregno per il settore con le attività internazionali di Veronafiere, a partire da Chicago».
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