Autonomia, innovazione, resilienza ripari dalla tempesta


La forza economica dell’autonomia è negli investimenti di sistema. Nella foto, la posa della fibra ottica

Mentre le scosse geopolitiche e i dazi trumpiani spaventano il mondo, il Presidente della Camera di Commercio di Trento, Andrea De Zordo, offre una boccata d’aria fresca: «L’economia provinciale – ha dichiarato nella conferenza stampa del 5 marzo – comincia ad evidenziare segnali più confortanti». Dall’indagine congiunturale sul 4° trimestre 2024 emergono infatti «timidi segnali di recupero» del fatturato delle imprese esaminate, in aumento del 2,3% rispetto allo stesso trimestre 2023, grazie soprattutto ai servizi alle imprese, ai trasporti e, in minor misura, al commercio e al manifatturiero, quest’ultimo in «debole, ma significativa, ripresa del fatturato, dopo sei trimestri di costante contrazione». Bene gli ordinativi (+4,2%) anch’essi dopo molti trimestri negativi. Sicché gli imprenditori intervistati si dicono soddisfatti della redditività attuale delle proprie aziende, pur se perplessi sulle prospettive dei prossimi mesi.

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Una visione relativamente tranquillizzante, condivisa dalla Giunta provinciale: «La dinamica del ciclo economico … si riflette sullo scenario provinciale, per quanto il Trentino abbia mostrato negli ultimi anni maggiori dinamicità e resilienza rispetto ai territori di confronto» (P.I.A.O. 2025-27, 7 febbraio 2025). È spontaneo chiedersi se tutto ciò sia la quiete che precede la tempesta, oppure se il Trentino sia davvero un’isola felice o, ancora, se lo sia, ma a certe condizioni.

La prima ipotesi deriva dalla «teoria del ritardo» con cui il Trentino sarebbe colpito dalle recessioni, ma sembra smentita dalla tenuta del sistema locale e dalla positiva evoluzione del PIL provinciale negli ultimi anni (v. Vita Trentina, 2 febbraio 2025). Non è tuttavia detto che in un futuro così incerto questa tenuta sia replicabile. La seconda ipotesi, con guerre (commerciali, e non solo) in arrivo, disuguaglianze sociali, bassi salari, inflazione in agguato e stringenti vincoli di finanza pubblica, appare oggi non realistica. La terza è la tesi più convincente. Se il Trentino se la sta cavando non è per caso, e potrà riuscirci ancora, anche di fronte a nuovi shock, se saprà valorizzare i propri punti di forza.

A ripararci in caso di tempesta sarà il poderoso impatto della nostra autonomia sotto forma di opere, servizi e domanda pubblica; sarà la resilienza di un tessuto imprenditoriale diversificato per settori e per dimensioni aziendali e quindi più elastico, specie nei frangenti critici, e per questo sostenuto con forza anche nei momenti di maggior splendore dei distretti industriali (in cui invece c’è una concentrazione di imprese nello stesso settore); sarà l’innovazione innervata nelle aziende e nei centri di eccellenza grazie a robuste sovvenzioni pubbliche.

Questi «ripari» vanno ora potenziati in vista di nuove sfide globali. La forza economica dell’autonomia è negli investimenti di sistema (come scuole, strade, fibra ottica, aree industriali, energia, aiuti selettivi), la sua vitalità è nella coesione sociale (e nei suoi facilitatori, come i corpi intermedi), mentre nelle inefficienze (come l’eccesso di burocrazia) e nei privilegi (come gli aiuti non selettivi) può annidarsi il suo declino. Alla diversificazione produttiva servono infrastrutture e servizi di supporto alla qualità, specie mediante reti d’impresa; l’innovazione va incoraggiata nel suo sgorgare sia dalla produzione, nella forma di miglioramento continuo, sia dalla conoscenza, attraverso la ricerca applicata. In tal modo qualsiasi tempesta farà meno paura.

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