Dal 2020 abbiamo avuto almeno 20 big disruption che hanno causato gravi tensioni sulle supply chain in tutto il mondo. E oggi con l’imposizione dei dazi stiamo vivendo una delle fasi più incerte della nostra economia. Per supply chain manager e operation manager parlare di new normal è un ossimoro. La stabilità è un ricordo del passato. Non esiste un nuovo equilibrio. Viviamo in un’era di disequilibrio permanente. Resilienza, agilità, flessibilità, visibilità end-to-end e capacità di collaborazione a valle e a monte della produzione. Il nuovo obiettivo è costruire supply autonome e adattative. «Non si tratta più solo di ottimizzare le risorse interne per essere efficienti. Oggi è indispensabile saper riconfigurare dinamicamente i processi sull’intera catena del valore per adattarsi in tempo reale a ciò che accade. Non basta più reagire quando il problema si presenta: serve anticipare, prevenire, decidere in anticipo», afferma Carla Masperi, ad di Sap Italia. Come affrontare le disruption? Come minimizzare l’esposizione al rischio e aumentare la capacità di resilienza?
Ecco le riflessioni più interessanti emerse nel corso Sap Innovation Day for Supply Chain, evento cui hanno preso parte aziende utenti finali (Agritalia ed Eltech), partner Sap (Westernacher Consulting, Kpmg, Derga Consulting, Engineering, Syskopla Reply, Altea Up, Syscons e Avvale) ed esponenti del mondo accademico, come Raffaele Secchi, professore ordinario di economia e gestione delle imprese presso Liuc Università Cattaneo e Università Bocconi nonché direttore del Supply ChAIn Lab. «Aumentare l’efficienza operativa, ottimizzando risorse, flussi e costi. Rendere i processi decisionali più rapidi, agili, grazie alla capacità di analizzare scenari, prevedere rischi e suggerire soluzioni. Le nuove tecnologie, e in particolare l’intelligenza artificiale, permettono oggi di creare supply chain a prova di disruption», dice Giacomo Coppi head of supply chain management di Sap Italia.
Simulare la previsione della domanda e delle interruzioni, pianificare e ottimizzare la produzione e la manutenzione, gestire dinamicamente l’inventario. In questo contesto il digital twin supportato dall’intelligenza artificiale, predittiva e generativa, diventa il fondamento per lo sviluppo di soluzioni per l’intera catena del valore di un prodotto o di un servizio. Come afferma Juan Cartier, chief revenue officer supply chain management di Sap Emea: «È oggi possibile analizzare enormi volumi di dati per comprendere le relazioni tra le diverse variabili della supply chain, facilitando decisioni più informate. Si possono automaticamente identificare le problematiche, individuando, per esempio, fornitori alternativi per garantire che le richieste siano soddisfatte. E analizzare le opzioni di approvvigionamento evidenziando le scelte più vantaggiose in base ai costi e ai tempi di consegna. O, ancora, migliorare l’esperienza del cliente, consentendo alle aziende di contattare proattivamente i clienti in caso di problemi».
Carla Masperi, ceo di Sap Italia: l’ostacolo più grande alla realizzazione di supply chain resilienti è la frammentazione dei dati. Digital thread e business network per avere capacità predittive end-to-end sull’intera catena del valore
Secondo Masperi, l’ostacolo più grande per realizzare supply chain resilienti è la frammentazione dei dati. «Le aziende operano in silos, con sistemi digitali che non comunicano tra loro, impedendo così di sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale. Una supply chain frammentata non permette un dialogo continuo tra i processi, compromettendo la resilienza». Per Sap l‘AI, grazie alla sua capacità di analizzare grandi volumi di dati, ha la capacità di automatizzare processi operativi e prevedere scenari futuri. Insomma, l’AI può contribuire a creare un ecosistema aziendale più integrato, dove i vari processi lavorano in modo organico e coordinato. «La data integration che realizziamo con i nostri business network riduce la frammentazione e migliora la comunicazione tra i diversi reparti, aumentando la capacità dell’azienda di affrontare le sfide. L’AI può fornire insight utili, per la pianificazione della domanda e la gestione delle risorse finanziarie, aiutando le aziende a prendere decisioni più informate e a gestire meglio i cambiamenti nel mercato», sottolinea Masperi.
Le aziende si trovano ad affrontare una crescente complessità e incertezza che richiedono una gestione più agile e reattiva delle catene di fornitura. La pandemia, le crisi geopolitiche e ora la guerra commerciale evidenziano la costante vulnerabilità delle supply chain tradizionali
«Un passo fondamentale per creare supply chain resilienti consiste nell’implementazione di simulazioni per un’analisi predittiva. Consentono alle aziende di ottimizzare vari indicatori, come velocità, costi e tempi di immissione sul mercato di nuovi prodotti», dice Coppi. Fondamentale la pianificazione integrata che coinvolge tutti gli attori della catena di fornitura. «L’approccio collaborativo facilita la pianificazione, tenendo conto di fornitori alternativi e della capacità produttiva, riducendo il rischio di interruzioni», spiega Coppi. Insomma, una rete di business ben connessa consente la condivisione di informazioni tra tutti gli attori della supply chain. «La democratizzazione degli strumenti di pianificazione e gestione, grazie a soluzioni basate su cloud, permette anche alle piccole e medie imprese di accedere a tecnologie avanzate. Questo livella il campo di gioco e consente a tutti di migliorare la propria resilienza», afferma Coppi. Non meno importante l’asset management, con un focus sulla manutenzione predittiva. «È cruciale per ridurre i tempi di inattività. Investire in queste pratiche garantisce che gli asset critici funzionino senza interruzioni, contribuendo così alla continuità operativa», commenta Coppi. Quali le priorità di investimento? Cosa suggerite alle aziende per avere un ritorno di investimento tangibile e immediato? «Dipende dal contesto aziendale. Ci sono industry più sensibili alla parte pianificazione, altre alla parte di manufacturing. In generale vale per tutti il vantaggio che possono portare le soluzioni che consentono di fare delle simulazioni per individuare scenari alternativi sul planning, sulla schedulazione di produzione, sulla distribuzione, sulla domanda», commenta Coppi.
Macro e micro-disruption. L’adozione di tecnologie avanzate, come digital twin e strumenti di simulazione, si rivela fondamentale per analizzare e mitigare le vulnerabilità della supply chain
Negli ultimi due decenni, eventi significativi, sia naturali che causati dall’uomo, hanno messo in luce la vulnerabilità delle reti di approvvigionamento. La fragilità delle supply chain è diventata evidente, richiedendo un ripensamento delle strategie di gestione. Delle varie disruption, solo alcune hanno i contorni di un cigno nero, ma ce ne sono molte altre che non lo sono, come lo shortage dei materiali piuttosto che il blocco del Canale di Suez. «Gran parte delle disruption possono essere gestite, minimizzando i rischi», afferma il professor Secchi, che sottolinea l’importanza della preparazione e della resilienza. «Le aziende devono progettare le loro supply chain in modo da ridurre al minimo le vulnerabilità e, al contempo, sviluppare la capacità di rispondere rapidamente a crisi impreviste». Un altro aspetto cruciale è la visibilità lungo tutta la catena di approvvigionamento. «La mancanza di trasparenza può portare a conseguenze negative, non solo economiche, ma anche sociali e ambientali. In un contesto globale in continua evoluzione, la capacità di adattamento e innovazione diventa essenziale per garantire la sostenibilità e l’efficienza delle supply chain», dice Secchi. Essere pronti a riconfigurare i processi e le forniture in risposta a eventi disruptive. «L’adozione di tecnologie avanzate, come i digital twin e strumenti di simulazione si rivelano fondamentali per analizzare e mitigare le vulnerabilità. Questi strumenti consentono di generare scenari alternativi e di prendere decisioni informate in tempo reale», osserva Secchi.
Supply chain integrate. Come risolvere la fragilità delle filiere e la vulnerabilità delle pmi che sono parte delle supply chain delle grandi aziende
Quando si parla di supply chain estesa, si intendono due livelli. Una supply chain interna, che attraversa tutti i processi dell’azienda e poi l’integrazione esterna, verso i fornitori e verso il mondo della distribuzione. «Vent’anni fa ci si concentrava sui sistemi di scheduling orientati all’ottimizzazione della produttività. Poi qualcuno ha cominciato a vedere le cose in una prospettiva diversa. Ora la cosa più interessante per tutte le aziende diventa la capacità di rischedulare velocemente l’intera supply chain, avere la possibilità di rivedere velocissimamente i piani, poiché le difficoltà possono nascere sia disfunzionalità interne ed esterne. Questo credo che sia oggi il valore più importante che dobbiamo cercare e chiedere all’AI», afferma Secchi. «Negli ultimi 5 anni si sono registrate una ventina di macro-disruption. Occorre essere pronti per affrontare il new normal ovvero il no normal che ha come costante una variabilità permanente», aggiunge Secchi. Le aziende più fragili? Le pmi che si trovano a dover rispondere a richieste vincolanti senza avere alternative strategiche. «In molti settori, la flessibilità delle pmi è quasi nulla, dice Secchi. È quindi fondamentale sviluppare piani di emergenza per affrontare potenziali interruzioni». Insomma, le pmi, strette nella morsa dei colossi industriali, navigano a vista, ostaggio di rigidi piani di approvvigionamento imposti dall’alto. «Senza alternative strategiche, vulnerabili e reattive anziché proattive, la flessibilità delle pmi è un miraggio. Urge un cambio di rotta: piani di emergenza robusti, diversificazione dei fornitori, accumulo di risorse e una mentalità operativa agile sono imperativi categorici per affrancarsi da questa dipendenza pericolosa», afferma Secchi.
La supply chain è diventata un elemento cruciale nei modelli di business, non solo per cercare efficienza, ma come parte integrante della strategia aziendale. Le control tower per il monitoraggio delle performance
Come può essere soddisfatto un ordine o una richiesta soggetti a una molteplicità di variabili? Quali i potenziali fornitori? Quale la disponibilità a magazzino? Quali i tempi di approvvigionamento? Sono tutte domande che possono trovare risposte in una supply chain di nuova generazione, ispirata a modelli digital twin, la rappresentazione virtuale e dinamica di un’intera catena di fornitura, dalla produzione alla consegna finale. Insomma, la supply chain è diventata un elemento cruciale nei modelli di business, non solo per cercare efficienza, ma anche come parte integrante della strategia aziendale. La soluzione è connettere i processi aziendali in modo digitale, facilitando l’integrazione e la comunicazione tra diverse funzioni aziendali. «Da un punto di vista pratico significa implementare una logica di business network abilitata da piattaforme per la collaborazione e la condivisione di informazioni tra tutti gli attori della supply chain. Questo consente una pianificazione più efficace, tenendo conto di tutti i fornitori e della rete distributiva, per garantire che i prodotti siano disponibili quando e dove necessario», dice Coppi. Soluzioni che si affiancano a control tower per il monitoraggio delle performance aziendali. «Sono il cruscotto aziendale per le imprese manifatturiere ma non solo per loro, afferma Coppi. Permettono di avere visibilità sulla pianificazione, sia in termini quantitativi che finanziari, assicurando la tracciabilità dei materiali con controllo di filiera fino all’ultimo miglio».
(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 22 aprile 2025)
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