Il tema del costo del credito in Italia torna sotto i riflettori. Secondo il segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni, la situazione attuale penalizza famiglie e imprese: conti correnti con interessi tra i più bassi d’Europa e, allo stesso tempo, mutui e prestiti con costi tra i più alti del continente. Un paradosso che, se non corretto, rischia di comprimere ulteriormente la domanda interna e l’accesso al credito.
Cosa è successo
Intervenendo alla trasmissione L’Aria che tira su La7, Sileoni ha evidenziato che, nonostante i tagli dei tassi decisi a livello europeo, il Taeg medio sui mutui è rimasto stabile attorno al 3,5% da settembre scorso. In altre parole, il costo dei finanziamenti per comprare casa non si è ridotto, anzi continua a rappresentare un ostacolo per le famiglie.
Alla base di questa rigidità vi sarebbe il cosiddetto “risiko bancario”, ovvero la necessità per gli istituti di accumulare riserve per sostenere le operazioni di fusione e crescita. Lo stesso Sileoni ha chiesto un ruolo più attivo della politica, con misure come un rafforzamento delle garanzie pubbliche a sostegno della casa, per evitare che sia la BCE a imporre correttivi.
Sul fronte degli utili record, Sileoni non ha escluso l’ipotesi di una tassa sugli extra-profitti, precisando però che, in alternativa, le banche potrebbero sedersi a un tavolo col governo per sostenere progetti sociali — dalla sanità alla povertà — ricordando l’impegno di gruppi come Intesa Sanpaolo.
Perché è importante
Il tema tocca direttamente il rapporto tra banche, famiglie e imprese. Se i mutui resteranno costosi, l’accesso alla casa continuerà a essere fuori portata per molte famiglie italiane, con impatto immediato sul settore immobiliare. Per le imprese, invece, alti costi del credito rischiano di rallentare investimenti e piani industriali.
Dal punto di vista politico ed economico, il nodo dei tassi bancari diventa cruciale: intervenire ora potrebbe evitare che capitali esteri acquisiscano un ruolo dominante nel settore e che il costo del credito blocchi la ripresa economica del Paese.
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