PESCARA. L’assessore regionale alle Attività produttive, Tiziana Magnacca di Fratelli d’Italia, ha fissato già il giorno del vertice: il 18 settembre prossimo, incontrerà le associazioni degli artigiani, il Comune di Castelli e l’Ente mostra Artigianato artistico abruzzese di Guardiagrele. Un incontro per porre le basi di un piano di rilancio dell’artigianato in una regione che, da 10 anni a questa parte, continua a perdere idraulici, elettricisti, meccanici, falegnami e calzolai. Dal 2014 al 2024, in Abruzzo sono scomparsi 10.735 artigiani: un settore a rischio estinzione. I numeri dicono che quasi una ditta su tre ha chiuso i battenti (meno 26,8%). E i dati abruzzesi sono tra i peggiori d’Italia nonostante il boom del benessere con un aumento di parrucchieri, estetisti e tatuatori: peggio del crollo che si registra in Abruzzo, soltanto nelle Marche con quasi 20mila imprese scomparse (meno 28,1%) e in Umbria con 8.306 aziende chiuse (meno 26,9%). Un declino che non si arresta: in appena un anno, tra il 2023 e il 2024, in Abruzzo sono sparite 1.350 aziende (meno 4,4%).
«Non basta un colpo di bacchetta magica per invertire la tendenza», dice Magnacca che, per tentare di frenare questa deriva, chiama a raccolta Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claai e Unpli per mettere in piedi una riforma del settore: «Come Regione Abruzzo», dice, «ci siamo attivati per porre un argine a questa situazione: abbiamo scelto il percorso dell’ascolto con la concertazione tra i diversi attori del settore. Lo scorso 13 agosto, su mia indicazione, la dirigente del servizio Artigianato ha convocato per il 18 settembre un incontro per un ulteriore confronto sulle modifiche che ci prepariamo ad apportare alla legge regionale 30 ottobre 2009, numero 23, “Nuova legge organica in materia di artigianato”. Con le associazioni», dice Magnacca, «vogliamo confrontarci e vogliamo ascoltare quelle che potrebbero essere preziose indicazioni da tener conto nella fase di riforma complessiva. Temi sui quali abbiamo già avviato significative interlocuzioni che hanno riguardato le botteghe scuola, il passaggio generazionale, le scuole di formazione senza tralasciare forme di incentivazione per il settore».
Nell’ultimo anno, a Pescara gli artigiani sono passati da 6.808 a 6.469: meno 339 imprese (meno 5%) che vale un 38° posto in Italia. Stessa situazione nelle altre province: all’Aquila da 6.978 a 6.675 (meno 303, meno 4,3%, 64°), a Chieti da 8.587 a 8.228 (meno 359, meno 4,2%, 69°) e Teramo da 8.357 a 8.008 (meno 349, meno 4,2%, 70°). «I giovani non investono per il loro futuro nell’artigianato. Per questo», riflette Magnacca, «bisogna ripartire dall’istruzione professionale e dall’orientamento scolastico per meglio informare sugli sbocchi e sulle opportunità lavorative incentivando le azioni di alternanza scuola-lavoro per formare conoscenze e manualità. La partecipazione alle fiere nazionali e internazionali, con maggiori spazi per l’esposizione di manufatti artistici, permetterà all’Abruzzo di far conoscere ancor di più la ricchezza di una tradizione artigianale nell’oreficeria, nel legno, nella ceramica e nella moda». E l’assessore annuncia il programma: «La Regione Abruzzo parteciperà, come di consueto alla fiera dell’artigianato in programma a Milano, nel prossimo mese di novembre, in collaborazione con le Camera di Commercio regionali e daremo più spazio all’artigianato artistico». Magnacca rivendica misure a sostegno del settore: «Abbiamo ricalibrato i fondi Fers sulla competitività riservandoli al sostegno delle aziende micro e piccole, tra le quali quelle del settore artigianale. Siamo al lavoro», dice, «per consentire l’accesso al microcredito per le aziende artigianali con tagli di finanziamento da 10 a 80 mila euro con una quota destinata a fondo perduto, una misura attesa da tempo. Infine, un avviso curato da Fira, per conto di Regione Abruzzo, per l’internazionalizzazione mettendo a bando un milione di euro per le imprese artigiane per portare la nostra storia e le nostre tradizioni fuori dai confini nazionali nonostante i dazi e le pressioni geopolitiche per cercare nuovi mercati».
Ma, secondo l’assessore, serve anche un altro scatto: «La crisi dell’artigianato è anche molto culturale perché abbiamo negli anni svalutato il sapere artigianale e il lavoro manuale. Occorre fare un grande lavoro di natura culturale».
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