Affrontare la crisi dei pronto soccorso, segnata dalla crescente dipendenza dai medici freelance. Con un piano, definito una “parentesi” temporanea, punta a ridurre i costi per il sistema pubblico e a garantire maggiore qualità delle cure. È la proposta di Unimpresa che prevede il reclutamento di medici qualificati extra moenia, compensati con tariffe comparabili a quelle dei freelance, e misure di equità interna per consentire anche ai dipendenti pubblici di incrementare il reddito con turni extra. Obiettivo è rendere più stabile il sistema, trattenere i professionisti nel servizio sanitario nazionale e offrire maggiore sicurezza ai pazienti.
«Non solo l’utilizzo di questa tattica porterebbe a benefici sia a breve che a lungo termine, ma questi benefici si verificherebbero relativamente rapidamente. In primo luogo, i veterani beneficerebbero certamente di una migliore qualità e sicurezza delle cure grazie all’utilizzo di medici esperti che il sistema sanitario conosce già. In secondo luogo, i medici interni contribuirebbero a guadagni aggiuntivi e renderebbero meno probabile la partenza e più attraente rimanere nel settore pubblico. La proposta si posiziona non solo come una risposta all’urgenza, ma come un modello potenzialmente virtuoso per affrontare un problema unico di accesso del personale ai servizi sanitari comunitari, basato non sulla quantità di cure ma sulla qualità, incentivi ed equità» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Marco Massarenti.
Secondo Unimpresa, con l’emergenza nei pronto soccorso in aumento e la forte dipendenza dai medici freelance, serve un piano dettagliato per alleviare le crisi del personale ospedaliero. Si tratta di una “parentesi” temporanea, cerca di affrontare la carenza di personale senza sacrificare qualità e stabilità.
Come evidenziato in innumerevoli rapporti, lo stato attuale del sistema sanitario è pessimo, con un sistema che lavora a pieno regime e si affida a collaboratori esterni per coprire i turni, in particolare nel reparto di emergenza. Questa procedura, sebbene cruciale per mantenere l’erogazione dei servizi, evidenzia due problemi: il suo grande costo per il sistema pubblico e l’incapacità di esercitare il controllo sulla formazione professionale del personale di turno, molti dei quali, essendo medici “freelance”, sono insufficientemente esperti in situazioni di emergenza.
A questo si aggiunge la frustrazione dei medici dipendenti, che osservano le cifre guadagnate dai loro colleghi in libera professione superare di gran lunga quelle di altri professionisti. Il nuovo approccio cerca di affrontare questi problemi in modo sistematico, a diversi livelli.
Il primo è il reclutamento per obiettivo: invece di fare uso esclusivo di cooperative esterne, si propone di utilizzare temporaneamente coloro che svolgono attività nel settore privato chiamati extra moenia; si tratta di professionisti qualificati ed esperti che, per considerazioni finanziarie e per motivi legati al lavoro, optano per lavorare al di fuori della rete ospedaliera pubblica.
Il secondo livello attiene alla compensazione comparativa: questi medici verrebbero compensati a un tasso simile a quello dei “freelance” in modo che il ritorno sia redditizio; ciò potrebbe risolvere la ragione principale dietro la loro “fuga” e incoraggiarli a coprire i turni aperti.
Il terzo ambito riguarda l’equità interna: per non demoralizzare i medici dipendenti, la stessa possibilità di aumentare il reddito su turni extra volume durerebbe decenni per i professionisti che già lavorano in privato in regime intra-moenia; in questo modo, i dipendenti interni non si sentirebbero penalizzati e avrebbero un modo per aumentare il loro reddito senza dimettersi dal servizio pubblico.
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