«I tassi d’interesse praticati dalle banche italiane sui conti correnti della clientela sono tra i più bassi d’Europa, mentre i costi dei mutui per le famiglie e sui prestiti per le imprese, in Italia, sono tra i più alti. Tutto questo dipende dal fatto che i grandi gruppi bancari, impegnati sul versante del cosiddetto risiko, stanno trattenendo i benefici derivanti dalla politica monetaria, cioè dalle decisioni della Bce, per accumulare risorse finanziarie importanti. Anche se l’ammontare dei finanziamenti immobiliari è cresciuto di 10 miliardi di euro, il livello del Taeg (tasso annuo effettivo medio) è rimasto quasi fermo, da settembre scorso, a circa il 3,5%: i costi dei mutui sono ancora troppo alti e comprare casa è difficile. Spetta alla politica far sentire la voce e intervenire per cambiare questa situazione». Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ospite della trasmissione L’Aria che tira, in onda su La7 e condotta da Francesco Magnani.
«Esiste un fondo per consentire ai giovani di comprare casa. Noi abbiamo fatto una proposta: quegli strumenti di garanzia pubblica vanno potenziati e alzati. Lo può fare la politica, in 30 minuti, se si siedono attorno a un tavolo destra, sinistra e centro. La politica deve agire e deve dare un indirizzo: se l’Italia resta ferma, tra un po’ sarà la Banca centrale europea, già molto pressante con la vigilanza sull’80% dei nostri istituti di credito, a determinare il futuro del settore bancario. E a quel punto, non potremo nemmeno porci il problema delle garanzie pubbliche per la casa, ma saremo costretti a fare i conti con i fondi cinesi e americani che entreranno pesantemente nel capitale delle banche del nostro Paese» ha aggiunto il segretario generale della Fabi.
Si è parlato anche di tasse e di extraprofitti. «Le banche italiane stanno realizzando utili record e questo fa sistematicamente tornare la voglia, a una parte della politica, di introdurre una tassa per portare nelle casse dello Stato una parte di quei profitti, certamente importanti. Io credo che le banche, se fossero chiamate dal governo a sedersi attorno a un tavolo, sarebbero disposte a sostenere progetti in vari settori, dalla sanità alla ricerca al contrasto alla povertà e al disagio sociale. Molti gruppi bancari sono particolarmente attivi in questi ambiti: Intesa Sanpaolo, solo per fare un esempio, la cui sensibilità sociale è altissima, ha in corso un piano di sostegni e donazioni da 1,5 miliardi di euro» ha osservato Sileoni. Quanto alla desertificazione bancaria, «si tratta di un falso problema e i sindaci dovrebbero far sentire di più la loro voce. C’è la questione degli uffici postali, presente sul territorio, che non hanno licenza bancaria piena, ma vendono prodotti delle banche a cui vengono girate commissioni. In ogni caso, le chiusure di sportelli, condivise con gli accordi sindacali sui piani industriali, non producono licenziamenti in Italia a differenza del resto d’Europa, dove negli ultimi sei anni sono andati persi 340mila posti di lavoro nelle banche» ha detto il segretario generale della Fabi.
Roma, 19 agosto 2025
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