«Più politiche di sviluppo per rafforzare i distretti. Così anche i piccoli possono diventare strutturati»


Roberto Cardinali, presidente Confindustria Marche, cosa ne pensa del saldo positivo di 641 nuove imprese registrato da Movimprese per le Marche?

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«È un dato interessante, ma va interpretato alla luce di molti altri indicatori. Considerarlo da solo significherebbe fare un’analisi parziale. Il saldo imprese è un segnale, ma non determina da solo lo stato di salute di un’economia né il benessere o il malessere di un territorio». 

Come va letto allora?

«Occorre contestualizzarlo nel suo trend storico e tener conto della qualità delle imprese. La scomparsa di un’azienda produttiva, innovativa, capace di internazionalizzazione e con 50 dipendenti non è paragonabile alla nascita di una piccola attività commerciale con tre addetti».

Qual è il clima economico che emerge dietro questo saldo?

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«Se incrociamo i dati della Camera di Commercio con l’indagine trimestrale del Centro Studi di Confindustria Marche, svolta su un campione di 257 imprese manifatturiere per il periodo aprile-giugno, vediamo che l’industria marchigiana chiude il secondo trimestre 2025 con una flessione contenuta dell’attività produttiva (–2%) rispetto allo stesso periodo del 2024. Si conferma quindi la fase di rallentamento avviata a fine 2022. Il dato regionale è leggermente migliore di quello nazionale, che segna –2,8% su base tendenziale».

Quindi?

«Si conferma il momento difficile di alcuni settori, in particolare il calzaturiero, mentre altri mostrano segnali incoraggianti, come l’alimentare e alcuni comparti della meccanica. Inoltre, cresce la quota di imprese – soprattutto medio-grandi – che intravedono uno scenario positivo di recupero. In quest’ottica, se le nuove imprese registrate da Movimprese si inseriscono in percorsi di innovazione, diversificazione e filiera con le aziende più strutturate, capaci di resistere agli shock esterni e di restare competitive, allora il saldo positivo assume un valore importante. È un segnale che le politiche pubbliche devono saper cogliere, perché rafforza la struttura imprenditoriale della regione, anche alla luce del nuovo indice di fiducia».

Può spiegare meglio?

«Veniamo da una serie di trimestri con il segno meno e ci muoviamo in un sistema complesso. Tuttavia, l’indice di fiducia positivo delle aziende più strutturate, rilevato dall’ultima indagine di Confindustria, dimostra che si crede davvero nella “luce in fondo al tunnel”».

In conclusione…

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«Le politiche devono sostenere la crescita delle imprese per renderle più strutturate e più competitive. Solo così possono nascere e consolidarsi distretti e filiere, facendo crescere l’intero sistema Marche. Lavorare solo per aumentare il numero delle aziende non ha senso, se non si mettono in condizione di crescere quelle che già oggi rappresentano eccellenze per innovazione e competenze, anche nei distretti cosiddetti tradizionali. Questa è la vera sfida che deve accompagnare il saldo positivo registrato nel secondo trimestre: perché sì, abbiamo bisogno di nuove imprese, ma soprattutto di imprese con progetti di investimento e visioni di innovazione».





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