La penuria di debutti in Borsa è sotto gli occhi di tutti, così come il susseguirsi di addii illustri come quello di Iveco. Un problema che non è solo italiano, ma europeo, complice la frammentazione del mercato dei capitali e la scarsa propensione dei risparmiatori ad aprirsi agli investimenti in azioni. Ad oggi, degli oltre 10mila miliardi di risparmi dei cittadini Ue, una gran parte (70%) risulta parcheggiati infruttuosamente nei conti correnti. Per dare una scossa a Bruxelles stanno studiando da tempo il modello svedese degli InvesteringsSparKonto (ISK), conti risparmio che presentano forti inventivi fiscali all’investimento. La Commissione Europea si appresa a presentare i dettagli dell’Unione del Risparmio e degli Investimenti, l’iniziativa volta a migliorare il modo in cui il sistema finanziario dell’Unione canalizza i risparmi dei privati verso investimenti produttivi. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, la Commissione guidata da Ursula von der Leyen dovrebbe illustrare dettagliatamente il suo piano a brevissimo, già questo trimestre. L’Ue considera questa iniziativa fondamentale per pervenire ad un utilizzo più efficiente dei risparmi e migliorare l’accesso delle imprese ai finanziamenti.
Tutto lascia intendere che si tenterà di seguire la strada tracciata da Stoccolma. Un portavoce del dipartimento dei servizi finanziari della Commissione europea ha confermato che quello della nazione nordica è un modello virtuoso e il blocco mira a fornire ai cittadini “una gamma più ampia di strumenti e conoscenze per investire i loro risparmi in modi che possano beneficiarne direttamente, mettendo contemporaneamente il turbo al panorama degli investimenti nell’Ue”.
In Svezia la classica tassazione sulle plusvalenze – che in Italia ammonta al 26% – dal 2012 è stata azzerata per chi apre un conto risparmio e investimento ISK, pagando solo un’imposta annuale standard. Un meccanismo che semplifica non poco la struttura fiscale degli investimenti, rendendo più conveniente la scelta di veicolare una fetta maggiore dei risparmi in azioni. I titolari di conti risparmi ammontano a circa 4 milioni (dati al 2023), non certo pochi considerando che la Svezia conta poco più di 10 milioni di abitanti; da un report dell’European Savings Institute emerge che le famiglie svedesi investono oltre la metà dei loro risparmi in azioni, più del doppio della media dell’area dell’euro.
La via svedese sta dando i suoi frutti con una spiccata vitalità del mercato dei capitali. Un fedele indicatore dell’appeal di una Borsa è la capitalizzazione di tutte le società quotate in rapporto al Pil: in Svezia è ad oggi pari al 167%, non molto distante dal 210% di Wall Street e decisamente superiore a Francia (118%), Germania (55%) e Italia (48%). Inoltre, tra il 2016 e il 2023, la relativamente piccola Svezia ha registrato ben 508 Ipo, ossia nuovi debutti in Borsa, rispetto alle sole 450 di Francia, Italia e Germania messe insieme. Penuria che si è acuita negli ultimi tempi, con Piazza Affari che ha segnato zero new entry sul listino principale Euronext Milan nella prima metà dell’anno, a fronte di sette delisting.
Dalla Commissione europea dovrebbe arrivare solo l’indicazione di come potrebbe essere costruito un conto di risparmio e di investimento a livello europeo, lasciando agli Stati membri il compito di attuarlo.
Pertanto, starà alla volontà politica degli Stati membri mettere in pratica quanto proposto da Bruxelles. C’è chi si è mosso in anticipo, ossia la Polonia, che a inizio mese ha proposto un conto di risparmio modellato sul sistema svedese.
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