«I fattori Esg abbassano il rischio delle imprese che possono così beneficiare di prestiti più interessanti da parte delle banche». Con queste parole Marco Giorgino, professore di Istituzioni e Mercati Finanziari del Politecnico di Milano, ha commentato i risultati della ricerca «L’Esg e il rischio di credito nel settore bancario».
Lo studio, basato su un questionario somministrato alle prime 50 banche italiane, evidenzia come la sostenibilità sia ormai parte integrante delle strategie creditizie, nonostante le posizioni restrittive espresse dal presidente statunitense Donald Trump sul tema della finanza sostenibile.
La centralità delle imprese non quotate
Dal sondaggio emerge che il 60% delle banche destina oltre l’80% del proprio credito corporate a imprese non quotate. Inoltre, il 73% delle banche tiene conto degli elementi Esg per almeno metà del portafoglio di credito corporate non quotato. Un chiaro segnale di come la valutazione delle performance di sostenibilità stia diventando determinante anche per aziende al di fuori dei mercati finanziari.
Prevale il criterio ambientale
Nonostante l’attenzione crescente, solo il 10% delle banche attribuisce un peso equilibrato ai tre pilastri Esg. La priorità è data alle metriche ambientali, considerate centrali dall’83% degli istituti. Soltanto il 4% privilegia la governance, mentre nessuna banca mette al primo posto i criteri sociali, che il 27% degli intervistati non ritiene neppure rilevanti.
Secondo Giorgino, questo squilibrio è legato alla maggiore disponibilità di dati ambientali. Con l’entrata in vigore della normativa europea sui bilanci di sostenibilità, le informazioni diventeranno più standardizzate e affidabili, migliorando la valutazione complessiva del rischio.
Un sistema win-win per banche e imprese
La ricerca sottolinea che gli investimenti necessari per adeguarsi ai criteri Esg comportano costi iniziali, ma generano vantaggi nel lungo periodo. Le banche, infatti, sono interessate a sostenere le aziende in questo percorso per consolidare la solidità dei propri portafogli creditizi.
In questo modo si crea un circolo virtuoso che, secondo Giorgino, rappresenta un «sistema win-win con benefici per l’intero tessuto economico».
L’importanza del monitoraggio post-erogazione
Infine, lo studio evidenzia la necessità di andare oltre la fase di concessione del prestito. Per una corretta valutazione del rischio, è fondamentale monitorare anche la fase successiva, al fine di intercettare tempestivamente eventuali segnali di deterioramento del credito e garantire maggiore stabilità al sistema finanziario.
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