Imprese tra l’incudine e il martello: la disperazione nell’Agro Pontino


Riceviamo e pubblichiamo la lettera del direttore di Confagricoltura Latina, Mauro D’Arcangeli

Da addetto ai lavori, mi trovo ogni giorno a parlare con imprenditori che vivono una profonda frustrazione. Non sono criminali, ma persone che, con fatica e sacrificio, cercano di mandare avanti le loro aziende in un contesto sempre più ostile. La nostra narrazione è stata troppo spesso ignorata, schiacciata dal clamore mediatico, ma è arrivato il momento di dire la verità. L’inaccettabile tragedia di un lavoratore non può e non deve nascondere il fallimento di un sistema che penalizza proprio chi vuole fare le cose per bene.
La voce del campo: il peso della burocrazia

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Ho ascoltato un agricoltore dire, con la voce rotta dalla rabbia: “Sento di essere punito per la mia onestà.” Un’altra, con le mani segnate dalla fatica, mi ha detto: “A volte mi sento come se la mia azienda valesse meno della carta che dobbiamo compilare.” Queste non sono lamentele, ma il grido di chi si scontra quotidianamente con un mostro di burocrazia. I costi del lavoro sono insostenibili e la procedura per assumere manodopera, soprattutto extra-UE, è un labirinto di permessi e ritardi che disincentiva qualsiasi tentativo di legalità. È un paradosso crudele: più un’impresa è onesta, più fatica a sopravvivere.

I numeri che nessuno racconta

Spesso, i riflettori si accendono sulle ispezioni, e si urla allo scandalo quando si scopre che il 52% delle aziende controllate presenta irregolarità. Ma questa è una visione distorta e parziale. Le statistiche complete raccontano una storia diversa: su circa 183.057 aziende agricole che assumono manodopera in Italia, quelle trovate irregolari in questo campione rappresentano solo lo 0,26% del totale.

Questo è il punto che voglio denunciare: il problema non è una criminalità diffusa nel settore agricolo, ma un sistema che rende la legalità un privilegio e l’illegalità una scelta quasi obbligata. La burocrazia è complice. Le leggi sono un ostacolo. Le aziende oneste sono messe sotto pressione da una concorrenza sleale, alimentata da chi opera senza scrupoli.

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Una richiesta forte e chiara

La dignità del lavoro e la sopravvivenza delle nostre imprese non possono più essere lasciate al caso. È ora che le istituzioni guardino in faccia la realtà e agiscano con urgenza. Le nostre proposte sono chiare e non negoziabili:

1. Stop al caos burocratico: Dobbiamo superare i “decreti flussi” e creare un canale stabile e prevedibile per l’ingresso dei lavoratori, che rispetti sia le esigenze delle aziende sia la dignità delle persone.
2. Meno costi, più incentivi: Semplificare drasticamente le procedure di assunzione e ridurre la pressione fiscale e contributiva sulle imprese che scelgono la regolarità.
3. Controlli intelligenti: Gli accertamenti devono essere mirati a stroncare i veri fenomeni di sfruttamento, non a penalizzare indiscriminatamente chi lotta per la legalità.

La nostra agricoltura è fatta di persone che si battono ogni giorno per farla sopravvivere. Riconosciamo i drammi e le ingiustizie che avvengono, ma non accettiamo di essere dipinti come responsabili di un sistema che noi stessi, per primi, vorremmo cambiare.



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