Il volto dell’artigianato veneto sta cambiando. Meno bottega, più digitale: a trainare la ripresa non sono più i settori manifatturieri storici, ma quelli legati al benessere, al verde e alle tecnologie hi-tech. Lo confermano i dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto su fonti Infocamere e Almalaurea.
Tra il 2020 e il 2025, su 64 mestieri analizzati, 21 hanno fatto registrare un tasso di sviluppo positivo, pari al 45,5% delle imprese artigiane regionali. In forte espansione la logistica (+56,3%), il cinema e audiovisivi (+34,6%), l’estetica (+21,6%), le imprese di pulizia (+21,2%), il comparto del verde (+18,5%), l’ICT (+17,9%) e il restauro (+16,5%). In numeri assoluti, si contano 4.492 imprese di estetica, 3.124 del verde, 1.271 in ambito ICT e 1.394 studi di grafica, con un aumento trainato dalla domanda di servizi personalizzati, dalla cura di sé e dalla spinta tecnologica.
Tiene anche l’edilizia, sostenuta dai bonus edilizi degli ultimi anni: in crescita pittori (+6,4%), posatori (+9%), antennisti (+3,7%) e imprese di costruzioni (+9,3%). Al contrario, arretrano mestieri simbolo della tradizione artigiana: calzolai (-15,1%), panificatori (-11,6%), caseari (-11,8%), conciatori (-16,8%), pellicciai (-33,1%), elettronica (-17,8%) e molitori (-62,6%). L’autotrasporto segna un -8,9%, mentre l’abbigliamento mostra un andamento a due velocità: sartoria in lieve crescita, maglieria e confezioni in netto calo.
Ma a cambiare non è solo la mappa dei mestieri. Anche i giovani rivedono le proprie priorità: rispetto al 2019 cresce la richiesta di più tempo libero (+10%), autonomia (+6,9%) e flessibilità oraria (+6,8%). Cala invece l’appeal del tempo pieno tradizionale (-14,7%), mentre torna – seppur lentamente – l’interesse per il lavoro autonomo (+2,8%), cifra identitaria dell’artigianato.
“Il Veneto è la seconda regione per numero di imprese artigiane a livello nazionale” ricorda Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto. ”Se in cinque anni il saldo tra iscrizioni e cessazioni è appena negativo (-0,3%), i mestieri più innovativi hanno dato ottime performance, dimostrando capacità di adattarsi ai cambiamenti. L’artigianato non muore, si trasforma. Il problema vero è la carenza di manodopera specializzata: il 59,2% delle imprese fatica a trovare personale qualificato, dato che sale al 65,2% se si considerano gli operai specializzati”.
Una sfida che chiama in causa formazione tecnica, valorizzazione dell’autoimprenditorialità e investimenti in innovazione. Perché se l’artigianato vuole restare motore di sviluppo, dovrà continuare a reinventarsi.
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