Trento, 16 agosto 2025 – L’aumento dei prezzi degli affitti nelle città universitarie italiane, con particolare riguardo a Trento, sta diventando un tema di crescente preoccupazione per gli studenti e le associazioni studentesche. Secondo un’analisi recente di Immobiliare.it, il costo medio di una stanza singola a Trento si aggira intorno ai 544 euro, cifra paragonabile a quella di Roma, nonostante la differenza demografica e dimensionale tra le due città.
Prezzi degli affitti a Trento: una situazione insostenibile per gli studenti
Diego Cirillo, coordinatore dell’Unione degli Universitari (UDU) dell’Università di Trento, sottolinea come la situazione sia “abbastanza strana” considerando che Trento conta circa 18 mila studenti su una popolazione di 100 mila abitanti. “Ci sono stanze che oscillano tra i 600 e i 700 euro, mentre per gli studenti Erasmus si registrano affitti fino a 900 euro”, evidenzia Cirillo. Questa realtà è aggravata da una diffusa speculazione immobiliare che si traduce in rinnovi contrattuali difficili e incrementi degli affitti anche di 100 euro annui.
Cirillo punta inoltre il dito contro gli affitti brevi e la mancanza di una regolamentazione efficace, che “sicuramente pesa” sul mercato degli alloggi per studenti. Propone un modello simile a quello adottato a Barcellona, volto a preservare la disponibilità di stanze destinate agli studenti, evitando che queste spariscano dal mercato a favore di affitti turistici o di breve durata.
Incentivi e politiche per il canone concordato
Alessandro Bruscella, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, evidenzia che la soluzione potrebbe risiedere nell’aumento degli incentivi per il canone concordato. Attualmente, spiega Bruscella, l’affitto a canone libero gode di sgravi fiscali del 19%, mentre la cedolare secca per il canone concordato è solo all’11%. “Manca un’indicazione statale che renda vantaggioso il canone concordato rispetto a quello libero”, afferma.
Inoltre, Bruscella segnala che i fondi del PNRR destinati all’edilizia universitaria sono stati utilizzati per il 97% da privati, con conseguente aumento dei prezzi degli alloggi. Questo scenario rende i costi vivi per gli studenti molto elevati, costringendo molti di loro a lavorare durante gli studi. “La nostra offerta universitaria non è adeguata per chi studia e lavora, un controsenso in un momento in cui le condizioni per gli studenti sono particolarmente difficili”, conclude il coordinatore nazionale.
Le dichiarazioni di Diego Cirillo e Alessandro Bruscella mettono in luce una questione cruciale per il futuro del diritto allo studio in Italia, invitando il Governo a intervenire con politiche più efficaci per la regolamentazione e il sostegno degli affitti a canone concordato.
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