L’Italia è leader a sorpresa nei brevetti verdi ma sconta un ritardo sull’AI


Un report di Bankitalia rivela la doppia anima dell’Italia: un’eccellenza nelle tecnologie sostenibili, anche al Sud, e un vuoto pericoloso sull’intelligenza artificiale. Una contraddizione che mette a rischio la nostra competitività

L’Italia ha un talento sorprendente per il futuro sostenibile, ma rischia di mancare l’appuntamento con quello digitale. Siamo tra i Paesi con la più alta specializzazione in Europa per brevetti nelle tecnologie verdi, ma quasi assenti nel campo dell’intelligenza artificiale. È questo il quadro a due facce che emerge con forza da un nuovo rapporto della Banca d’Italia, un’analisi basata sui brevetti degli ultimi 30 anni che definisce le sfide cruciali per la competitività del Paese.

Una specializzazione marcata nelle tecnologie verdi

Il dato principale che emerge dallo studio è la forte inclinazione dell’Italia verso le tecnologie “green”. Sebbene il numero totale di brevetti italiani sia inferiore a quello di nazioni come la Germania, la loro incidenza sul totale dell’attività innovativa nazionale è stata storicamente molto alta, spesso superiore a quella francese e prossima a quella tedesca. In altri termini, l’innovazione italiana è stata, in proporzione, più orientata all’ambiente. La specializzazione è particolarmente accentuata nel campo delle tecnologie per la mitigazione climatica applicate ai trasporti, un’eredità della tradizione industriale meccanica e automotive del Paese.

L’innovazione green come potenziale motore per il Sud

Un aspetto significativo messo in luce dal rapporto è la distribuzione territoriale di questa competenza. A differenza di altri settori, l’innovazione verde risulta più diffusa. Accanto ai tradizionali poli industriali del Nord (Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia), anche diverse regioni del Mezzogiorno (tra cui Puglia, Sicilia e Sardegna) mostrano una vitalità notevole, con un numero di brevetti verdi relativamente più elevato rispetto alla loro attività in altri campi tecnologici. Questo dato suggerisce che il settore green possa costituire un’importante opportunità per una crescita economica più bilanciata, coinvolgendo anche aree con una minore densità industriale.

Il ritardo strutturale sull’intelligenza artificiale

A questa performance positiva si contrappone una debolezza strutturale nel digitale. I dati del rapporto indicano che l’Italia è nettamente indietro rispetto a Germania e Francia sull’Intelligenza Artificiale, sia per numero assoluto di brevetti sia per la loro quota sul totale. L’innovazione in quest’area resta inoltre geograficamente concentrata nelle aree più industrializzate del Centro-Nord, evidenziando e rafforzando i divari territoriali esistenti. Questo non è solo un divario numerico, ma un potenziale freno alla modernizzazione dell’intera economia nazionale.

Innovare è più difficile per le piccole imprese

L’analisi di Bankitalia rileva un’altra tendenza di fondo: a brevettare sono sempre più le imprese grandi e già consolidate. L’età media di un’azienda che deposita un brevetto per la prima volta è in crescita (14-16 anni), segnalando crescenti barriere all’ingresso per le realtà più giovani e piccole. La complessità tecnologica e i costi della ricerca e sviluppo rendono sempre più difficile per le startup e le PMI sostenere un’innovazione continua, limitando il potenziale contributo che potrebbero offrire al sistema economico.

Banca d’Italia suggerisce, da un lato, di capitalizzare sulla solida base di competenze nelle tecnologie verdi, favorendone l’ulteriore sviluppo e la diffusione capillare come leva di crescita. Dall’altro, di implementare politiche industriali e di ricerca per colmare il divario sull’AI, un settore fondamentale per la produttività e la competitività future. L’equilibrio tra questi due percorsi di sviluppo determinerà la capacità dell’Italia di affrontare con successo le transizioni economiche globali.

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