I miliardi dell’Arabia Saudita ci aiuteranno a scoprire come vivere meglio e più a lungo?




Nel 2018, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha annunciato l’intenzione di creare la prima fondazione globale dedicata allo sviluppo di terapie che prolunghino la durata della vita in buona salute.


Illustrazione: SWI swissinfo.ch / Helen James

La longevità è una delle aree meno sovvenzionate della ricerca biotecnologica, poiché la difficoltà a far approvare i farmaci e l’alto tasso di fallimenti hanno scoraggiato gran parte dei colossi farmaceutici e dei finanziamenti accademici. L’intervento dell’Arabia Saudita, però, potrebbe cambiare le carte in tavola.

Per quasi dieci anni, il biologo molecolare Johan Auwerx ha lottato per convincere investitori e investitrici a sostenere la teoria secondo cui l’urolitina A, un composto naturale prodotto dai batteri intestinali a partire da alimenti come melograni e noci, sarebbe la chiave per un invecchiamento sano.

Nel 2016, la rivista Nature ha pubblicato uno studioCollegamento esterno condotto da Auwerx, professore di metabolismo energetico al Politecnico federale di Losanna, in cui si dimostrava che l’urolitina A stimola la mitofagia, un processo che porta all’eliminazione dei mitocondri vecchi o danneggiati dalle cellule e aiuta a mantenere la funzione muscolare con l’avanzare dell’età. Dopo sei settimane, i topi a cui era stata somministrata una dose giornaliera di urolitina A correvano più velocemente e più a lungo sui tapis roulant. I lombrichi che avevano ricevuto il trattamento sono vissuti il 45% in più.

Sebbene Auwerx sia riuscito a ottenere sovvenzioni e piccoli finanziamenti per effettuare test in scala ridotta sugli esseri umani, ha faticato a trovare i milioni necessari per condurre studi clinici su larga scala che potessero conferire all’urolitina A la credibilità scientifica necessaria per diffondersi a livello globale.

“Il problema della ricerca in questo campo è che non si possono condurre studi clinici rigorosi, perché nessuno è disposto a investire in prodotti naturali”, ha dichiarato Auwerx a Swissinfo. “Questo ha portato alla proliferazione di varie pseudoscienze che hanno messo in cattiva luce gli studi sull’invecchiamento, rendendo ancora più difficile ottenere finanziamenti”.

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Eppure, le prospettive di ricercatori e ricercatrici sulla longevità nel mondo sono nettamente migliorate grazie a una fonte di finanziamenti inaspettata: l’Arabia Saudita. Nel 2018 il principe ereditario Mohammad bin Salman ha annunciato che intendeva creare la prima fondazione internazionale dedicata allo sviluppo di terapie per prolungare la durata della vita in salute. Tre anni dopo è nata la Hevolution Foundation, fondazione con sede a Riad che, con un budget di 1 miliardo di dollari (800 milioni di franchi) all’anno, è la seconda finanziatrice mondiale della geroscienza, cioè lo studio dei meccanismi biologici dell’invecchiamento.

>> Maggiori informazioni sulla scoperta rivoluzionaria di uno scienziato di Basilea in materia di longevità:

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All’inizio del 2025 la fondazione, i cui organi scientifici e dirigenziali vantano alcune delle migliori menti scientifiche e imprenditoriali in campo biotecnologico al mondo, ha erogato 400 milioni di dollari in sovvenzioni, partnership e investimenti per sostenere 250 scienziati e scienziate in tutto il mondo. 

Tra chi ne ha beneficiato figurano anche ricercatori, ricercatrici e compagnie svizzeri. I primi quattro investimenti in start-up della fondazione hanno incluso Vandria, azienda di Losanna che sviluppa potenziali cure per malattie legate all’invecchiamento basandosi sulle scoperte di Auwerx sulla mitofagia. L’azienda è riuscita ad assicurarsi finanziamenti da Hevolution, Dolby Family Ventures e ND Capital nell’ambito di un round d’investimento che ha raccolto 30,7 milioni di dollari.

Timeline, un’altra azienda in cui è coinvolto Auwerx e che vende l’urolitina A come integratore, è una delle 40 semifinaliste di XPRIZE Healthspan, una competizione globale della durata di sette anni volta a sviluppare nuove terapie per ripristinare di almeno 10 anni le funzioni muscolari, cognitive e immunitarie in persone di età compresa tra i 50 e gli 80 anni. Hevolution è il principale sostenitore dell’iniziativa, poiché finanzia 40 dei 101 milioni di dollari del montepremi.

“L’invecchiamento è la crisi climatica della biologia umana”, ha affermato William Greene, medico e imprenditore di formazione statunitense, attualmente responsabile degli investimenti di Hevolution. “Oggi si vive più a lungo, ma non in modo più sano. Anzi, il numero di anni trascorsi con malattie croniche debilitanti non fa che aumentare”.

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La mancanza di finanziamenti su larga scala per portare sul mercato le innovazioni in termini di biologia dell’invecchiamento comporta che “chiunque voglia avere un impatto reale nel mondo può averlo in questo campo”, ha affermato Greene.

Colmare il deficit di finanziamenti

L’emergere dell’Arabia Saudita come protagonista di primo piano nella ricerca sulla longevità fa parte di una più ampia spinta alla diversificazione della sua economia, volta a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

Nel 2016 lo Stato arabo, secondo produttore mondiale di petrolio, ha lanciato Vision 2030Collegamento esterno, un progetto volto a farne un leader mondiale in settori quali sanità, energie rinnovabili, tecnologia e persino sport.

Con questo progetto l’Arabia Saudita, che non ha alcuna esperienza nel settore farmaceutico, mira a diventare uno dei principali poli biotecnologici del Medio Oriente entro il 2030 e a livello globale entro il 2040. Sebbene sia un obiettivo ambizioso per settori come la ricerca sul cancro, dove Stati Uniti ed Europa sono molto più avanti, il campo della longevità, con la sua fame di fondi, è tutta un’altra storia.

Il budget del National Institute on Aging (NIA) statunitense, il principale finanziatore pubblico mondiale della ricerca sull’invecchiamento, è quasi triplicatoCollegamento esterno, passando da 1,6 miliardi di dollari nel 2016Collegamento esterno a 4,4 miliardi nel 2024. Di questi, però, 2,6 miliardi sono stati spesi per il morbo di Alzheimer e in altri campi delle neuroscienze, mentre la biologia di base dell’invecchiamento ha ricevuto solo 400 milioni. Cifre che sembrano insignificanti se paragonate al budget complessivo del National Institute of Health statunitense, finanziatore del NIA, pari a 47 miliardi di dollari.

>> Leggi qui come il gigante farmaceutico svizzero Novartis sta investendo nella ricerca sull’invecchiamento:

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Il colosso farmaceutico svizzero Novartis torna a investire nella ricerca sull’invecchiamento. L’obiettivo è sviluppare un farmaco di successo in uno dei mercati più in crescita e potenzialmente più redditizi del settore.



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Sebbene il Governo svizzero abbia sostenuto numerosi studi in materia d’invecchiamento, il settore non dispone di un Polo di ricerca nazionale dedicato, uno strumento di finanziamento fondamentale volto a rafforzare la ricerca strategica in aree d’importanza per la Confederazione.

La ricerca sulla longevità attira anche finanziamenti privati. Secondo l’ultimo rapporto annuale di Longevity Technology, una piattaforma web che si occupa d’investimenti nel settore, nel 2024 le aziende che mirano a prolungare la durata della vita in salute o a sviluppare farmaci basati sulla biologia dell’invecchiamento hanno ricevuto finanziamentiCollegamento esterno per 8,49 miliardi di dollari. Sebbene tale cifra sia più che raddoppiata rispetto ai 3,82 miliardi raccolti in 331 operazioni nel 2023, è ancora una goccia nel mare rispetto agli investimenti destinati ad altri settori biotecnologici, che secondo lo stesso rapporto nel 2024 sono stati stimati in circa 90 miliardi di dollari.

Il dilemma della longevità

Esistono diverse spiegazioni per la scarsa disponibilità di fondi. Una è la complessità dell’invecchiamento in sé. Le aziende e start-up sostenute da miliardari o miliardarie che hanno cercato di sviluppare farmaci e trattamenti anti-invecchiamento non hanno ottenuto risultati soddisfacenti.

“Uno dei motivi principali per cui investitori, investitrici e grandi aziende farmaceutiche sono riluttanti a impegnarsi nel campo della longevità è la bassa percentuale di successo nello sviluppo di farmaci nel settore”, ha affermato Mikka Cabral, consulente senior presso Alcimed, una società di consulenza gestionale specializzata in settori innovativi.

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“Più un’idea è ambiziosa, più è difficile convincere la gente a investire”, ha affermato Marc P. Bernegger, imprenditore svizzero cofondatore di Maximon, una società d’investimento specializzata in prodotti per la longevità che ogni anno organizza una conferenza per chi intende investire sull’invecchiamento nella località montana svizzera di Gstaad. “Alcune aziende coinvolte nella ricerca non usano nemmeno il termine longevità perché temono di non riuscire a ottenere finanziamenti consistenti da chi investe capitale di rischio”.

Un altro fattore è la mancanza di un percorso normativo per ottenere l’approvazione di farmaci anti-invecchiamento negli Stati Uniti, il più grande mercato farmaceutico al mondo, perché l’invecchiamento non è classificato come malattia curabile. Di conseguenza, questi prodotti non vengono coperti dalle assicurazioni né dai sistemi sanitari pubblici, il che ostacola la possibilità di generare profitti elevati e di garantire un ritorno sull’investimento adeguato.

“Il quadro normativo è molto chiaro: per dimostrare qualsiasi cosa in questo mondo, bisogna avere un’indicazione terapeutica e un progetto di sperimentazione clinica”, ha spiegato Sergey Jakimov, socio fondatore del fondo di venture capital LongeVC, specializzato in longevità. “Ci sono già stati investimenti in proposte di tendenza come la cura dell’invecchiamento. È un’ottima idea, ma non funziona per il venture capital”.

>> Leggi qui l’articolo sull’ascesa delle cliniche della longevità in Svizzera:

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La scienza non ha ancora trovato l’elisir di lunga vita, ma questo non ha impedito alle cliniche della longevità di vendere trattamenti, pillole e gadget che sostengono di rallentare l’invecchiamento.

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Per queste ragioni, molti scienziati e scienziate che si occupano di longevità hanno preferito reindirizzare i propri sforzi verso la scoperta di nuove formule per combattere malattie legate all’età che promettono maggiori profitti. Nel frattempo, le potenziali scoperte scientifiche su ciò che accade quando invecchiamo e le ricerche su prodotti naturali come l’urolitina A, che non godono di anni di protezione brevettuale, faticano a trovare finanziamenti a lungo termine.

Evviva il nuovo arrivato?

L’intervento dell’Arabia Saudita ha dato al settore la spinta di cui aveva bisogno: “Hevolution ha fatto una cosa senza precedenti”, ha affermato Jakimov. “Non c’erano mai stati enti disposti a investire più di un miliardo di dollari nella longevità”.

La fondazione si è distinta anche per il suo approccio, poiché non ha concesso sovvenzioni per la ricerca su malattie specifiche, cosa più comune in questo campo, ma si è invece concentrata sulla biologia di base dell’invecchiamento e sulla scoperta di soluzioni pratiche per ritardare o prevenire diverse malattie.

Dal punto di vista degli investimenti, l’idea è di rendere le start-up in fase iniziale più attraenti per le grandi aziende farmaceutiche e per chi investe, assumendosi una parte maggiore dei rischi e investendo su un orizzonte temporale più lungo rispetto alla maggior parte dei fondi di private equity e di venture capital.

“Possiamo assumerci rischi tecnici ragionati”, ha affermato Greene. “Vogliamo davvero esplorare la biologia e la medicina sperimentale, ma questo vuol dire investire in una fase un po’ più precoce di ciò che in genere mette a suo agio il venture capitalist medio”.

Una parte delle sovvenzioni è riservata anche a scienziati e scienziate sauditi, come modo per sviluppare le competenze biotecnologiche del Paese.

“Il settore biotecnologico non è appannaggio esclusivo della parte meridionale di San Francisco o di Cambridge”, ha affermato Greene. “Anzi, sta fiorendo anche in altri luoghi e non c’è ragione per cui non possa prosperare ovunque ci siano talento, ambizione e una valida ricerca scientifica, compresa l’Arabia Saudita”.

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Sebbene il denaro saudita sia stato accolto con favore in molti ambienti, non sono mancate le critiche. Diverse organizzazioni per i diritti umani, come Human Rights Watch, hanno espresso preoccupazioniCollegamento esterno riguardo alle violazioni dei diritti, alla repressione della libertà di stampa e alle limitazioni alla libertà di parola nello Stato mediorientale.

Molte delle persone intervistate da Swissinfo hanno riconosciuto questi timori, dichiarando che erano stati presi in considerazione prima del coinvolgimento di Hevolution.

“Abbiamo discusso delle fonti di finanziamento in generale, ma ci sono molti altri fondi [di venture capital, ndr] di cui non sappiamo chi siano i soci accomandanti e da dove provenga il denaro”, ha affermato Klaus Dugi, CEO di Vandria. “Il nostro intento è utilizzare il denaro che riceviamo per soddisfare esigenze mediche ancora irrisolte e aiutare i e le pazienti a vivere una vita migliore”.

Sebbene inizialmente Hevolution abbia adottato un approccio di alto profilo, negli ultimi mesi si è fatta molto più silenziosa. L’ultimo bando per le richieste di sovvenzione pubblicato sul sito della fondazione risale all’ottobre 2024.

Poco prima della pubblicazione di questo articolo, fonti informate in materia hanno riferito a Swissinfo che la fondazione sta attraversando mutamenti interni che potrebbero influire sull’erogazione delle sovvenzioni. In una risposta inviata via e-mail, un portavoce ha affermato che la fondazione “sta lavorando a procedure interne di definizione del bilancio” e che “i tempi di questa operazione potrebbero creare difficoltà a coloro che dipendono dal nostro sostegno”, aggiungendo che “sta facendo tutto il possibile per giungere rapidamente a una soluzione”.

La fondazione rimane fedele all’idea di “prolungare la durata della vita in salute” e s’impegna a continuare a sostenere sovvenzioni e investimenti che “incentivano la ricerca indipendente e l’imprenditorialità”.

Hevolution ha finanziato diversi enti statunitensi che ricevono anche sovvenzioni dal NIH, tra cui il Buck Institute for Research on Aging e l’Albert Einstein College of Medicine.

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Se la fondazione dovesse tirarsi indietro dopo le tante promesse fatte, la ricerca sulla longevità potrebbe subire un duro colpo.

“Spesso le iniziative sull’invecchiamento partono in grande stile per poi estinguersi”, ha detto Auwerx. “Spero che non sia questo il caso”.

Contibuti aggiuntivi di May Elmahdi-Lichtsteiner

Articolo a cura di Nerys Avery/vm/ts

Traduzione di Camilla Pieretti

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