crescita inaspettata nel II trimestre



La resilienza di consumi, investimenti ed export fa brillare il Giappone… almeno per ora.

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L’economia del Sol Levante non è tramontata

Il Giappone ha sfoderato, tra aprile e giugno 2025, una performance economica più vigorosa del previsto. Il Pil è cresciuto dello 0,3 % rispetto al trimestre precedente, correggendo al rialzo lo 0,1 % del periodo gennaio–marzo. Su base annualizzata, il ritmo sale all’1,0 %, superando ampiamente le stime di mercato (0,4 %).

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  • Investimenti aziendali robusti: la spesa in conto capitale delle imprese ha accelerato dell’1,3 %, superando nettamente le attese (0,5 %) e segnando il quinto trimestre consecutivo di crescita.
  • Consumi privati in ripresa: pur contenuta (+0,2 %), la domanda interna è cresciuta in modo stabile, in linea con il trimestre precedente e oltre le proiezioni (0,1 %).
  • Export dinamico e resiliente: la domanda estera netta ha contribuito positivamente allo sviluppo, segnando +0,3 punti percentuali dopo un contributo negativo nel trimestre precedente. In particolare, l’impennata delle esportazioni – soprattutto dell’auto – ha beneficiato delle spedizioni anticipate prima dell’entrata in vigore dei nuovi dazi americani.

In sintesi: investimenti, consumi ed export hanno cooperato per evitare una frenata, con le aziende che hanno attutito i costi dei dazi vendendo a prezzi competitivi.

Attenzione all’orizzonte

Il quadro, però, potrebbe volgere. Gli economisti avvertono che questa spinta potrebbe essere temporanea: la crescita favorita dagli imballaggi pre-dazi rischia di affievolirsi nel terzo trimestre. Il governo ha abbassato la stima di crescita reale per l’anno fiscale: ora si attende un +0,7 % anziché l’1,2 % stimato in precedenza.

Conto e carta

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Banca del Giappone sul bivio

La vivacità dell’economia offre, almeno sulla carta, margine per un inasprimento monetario. L’istituto centrale valuta un possibile rialzo dei tassi, qualora consumi e inflazione mostrino segnali sostenuti. Tuttavia, l’incertezza resta palpabile, soprattutto per l’impatto dei dazi e l’andamento dei salari reali.

Politica e commercio: tariffe bluff e accordi da definire

La guerra commerciale influisce pesantemente – il governo ha negoziato una riduzione dei dazi auto dal 25 % al 15 % in cambio di investimenti statunitensi da 550 miliardi di dollari. Ma la mancanza di chiarezza sulle clausole e la possibilità di “stacking” dei dazi hanno scosso la diplomazia: il Giappone ha ottenuto impegni verbali per evitare sovrapposizioni di tariffe, ma il rischio di interpretazioni divergenti resta concreto.

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La Banca del Giappone, a inizio luglio, aveva già segnalato come, finora, l’effetto dei dazi sulle esportazioni e sugli investimenti fosse limitato, pur restando allerta per la volatilità delle politiche di Washington. Nel frattempo, grandi gruppi industriali come Toyota, Sony e Mizuho stimano una perdita annua di circa 4 trilioni di yen (circa 27,6 miliardi di dollari) a causa delle nuove tariffe.

Una bolla pre-dazi?

Il Giappone ha saputo brillare anche tra le nubi: grazie a consumi stabili, investimenti solidi e una spinta straordinaria delle esportazioni, la sua economia ha sorpreso positivamente nel secondo trimestre 2025. Ma occhio: quella che sembra essere una ripresa robusta potrebbe rivelarsi una bolla di pre-dazi. Se il terzo trimestre del Fiscal Year non confermerà il trend, la faccia sorridente del Sol Levante potrebbe presto coprirsi di nuvole.



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