La Sicilia si conferma tra le regioni italiane più colpite dal calo demografico. Secondo i dati provvisori diffusi dall’Istat e analizzati da Assoesercenti per il primo semestre 2025, l’Isola ha registrato 26.680 decessi, pari all’8,15% del totale nazionale, collocandosi al quarto posto in Italia per incidenza dopo Lombardia, Lazio e Campania. A livello provinciale, il fenomeno mostra profonde differenze interne. Palermo guida la classifica regionale con 6.613 decessi (31,98%), seguita da Catania con 5.494 (26,57%). Insieme, le due province contano quasi sei morti su dieci in Sicilia.
Seguono Trapani (2.514, 12,16%), Siracusa (2.127, 10,28%), Ragusa (1.643, 7,94%), Caltanissetta (1.368, 6,61%) ed Enna (922, 4,46%). Sul piano nazionale, nei primi sei mesi dell’anno si sono registrati 327.271 decessi, mentre le nascite restano in calo rispetto al 2024. Il saldo naturale continua a peggiorare: da gennaio a maggio le nascite sono passate da 85.000 a 138.000, ma a fronte di decessi in crescita da 175.000 a 278.000, portando il saldo negativo a -140.000 persone.
“Il quadro demografico che emerge dai dati Istat – commenta il presidente di Assoesercenti Salvo Politino – non lascia spazio a interpretazioni ottimistiche: le nascite continuano a calare, mentre i decessi restano elevati, determinando un saldo naturale che erode costantemente la popolazione residente. In Sicilia, pur con un’incidenza percentuale sul dato nazionale allineata a regioni di dimensioni simili, si registrano differenze interne significative tra le province. Questi elementi richiedono attenzione e politiche mirate, dalla sanità alla pianificazione territoriale, passando per il sostegno alla natalità e alle famiglie. L’impatto di questo squilibrio – prosegue Politino – si riflette in maniera diretta sul mondo del lavoro: meno giovani significa meno forza lavoro disponibile, con effetti sulla produttività, sulla capacità di innovazione delle imprese e sulla sostenibilità del sistema previdenziale. Il rischio è un mercato del lavoro sbilanciato verso le fasce più anziane, con carenze di competenze emergenti e un calo della competitività del Paese. Come Assoesercenti, riteniamo fondamentale che istituzioni, imprese e corpi intermedi lavorino insieme per affrontare questa sfida strutturale con una visione di lungo periodo, capace di coniugare politiche per la crescita demografica e il rafforzamento del tessuto economico-produttivo”.
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