Liberal vs conservatori: come l’ideologia politica guida la gestione degli utili nelle imprese Usa. Lo spiega l’Università di Bolzano


Luca Menicacci della Libera Università di Bolzano

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Le idee politiche dei dipendenti influenzano l’ultima linea del bilancio aziendale e la gestione degli utili. Almeno oltre Oceano. A dimostrarlo è una innovativa ricerca interuniversitaria italiana pubblicata sulla rivista Journal of Financial Reporting and Accounting firmata dai ricercatori Luca Menicacci della Libera Università di Bolzano, Gianluca Moretti dell’Università di Firenze e dal professore associato Simone Terzani dell’Università di Perugia.

La ricerca Red, blue and the bottom line: political ideologies in financial reporting svela il legame sottile ma potente tra orientamento ideologico e pratiche di gestione degli utili – il cosiddetto “earnings management” – nelle imprese statunitensi. Per farlo ha analizzato oltre 700 aziende quotate nell’indice azionario statunitense S&P 1500 tra il 2013 e il 2020. Ad essere stati analizzati, prima di tutto, sono stati i contributi politici dei dipendenti, tracciabili e pubblici negli Stati Uniti. Un modo originale, dal basso verso l’alto, per misurare l’“identità politica” delle aziende.

Lo studio ha incrociato dati finanziari con l’ideologia politica prevalente in ciascuna impresa, distinguendo tra quelle “liberal” (più vicine ai Democratici) e “conservatrici” (vicine ai Repubblicani). Gli autori hanno poi misurato la propensione delle aziende a manipolare gli utili, ossia a modificarli strategicamente (legalmente ma con discrezionalità) per fini aziendali o reputazionali. Sono stati utilizzati tre diversi modelli di analisi per individuare sia l’intensità sia la direzione di questo comportamento contabile: uno – composito – per misurarne l’ampiezza, uno basato sul “grado di discrezionalità nelle valutazioni di bilancio” (componenti di reddito non monetari) e uno sui costi di produzione (cioè azioni reali, come tagli a R&S o marketing).

Le imprese “liberal” hanno una maggiore tendenza a manipolare gli utili rispetto a quelle “conservatrici” e lo fanno soprattutto “al ribasso”

Liberali più attivi (e più audaci) nella gestione degli utili. Lo studio rileva che le imprese “liberal” hanno una maggiore tendenza a manipolare gli utili rispetto a quelle “conservatrici” e lo fanno soprattutto “al ribasso”. In pratica, sono più propense a sottostimare i profitti nel breve termine, per ragioni strategiche. Tre le possibili spiegazioni individuate dai ricercatori: creare riserve (“cookie jars”) da usare in un futuro meno roseo; concentrare le perdite in un solo periodo per ripartire puliti (“big bath”); apparire meno redditizie per accedere a sussidi pubblici. Tutte strategie compatibili con un orientamento ideologico più tollerante verso il rischio, meno spaventato dalle perdite temporanee, e più aperto al ruolo dello Stato nell’economia.

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Contributo originale alla letteratura contabile. Il lavoro si distingue nella letteratura accademica perché non si limita a studiare i legami tra aziende e politica, ma esplora come le idee – diffuse nella cultura interna di un’organizzazione – si riflettano nei comportamenti economici. Un approccio innovativo, che arricchisce la comprensione delle dinamiche tra finanza, cultura d’impresa e società.

“Con questo studio – afferma Luca Menicacci, ricercatore di Economia Aziendale della Facoltà di Economia di unibz – contribuiamo a una lettura più sfaccettata del bilancio: non solo come strumento tecnico, ma anche come prodotto delle scelte culturali e valoriali che attraversano le organizzazioni”.



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